di Annalisa Coppolaro
ASCIANO. Sono moltissimi, arrabbiati, in cerca di risposte, ma determinati a sopravvivere. Sono gli agricoltori toscani, che, in un movimento spontaneo pian piano dilagante verso sud e verso nord, si stanno riunendo per discutere alcuni temi scottanti per questo settore primario.
Perchè la nostra agricoltura è sull’orlo del baratro, e, dal crollo dei prezzi delle materie prime all’aumento di quello dei carburanti, dall’arrivo del grano dai paesi stranieri all’eccessiva burocrazia, tutto cospira verso un grosso crollo. E il problema è che molti non sembrano rendersene conto.
Parlare con alcuni dei componenti di questo movimento spontaneo che ora si sta ora organizando in un comitato è molto interessante: sono cerelicoltori, allevatori, olivicoltori, proprietari di aziende piccole o grandi, tutte a rischio a causa delle dimaniche che si stanno creando da tempo nel settore.
Il giorno 8 aprile, ha portato ben oltre 200 agricoltori ad Asciano a discutere di temi vitali come l’erosione dei prezzi delle materie prime agricole vegetali ed animali che stanno provocando una fortissima crisi di molte imprese del centro Italia.
Il grano, solo per fare un esempio, due anni fa veniva venduto a 24 euro al quintale, mentre oggi si aggira intorno ai 13 euro, e nel contempo la pasta nei mesi scorsi è aumentata del 50%. Un aumento che ha fatto scattare, lo scorso dicembre, una serie di perquisizioni nelle sedi di alcuni grossi pastifici come la De Cecco, la Barilla, la Divella, la Amato nell’ambito di un’inchiesta su presunte manovre speculative sui prezzi delle merci. Un’inchiesta partita nel 2007 che aveva peraltro inflitto una multa di 5 milioni di euro alla Barilla e multe ad altre ditte, colpevoli di aver creato un;’intesa restrittiva della concorrenza per concertare gli aumenti di prezzo.
Gli agricoltori si stanno incontrando in varie parti della Toscana, in altre regioni d’Italia, prendendo le loro iniziative autonomanente, in quanto il sostegno delle associazioni sindacali non è abbastanza in questa fase, purtroppo.E con l’aumento dei carburanti la situazione si sta aggravando.
‘’Noi contadini siamo alla disperazione,- scrive in una lettera un’agricoltrice, Alessia – i nostri prodotti non hanno più un valore sul mercato, siamo soffocati dalla burocrazia, considerati dall’opinione pubblica come un settore protetto da contributi a pioggia, visti come una sorta di parassiti della comunità europea. Ci sentiamo abbandonati…’’
Innegabilmente la preoccupazione esiste, basta vedere quanti stiano accorrendo alle riunioni in vari centri del Senese. E il prossimo martedì 20 vi sarà un importante incontro a Pisa. Movimenti simili stanno nascendo anche al Sud, dove i prezzi delle materie prime sono bassissimi e lo scontento sale.
‘’Al momento è difficile persino pagare le spese, figuriamoci guadagnare – ci dicono gli agricoltori – E il dramma è che non solo la nostra catena alimentare è in grave pericolo, ma anche il paesaggio toscano così amato e fotografato…Se tante aziende chiuderanno, come temiamo, se al prossimo anno agrario saremo costretti ad abbandonare le campagne, ne va di mezzo l’ambiente, il suolo, l’aspetto della nostra regione…E poi sono coinvolte cose importanti come l’assetto idrogeologico. E il paesaggio così amato della Toscana pian piano diventerà brullo e incolto.Chi vuole che scompaia la bellezza delle nostre vallate, delle nostre colline, dei nostri panorami?Al momento non si tratta di un’ipotesi improbabile, anzi’’.
E quindi, se Berlusconi sta considerando la Toscana per i suoi acquisti, uno dei motivi è anche il crollo del valore delle aziende agricole che adesso sono a rischio di chiusura, anche quelle più grosse. La collina interna italiana è il settore più in crisi: essendo votata alla produzione dei cereali, con i prezzi così bassi sta rischiando il collasso. Accanto a questa, molti altri settori agricoli: una crisi di vaste proporzioni che il comitato in costituzione cercherà di risolvere in tempi brevi , aprendo un dibattico con chi di dovere, prima che accada l’irreparabile qui ed in molte altre zone d’Italia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ASCIANO. Sono moltissimi, arrabbiati, in cerca di risposte, ma determinati a sopravvivere. Sono gli agricoltori toscani, che, in un movimento spontaneo pian piano dilagante verso sud e verso nord, si stanno riunendo per discutere alcuni temi scottanti per questo settore primario.
Perchè la nostra agricoltura è sull’orlo del baratro, e, dal crollo dei prezzi delle materie prime all’aumento di quello dei carburanti, dall’arrivo del grano dai paesi stranieri all’eccessiva burocrazia, tutto cospira verso un grosso crollo. E il problema è che molti non sembrano rendersene conto.
Parlare con alcuni dei componenti di questo movimento spontaneo che ora si sta ora organizando in un comitato è molto interessante: sono cerelicoltori, allevatori, olivicoltori, proprietari di aziende piccole o grandi, tutte a rischio a causa delle dimaniche che si stanno creando da tempo nel settore.
Il giorno 8 aprile, ha portato ben oltre 200 agricoltori ad Asciano a discutere di temi vitali come l’erosione dei prezzi delle materie prime agricole vegetali ed animali che stanno provocando una fortissima crisi di molte imprese del centro Italia.
Il grano, solo per fare un esempio, due anni fa veniva venduto a 24 euro al quintale, mentre oggi si aggira intorno ai 13 euro, e nel contempo la pasta nei mesi scorsi è aumentata del 50%. Un aumento che ha fatto scattare, lo scorso dicembre, una serie di perquisizioni nelle sedi di alcuni grossi pastifici come la De Cecco, la Barilla, la Divella, la Amato nell’ambito di un’inchiesta su presunte manovre speculative sui prezzi delle merci. Un’inchiesta partita nel 2007 che aveva peraltro inflitto una multa di 5 milioni di euro alla Barilla e multe ad altre ditte, colpevoli di aver creato un;’intesa restrittiva della concorrenza per concertare gli aumenti di prezzo.
Gli agricoltori si stanno incontrando in varie parti della Toscana, in altre regioni d’Italia, prendendo le loro iniziative autonomanente, in quanto il sostegno delle associazioni sindacali non è abbastanza in questa fase, purtroppo.E con l’aumento dei carburanti la situazione si sta aggravando.
‘’Noi contadini siamo alla disperazione,- scrive in una lettera un’agricoltrice, Alessia – i nostri prodotti non hanno più un valore sul mercato, siamo soffocati dalla burocrazia, considerati dall’opinione pubblica come un settore protetto da contributi a pioggia, visti come una sorta di parassiti della comunità europea. Ci sentiamo abbandonati…’’
Innegabilmente la preoccupazione esiste, basta vedere quanti stiano accorrendo alle riunioni in vari centri del Senese. E il prossimo martedì 20 vi sarà un importante incontro a Pisa. Movimenti simili stanno nascendo anche al Sud, dove i prezzi delle materie prime sono bassissimi e lo scontento sale.
‘’Al momento è difficile persino pagare le spese, figuriamoci guadagnare – ci dicono gli agricoltori – E il dramma è che non solo la nostra catena alimentare è in grave pericolo, ma anche il paesaggio toscano così amato e fotografato…Se tante aziende chiuderanno, come temiamo, se al prossimo anno agrario saremo costretti ad abbandonare le campagne, ne va di mezzo l’ambiente, il suolo, l’aspetto della nostra regione…E poi sono coinvolte cose importanti come l’assetto idrogeologico. E il paesaggio così amato della Toscana pian piano diventerà brullo e incolto.Chi vuole che scompaia la bellezza delle nostre vallate, delle nostre colline, dei nostri panorami?Al momento non si tratta di un’ipotesi improbabile, anzi’’.
E quindi, se Berlusconi sta considerando la Toscana per i suoi acquisti, uno dei motivi è anche il crollo del valore delle aziende agricole che adesso sono a rischio di chiusura, anche quelle più grosse. La collina interna italiana è il settore più in crisi: essendo votata alla produzione dei cereali, con i prezzi così bassi sta rischiando il collasso. Accanto a questa, molti altri settori agricoli: una crisi di vaste proporzioni che il comitato in costituzione cercherà di risolvere in tempi brevi , aprendo un dibattico con chi di dovere, prima che accada l’irreparabile qui ed in molte altre zone d’Italia.
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