Tra ciniscmo e tenerezza la storia di due famiglie degli anni '30
Recensione Paola Dei
SIENA. Intriso di dolce cinismo e tenerezza giocosa con atmosfere di altri tempi e musiche di Lucio Dalla, il film non poteva essere di nessun altro che non fosse Pupi Avati. Nella pellicola il regista nostrano torna a toccare temi a lui cari come le storie semplici, in cui il paradosso e la quotidianità si fondono in divertenti e grottesche scenette.
Ambientato nella prima metà degli anni ’30, il film ci mostra le vicende di due famiglie contadine: una, quella dei Vigetti con tre figli, Edo il più piccolo, Sultana, una formosa ragazza alle prese con il suo ciclo assente e Carlino, un aitante giovanotto molto ambito dalle ragazza; l’altra famiglia, quella degli Osti con tre figlie da maritare delle quali due più bruttine e attempate: Maria e Amabile, l’altra bellissima di nome Francesca, interpretata da una simpatica Micaela Ramazzotti. Gli Osti sperano di maritare una delle due più attempate sorelle e permettono a Carlino di corteggiarle entrambe fra esilaranti colloqui dove i tre ricordano il sapore antico di altri tempi, quando fidanzato in casa significava qualcosa di estremamente impegnativo.
Durante una delle spassose sequenze nelle quali Carlino corteggia Maria ed Amalia e le due ragazze fanno pronostici per scoprire chi di esse sarà scelta dal giovanotto, arriva in campagna da Roma la bellissima Francesca, figlia di una precedente storia della signora Osti, e Carlino non avrà occhi che per lei.
Contrariamente a quanto si può pensare e reduci dalla storia di Cenerentola dove le sorellastre sono brutte e cattive qui rovesciano finalmente il paradosso e aiutano il giovane ad ottenere le grazie di Francesca, mentre i genitori ostacoleranno l’evento con tutti gli strumenti a loro disposizione; dovranno però cedere dopo il tentativo di suicidio della stessa Francesca.
Cesare Cremonini, nei panni del Casanova Carlino, diverte e convince abbastanza, Micaela Ramazzotti in un dialetto romanesco di borgata interpreta molto bene la parte della ragazza che si emancipa ma che – paradossalmente – nell’intimo rimane con dei tratti campestri molto forti messi ancora più in evidenza che non in Maria ed Amalia, rimaste sempre in campagna e senza velleità di modernismi o altro.
Di certo “Il cuore grande delle ragazze” ha il merito di farci sorridere, mentre ci conduce fra i sentieri imbiancati della campagna marchigiana dove fra dialetti di varia natura, un inedito Andrea Roncato in una drammatica parte mostra la sua versatilità.