Un film-giallo alla maniera di Hitchcock
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di Paola Dei
SIENA. Nelle sale italiane fa “effetto” Effetti collaterali, di Steven Soderbergh con Jude Low, Rooney Mara, Catherine Zeta Jones, titolo originale Side Effects. Una pellicola inquietante che esplora il tema della depressione e delll’utilizzo degli psicofarmaci. Atmosfere perturbanti che ci conducono dentro alla storia di Emily, oppressa da uno stato psicologico fragile iniziato a causa della prigionia del marito condannato a quattro anni di pena per insider trading. Ma quando il marito torna libero lo stato depressivo di Emily continua e, dopo un tentativo di suicidio, la donna si rivolge ad uno psichiatra, ultima spiaggia per risolvere una situazione che appesantisce la vita e la quotidianità. Inizia una relazione medico-paziente con il Dr. Banks, famoso psichiatra, che cura la giovane donna con pillole dai non pochi effetti collaterali, primi fra tutti i blackout. Fra vissuti disagiati e stati mentali alterati di Emily, un giorno uccide il marito che viene trovato in casa pugnalato a morte Martin, suo marito e compagno. Il medico farà di tutto per non far condannare la donna invocando l’infermità mentale ma le cose si complicheranno ancora di più.
Le inquadrature della pellicola, come è abitudine per il grande regista sono perfette, i particolari nel film osservati con la massima cura e dovizia ma la storia finisce a fungere da sfondo e non emerge in primo piano, come invece ci si aspetterebbe. Effetto collaterale già osservato in Contagion.
SIENA. Nelle sale italiane fa “effetto” Effetti collaterali, di Steven Soderbergh con Jude Low, Rooney Mara, Catherine Zeta Jones, titolo originale Side Effects. Una pellicola inquietante che esplora il tema della depressione e delll’utilizzo degli psicofarmaci. Atmosfere perturbanti che ci conducono dentro alla storia di Emily, oppressa da uno stato psicologico fragile iniziato a causa della prigionia del marito condannato a quattro anni di pena per insider trading. Ma quando il marito torna libero lo stato depressivo di Emily continua e, dopo un tentativo di suicidio, la donna si rivolge ad uno psichiatra, ultima spiaggia per risolvere una situazione che appesantisce la vita e la quotidianità. Inizia una relazione medico-paziente con il Dr. Banks, famoso psichiatra, che cura la giovane donna con pillole dai non pochi effetti collaterali, primi fra tutti i blackout. Fra vissuti disagiati e stati mentali alterati di Emily, un giorno uccide il marito che viene trovato in casa pugnalato a morte Martin, suo marito e compagno. Il medico farà di tutto per non far condannare la donna invocando l’infermità mentale ma le cose si complicheranno ancora di più.
Le inquadrature della pellicola, come è abitudine per il grande regista sono perfette, i particolari nel film osservati con la massima cura e dovizia ma la storia finisce a fungere da sfondo e non emerge in primo piano, come invece ci si aspetterebbe. Effetto collaterale già osservato in Contagion.
La sua inchiesta dentro l’anima umana assume i toni del giallo che riconducono ad Alfred Hichcock e riescono a tenere lo spettatore incollato sulla sedia in attesa di scoprire quale sarà la soluzione registica che è stata escogitata.
Perversioni della società, insondabilità dell’anima, tematiche complesse e coraggiose che il regista affronta senza timori ma che prendono la mano e lasciano la trama aperta senza che i vari fili intessuti si dipanino in maniera soddisfacente.
Perversioni della società, insondabilità dell’anima, tematiche complesse e coraggiose che il regista affronta senza timori ma che prendono la mano e lasciano la trama aperta senza che i vari fili intessuti si dipanino in maniera soddisfacente.
Una pellicola comunque interessante anche per conoscere meglio il regista Georgiano grazie al quale nel 2000 Julia Roberts si aggiudicò il Golden Globe per l’interpretazione di Erin Brockovich.