SIENA. Con dodici voti favorevoli ed un astenuto, il cda dell'Università di Siena ha tagliato il contratto integrativo dei Cel.
La reazione è di grande rabbia: “E' una decisione scandalosa – dichiara Marco Iacoboni, delegato della Flc Cgil – questa gente si trova improvvisamente con uno stipendio che passa da 1800/2500 euro a circa 800 al mese. Uno stipendio non dignitoso, che non vale a riconoscere la professionalità e la qualità di questi docenti. L'Università non è un'azienda privata, un revisore ha affermato che non c'era la copertura finanziaria per mantenere in essere il contratto. Ma per l'aumento (sacrosanto) dei docenti i quattro milioni di euro si sono trovati…”
E' amaro il commento del sindacalista, che vede i Cel stanchi ed abbattuti, ma non battuti. Domani ci sarà un primo colloquio con gli avvocati per capire quali sono le possibilità di reintegrazione, anche perché, continua Iacoboni, “il contratto è scaduto a dicembre e rimane valido finché non viene sostituito da uno nuovo”.
I delegati non hanno ritenuto opportuno accettare la proposta di tempo determinato che era stata avanzata dal rettore e temono che questa manovra sia solo un'azione per giocare al ribasso. Ma le intenzioni dei collaboratori linguistici sono bellicose, la Cgil nazionale ha già preso decisioni per controbattere al comportamento antisindacale dell'ateneo, intendendo con questo che attueranno tutte le forme di lotta consentite. Significa anche che potrebbe saltare la sessione estiva, visto che i Cel devono dare le certificazioni internazionali a 1900 studenti…
I sindacati avrebbero accettato un adeguamento con una riduzione dal 15 al 20 per cento, ma non possono accettare che vi siano categorie “preferite” per le quali “ci sono le coperture economiche e per altri lavoratori no, si sta cercando di dividere il personale e noi verificheremo se nel bilancio le cose stanno effettivamente in questo modo”.
A detta di Iacoboni vi è un precedente che riguarda "l'Università di Padova, che aveva cercato una soluzione simile con i Cel e che ora si trova a dover pagare sei milioni di euro di danni, oltre ad aver dovuto reintegrare i lettori su ordine del giudice del lavoro".
La reazione è di grande rabbia: “E' una decisione scandalosa – dichiara Marco Iacoboni, delegato della Flc Cgil – questa gente si trova improvvisamente con uno stipendio che passa da 1800/2500 euro a circa 800 al mese. Uno stipendio non dignitoso, che non vale a riconoscere la professionalità e la qualità di questi docenti. L'Università non è un'azienda privata, un revisore ha affermato che non c'era la copertura finanziaria per mantenere in essere il contratto. Ma per l'aumento (sacrosanto) dei docenti i quattro milioni di euro si sono trovati…”
E' amaro il commento del sindacalista, che vede i Cel stanchi ed abbattuti, ma non battuti. Domani ci sarà un primo colloquio con gli avvocati per capire quali sono le possibilità di reintegrazione, anche perché, continua Iacoboni, “il contratto è scaduto a dicembre e rimane valido finché non viene sostituito da uno nuovo”.
I delegati non hanno ritenuto opportuno accettare la proposta di tempo determinato che era stata avanzata dal rettore e temono che questa manovra sia solo un'azione per giocare al ribasso. Ma le intenzioni dei collaboratori linguistici sono bellicose, la Cgil nazionale ha già preso decisioni per controbattere al comportamento antisindacale dell'ateneo, intendendo con questo che attueranno tutte le forme di lotta consentite. Significa anche che potrebbe saltare la sessione estiva, visto che i Cel devono dare le certificazioni internazionali a 1900 studenti…
I sindacati avrebbero accettato un adeguamento con una riduzione dal 15 al 20 per cento, ma non possono accettare che vi siano categorie “preferite” per le quali “ci sono le coperture economiche e per altri lavoratori no, si sta cercando di dividere il personale e noi verificheremo se nel bilancio le cose stanno effettivamente in questo modo”.
A detta di Iacoboni vi è un precedente che riguarda "l'Università di Padova, che aveva cercato una soluzione simile con i Cel e che ora si trova a dover pagare sei milioni di euro di danni, oltre ad aver dovuto reintegrare i lettori su ordine del giudice del lavoro".