L'idea dello SMAS (l

SIENA. Il movimento Siena Cambia si è incontrato presso la Sala dei Mutilati per discutere sul futuro urbanistico di Siena e dell’area senese nell’epoca dello sviluppo sostenibile. Bruno Valentini ha introdotto il dibattito iniziando dal tema decisivo dell’importanza delle dimensioni territoriali dei Comuni quando si affrontano i temi del superamento delle province e della distribuzione di competenze fra Regione e Comuni: “Il decollo dell’area metropolitana senese è un passaggio fondamentale perché i confini amministrativi del Comune di Siena, soprattutto se paragonati con le dimensioni di Arezzo e Grosseto, sono troppo ristretti per sviluppare adeguatamente, alla luce anche delle minori risorse finanziarie disponibili, i processi della mobilità, della programmazione urbanistica, del rilancio dell’impresa e del lavoro. La giusta idea dello SMAS (l’indagine conoscitiva coordinata fra Siena ed i Comuni vicini) è rimasta al palo, mentre invece doveva andare avanti. La dimensione territoriale inadeguata di Siena ha comportato anche un grave effetto di riduzione del suolo disponibile e quindi di esaltazione della rendita fondiaria. Da qui caro-prezzi degli affitti e delle case, migrazione verso i Comuni contermini, stagnazione ed invecchiamento della popolazione. L’area senese va finalmente integrata, passando dalle dichiarazioni di principio alla pianificazione concertata, sostituendo l’urbanistica concorrenziale con operazioni di perequazione territoriale, nelle quali cioè i Comuni limitrofi e Siena concordano interventi immobiliari che generano oneri di urbanizzazione condivisi ed quindi opere pubbliche di utilità collettiva (parchi, parcheggi scambiatori, piste ciclabili)”. L’obiettivo dell’aumento demografico non è stato raggiunto (30 anni di calo ed un modesto incremento dell’1% nell’ultimo decennio) così come il ripopolamento del centro storico. Anche l’edilizia convenzionata non funziona più perché i prezzi di vendita sono sostanzialmente uguali a quelli del mercato libero. Il giudizio sugli strumenti urbanistici adottati dal Comune di Siena è stato negativo, perché “sono divenuti inadeguati in pochissimo tempo e vanno modificati, abbandonando la suggestione dei grandi progetti e delle grandi lottizzazioni e contemporaneamente semplificando le procedure per i piccoli interventi, per le riqualificazioni, il risparmio energetico. Il principale strumento di programmazione dello sviluppo del territorio e’ quasi inservibile. Grandi progetti irrealistici, volumetrie ridondanti, regole ingestibili. 8mila abitanti in più in 15 anni ed 1milione e duecentomila metri cubi di abitativo, di cui il 60% di nuove costruzioni. Previsioni drogate da un mercato anomalo, alimentato da una ricchezza finanziaria che ora non c’è più, ma che ha innalzato i prezzi spingendo fuori le giovani coppie. Una situazione adesso aggravata da aliquote IMU sospinte ai massimi dai costi di funzionamento del Comune, in seguito ai tagli governativi ed alla cessazione delle erogazioni della Fondazione”. Valentini ha proposto di aggiornare rapidamente le regole urbanistiche ed edilizie per consentire una miriade di piccole operazioni di ristrutturazione e riqualificazione. Ci sono quartieri che vanno rigenerati (Massetana o Toselli) e quartieri che vanno recuperati a moderni standard energetici (Pietriccio o Ravacciano). “Manca una trama di percorsi pedonali e ciclabili – ha aggiunto – che renderebbero Siena più’ vivibile. Lo sviluppo delle città non si esprime solo attraverso le infrastrutture materiali, cioè le costruzioni private, gli edifici pubblici, i collegamenti. E’ la partecipazione sociale che può attivare il capitale intellettuale che è ancora sottoutilizzato. La competitività si gioca sulla capacità di risposta rapida e lineare all’attrazione di nuove imprese, che vogliono trovare un ambiente accogliente, work friendly, con dotazioni tecnologiche adeguate, che ha pullman che in un’ora o poco più connettono agli aeroporti se non ne hai uno vicino. Se è vero che nel contesto senese la via maestra è il recupero edilizio, la proposta del recupero dei grandi contenitori (carcere e caserme, ad es.) è astratta ed ambigua. Anzitutto c’è una barriera nel prezzo perché oggi la domanda non è in grado di assorbire nuovi alloggi a prezzi elevati quali quelli ricavabili dalla ristrutturazione di edifici storici. In secondo luogo il cambio di destinazione della caserma di Piazza d’Armi presuppone la costruzione di una nuova e moderna sede per i parà della Folgore, oltre 600 soldati”.