Sono usciti dalle casse della società e nessuno sa niente
di Red
SIENA. Al termine della stagione 2011/12 il bilancio sportivo della Montepaschi Siena era così lusinghiero, dall’alto dello slam del sesto scudetto consecutivo, quinta SuperCoppa e della quarta Coppa Italia, che altro non si poteva chiedere: era stato dichiarato che le disponibilità economiche dei maggiori club europei rendevano quasi impossibile vincere l’Euroleague per il piccolo borgo medievale. Al 30 giugno 2012 però la situazione ambientale della società era molto cambiata: i numi tutelari dello sponsor erano evaporati, travolti da scandali che si ingrandivano ogni giorno e di cui si è appena iniziata una parte dei relativi processi. Il presidente Minucci da una parte avvertiva tifosi e cittadini che ci sarebbe stato da stringere la cinghia e che si sarebbe dovuto subìre un ridimensionamento, dall’altra aveva già provveduto ad alienare dalle casse della società, fatture alla mano, ben 12 milioni di euro per “servizi” (in aumento di 500mila euro rispetto all’esercizio precedente) su 15.972.000 euro di ricavi (quasi 4,0 mln in meno dell’anno prima).
Non ci è dato sapere se il CdA fosse a conoscenza dei destinatari di questi milioni e se avesse approvato l’entità della spesa. Di fatto questa sola voce è talmente rilevante (12mln su 21 totali di costi), rispetto al giro d’affari della Mens Sana, che non sembra esagerato ritenere che lo stesso CdA sia stato espropriato dal sapere come venivano gestiti i soldi della società. 12,052 mln che non andavano a pagare stipendi né di personale né di giocatori (anche se la Guardia di Finanza ci ha ricamato sopra un PVC dagli esiti imprevedibili); non per viaggi, attrezzature sportive o altro che potesse servire alla realizzazione dello scopo sociale. Utilizzare servizi non meglio identificati (perché né la nota integrativa né la relazione dei sindaci revisori si peritano di chiarire alcunché) produce un buco di bilancio di tale portata da far ritenere indispensabile un provvedimento urgente di reperimento fondi già all’inizio dell’anno sociale, come scrive la relazione firmata dal presidente Minucci. Ovvero: il passivo era stato pensato a settembre per il giugno dell’anno successivo. Invece di tagliare i costi dei servizi, sulla cui utilità nulla è dato sapere, si è andati a costruire una operazione di cessione marchi e merchandising simile a quella già realizzata dalla Robur con il beneplacito del Monte dei Paschi mussariano.
Fabrizio Viola, arrivato sulla poltrona di direttore generale nei primi giorni del 2012, si ritrova sul tavolo, tra le prime patate bollenti, la pratica di finanziamento della Brand Management, una neonata società riminese che ha in mano un accordo di acquisto marchi firmato con la Mens Sana Basket, e che deve onorare facendo con la banca un mutuo di circa 8.419.840,00 euro (tanti sono iscritti a bilancio Mens Sana) o forse più. La garanzia offerta sono i marchi stessi, che altro non sono che il logo Montepaschi col cestista che salta (in bella vista sulle maglie dei giocatori), non certo il marchio Mens Sana. Non sappiamo se Viola abbia ben compreso al momento di finanziare un soggetto incapiente prendendo in garanzia il nome della sua banca. In più Brand Management afferma di poter pagare le rate del finanziamento perché la Mens Sana le verserà un affitto per il nome che le ha venduto. Ma i ricavi della società sportiva dipendono quasi esclusivamente dalla sponsorizzazione, per cui è ovvio che Brand Management potrà pagare solo fino a quando Rocca Salimbeni sponsorizzerà la squadra. Se dovesse mancare lo sponsor, come pagherebbe le rate il riminese a quel punto?
Di fatto il Monte si è condannato da solo a mantenere la sponsorizzazione almeno per tutta la durata del finanziamento, che non è esattamente il segnale di ridimensionamento che i manager della banca vogliono dare al mondo, quando stanno trattando il licenziamento di molti dipendenti e il taglio agli stipendi di quelli che rimangono in azienda, poco prima di presentare un bilancio dal passivo shock. In alternativa, chiudere il rubinetto e mettere in perdita un’altra avventura finanziaria andata buca. Resosi cosciente di tutto ciò e finita l’era Mussari con l’assemblea dell’aprile 2012 che nomina Profumo nuovo presidente della banca, Viola taglia completamente i ponti con la Mens Sana in attesa di tempi migliori, grazie al fatto che la portata dell’operazione non è evidente a nessuno. In viale Sclavo invece tutti contenti perché nessuno dovrà spiegare a cosa sono serviti 12 milioni di euro che sarebbero stati pagati, come molti giornali hanno scritto, a società che rientrano nell’orbita degli interessi personali di Minucci come Best Solution e Essedue Promotion. Solo Egidio Bianchi, liquidatore della società, può sapere se e chi del CdA avesse conoscenza e rendiconto di questi soldi. Da qui la contestazione della Guardia di Finanza, nata dal blitz del dicembre 2012 e preceduta dagli accertamenti sulla posizione contrattuale con il giocatore Benjamin Eze che sono già stati sanzionati, che fa ritenere che di irregolarità ce ne devono essere molte. Fatto sta che 12 milioni di euro sono spariti nel tritacarne delle fatture ai fornitori per “servizi” e di carte che ne certifichino il buon uso a vantaggio della Mens Sana Basket neanche l’ombra: ma questo vale solo per il 2012, degli anni precedenti ancor meno si sa.