Un ricordo di Augusto Codogno
SIENA. Non ho mai fatto un necrologio prima d’ora e non ci sono avvezzo, ma mi sento in dovere di farlo sia perché Stefano era un grande amico, sia perché era un autentico mostro di generosità. Aver condiviso con lui dodici anni di lavoro e di pendolarismo Siena-Empoli, significa averne conosciuto anche le sfumature di vita, le abitudini e i progetti.
Se c’è una cosa per cui “Oscar” spiccava, era senz’altro il grande senso di umorismo e la persistente “positività”. Ecco perché voglio dimenticare i guai e la malattia dell’ultimo anno e ricordarmelo sempre sorridente, sempre pronto alla battuta, sempre felice di incontrarti e di darti una pacca sulla spalla. Spesso ci deliziava con racconti spassosi di avvenimenti a cui aveva assistito, ma a noi piaceva fargli raccontare anche quelli nei quali non era coinvolto direttamente, perché comunque lui li sapeva raccontare meglio di chi c’era stato ed il finale era sempre da ridere a crepapelle. Era il suo modo di fare ed era un “bel” modo di fare.
La famiglia, la contrada, la Mens Sana, il lavoro, gli amici, riusciva a fare tutto e a farsi voler bene da tutti.
La cosa che mi piaceva di più però, e che lo rendeva unico, era il modo di dividere le persone in due grandi categorie politiche, sempre con la sua spassosa ironia. Quindi se Augusto era o era stato di sinistra (anche vagamente) diventava il “Compagno Augusto”, altrimenti era il “Camerata Augusto”. Non c’erano alternative o mezze misure e ti ci chiamava anche a voce alta e in mezzo a decine di persone. Se qualcuno era un pochino appena permaloso, quello era il massimo della soddisfazione e rincarava la dose, oppure invertiva il “Compagno” con il “Camerata” e viceversa.
Una grande persona che faceva e che sapeva ridere. Mi ricorderò sempre quando venne ai Rinnovati a vedere una mia commedia in vernacolo (“Alfio & Argia”) e nella scena finale si sdraiava dalle risate. A distanza di molti anni, ogni volta che mi incontrava, si ricordava tutte le parole a memoria della protagonista femminile (Barbara Civitelli) ed ogni volta, con le lacrime agli occhi dal ridere mi diceva: ma quando la rifate?
Sono certo che, ora che è lassù, si sta già facendo un sacco di amici. Non so se li chiamerà “Compagni” o “Camerati”, ma sono certo che li farà divertire.
P. S. Grazie Stefano per tutti i momenti spassosi che ci ha regalato e scusaci se al tuo funerale abbiamo pianto. Ti perdoniamo questa prima e unica volta della tua breve vita che non ci hai fatto ridere.
Augusto Codogno