Interazione e aggiornamento costante le necessità impellenti
SIENA. Analisi, criticità, potenzialità e proposte sono emerse, come ha detto il presidente della Commissione Rita Petti <<dalla approfondita testimonianza di Enrico Toti che ha compendiato più di due decenni di evoluzioni all’interno del complesso dello Spedale. Dalla filosofia del “non-finito” dell’arch. Canali alla intensa attività del complesso guidato, a partire dal 1998, dal prof. Omar Calabrese, al fervore degli anni dell’Istituzione sino alla paralizzante gestione come ufficio comunale. Ingestibilità dovuta non alla mancanza di capacità dei singoli ma alla frammentazione e dispersione>>.
“Il Santa Maria della Scala è un organismo storico-architettonico complesso – ha affermato Enrico Toti – che aveva più funzioni e non può essere ridotto a un’unica unità. Nel tempo è avvenuta una scissione tra restauro architettonico e contenuto, imputabile principalmente alla perdita del ruolo del Comitato Scientifico”.
Dalla testimonianza e dalle riflessioni della Commissione è emersa <<la necessità di un modello interattivo e di costante aggiornamento per il Santa Maria, in grado di farlo tornare a essere un cantiere formativo e didattico, di produzione anche attraverso la manutenzione, indispensabile, e il progressivo recupero. Al Santa Maria della Scala va riconferita la complessità come valore. Il Santa Maria va concepito come luogo di produzione artistica, tecnologica, scientifica, di formazione di nuove professionalità e di produzione propria. Questo può attivare un circuito virtuoso di fidelizzazione, credibilità e fiducia indispensabile per dialogare con altre istituzioni e attrarre fruitori>>.
Nella seconda parte della seduta il prof. James Bradburne ha narrato l’esperimento della Fondazione Palazzo Strozzi, evidenziandone lo scopo <<creare valore per la città, attraverso un centro culturale dinamico, una piazza urbana e uno spazio mostre. “Impegno per il futuro di Firenze, pensando non a un turismo di quantità ma di qualità, rifuggendo l’immagine di una Disneyland del Rinascimento. Il lavoro della Fondazione Palazzo Strozzi non è finalizzato a se stessa ma alla città, contribuendo a creare una capitale dinamica, lavorare non per far andare a Firenze ma per far tornare a Firenze, contribuendo a ricostruire una città contemporanea in un contesto rinascimentale, un laboratorio che crea nuovo valore per la città, valenza economica ma anche sociale e civile, contemporanei per vivere il proprio tempo. La priorità per la Fondazione, che è nata dopo l’esperienza negativa della SpA Firenze Mostre, è stata riaprire il portone per ridare lo spazio alla città; sono stati rianimati gli spazi e aperta la Strozzina, galleria per la cultura contemporanea: temi visti con gli occhi degli artisti contemporanei. L’esperienza del tutto privato aveva avuto grandi problemi; la Fondazione che vi è succeduta ha sperimentato una formula innovativa, la fondazione pubblico-privato autonoma, nel 2006 la prima in Italia, scelta per un’indispensabile autonomia (anche dalle temperie e veloci avvicendamenti caratterizzanti la politica italiana) e un paritario rapporto pubblico-privato”. “Autonomia e stabilità garantiscono la qualità e il ritmo del prodotto – ha proseguito Bradburne – la struttura protegge la stabilità di una squadra nel proprio lavoro. Internazionalità e indipendenza sono stati altri due elementi fondamentali: la politica cambia troppo spesso in Italia per avere contatti con partner internazionali. La logica è di essere per la città e non solo per Palazzo Strozzi. Questo legame vede concretizzazione anche nel “passaporto”, una piattaforma che collega Palazzo Strozzi alla realtà cittadina e territoriale, incentivando un’esperienza della città in senso nuovo”.
Sono stati illustrati i percorsi per giovani famiglie, le esperienze con malati di Alzheimer, “alcune scelte che non sono economiche ma che creano valore diverso – ha evidenziato Bradburne – qualità, governance, approccio culturale con ascolto visibile per la centralità del cittadino. Le grandi mostre non sono lo scopo ma lo strumento. Non siamo lì per palazzo Strozzi ma per la città. Un Nuovo Rinascimento”.
Il prossimo appuntamento per discutere sul futuro del complesso museale sarà il 1° aprile alle ore 9 in Sala Maccherini a Palazzo Berlinghieri. L’occasione per trattare l’esperienza e le prospettive dell’Arte Contemporanea al Santa Maria della Scala con Marco Pierini, già direttore al Museo d’arte contemporanea, prima ospitato al Palazzo delle Papesse e poi al Santa Maria della Scala, e attualmente direttore artistico della Galleria Civica di Modena. La realtà dello Spedale nella rete degli antichi ospedali europei sarà trattata dal prof. Fabio Gabbrieli e le coprogettualità e le prospettive nel rapporto con la provincia di Siena dall’assessore alla Cultura Marco Saletti e Antonio De Martinis, dirigente del servizio Cultura.