A Sant'Andrea riflessioni e confronti su azioni concrete
SIENA. La violenza sulle donne è un fatto culturale. Questo e molto altro è emerso dall’incontro svoltosi giovedì sera nei locali del circolo Arci di Sant’Andrea, promosso dai due circoli Pd di Colonna San Marco e di Sant’Andrea. L’iniziativa, dal titolo “Il femminicidio – un altro mondo è possibile?” , ha visto l’apporto dell’Associazione Donna chiama Donna e di SNOQ – Donnedel13febbraio Siena, il contributo dell’Assessora Simonetta Pellegrini e di quante e quanti hanno partecipato all’iniziativa.
Le declinazioni della violenza sono, purtroppo, molte: violenza domestica, violenza sessuale, discriminazione lavorativa, violenza assistita, solo per citarne alcune. La violenza sulle donne oggi arriva persino ad occupare i luoghi istituzionali, come ci dimostrano i recenti attacchi sessisti rivolti alle deputate del PD e alla Presidente della Camera Laura Boldrini, atto squadrista, fascista, da condannare, ma che trova radici endemiche nella nostra società. Oggi non possiamo più limitarci a condannare, ma dobbiamo attivare un percorso a lungo termine per contrastare le manifestazioni di violenza contro le donne, mettendo in campo strumenti di prevenzione che agiscano culturalmente.
Creare una Reta antiviolenza. Anche a livello locale è necessario uno sforzo affinché venga creata una vera rete antiviolenza tra le varie istituzioni e il volontariato, portando a compimento nel più breve tempo possibile l’attivazione da parte di Azienda USL7 e Azienda Ospedaliera Senese del “Codice rosa”, l’attivazione da parte del Comune del Protocollo Operativo, già in elaborazione, che si propone, in sinergia con gli altri comuni della Provincia dell’area senese, i centri antiviolenza e le categorie professionali, non solo di creare un percorso di facile accesso e sostegno alle donne vittime di violenza, ma anche di formare gli operatori che entrano in contatto con le vittime, coinvolgendo quindi professionalità e le volontarie delle associazioni, che in questo ambito svolgono un ruolo fondamentale.
Cosa fare per prevenire la violenza di genere. Dobbiamo sostenere con forza i centri antiviolenza, investire maggiormente nelle strutture sanitarie, nelle forze dell’ordine, migliorandone le sinergie. Occorre infine incrementare i percorsi di prevenzione partendo dall’educazione scolastica e attraverso l’attuazione di politiche ad ampio spettro culturale nell’ottica dell’integrazione.
Femminicidio, emergenza o quotidianità? Quando si parla di femminicidio, la tendenza è quella di parlarne in termini di emergenza; è da qui che occorre ripartire ed agire: se il femminicidio può proporre aspetti emergenziali nelle manifestazioni di violenza fisica, è vero che i dati ci confermano che, piuttosto che di emergenza, occorre parlare di quotidianità. I dati ISTAT ci dicono infatti come la violenza sulle donne sia in rapida crescita nel nostro Paese: nel primo semestre 2013 si è registrato un aumento delle denunce per maltrattamenti del 10%; in Italia ogni due giorni viene uccisa una donna, per mano del marito, del compagno oppure dell’ex.
Aumentare il dialogo tra politiche nazionali e locali. Occorrono interventi concreti, strutturati in grado di agire dal punto di vista culturale e, quindi, sociale. Crediamo che debba essere incrementato il dialogo tra politiche locali e nazionali e che queste ultime si attivino in maniera sistemica e non per tamponare ciò che sembra emergenziale, ma che non lo è. Passi importantissimi sono già stati fatti, se pensiamo alla legge sul femminicidio, alla ratifica della Convenzione di Istanbul, alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica; ma non bastano. La violenza di genere è figlia della nostra civiltà, è discriminazione , è segnata dall’idea di possesso e di sopraffazione che ancora governa un Paese che si definisce democratico e che non può e non deve più tollerare nessuna forma di violenza, sia essa psicologica, fisica e sessuale.
Maria Elena Nepi, segretario circolo Pd Colonna San Marco
Giulia Periccioli, segretario circolo Pd Sant’Andrea
Le declinazioni della violenza sono, purtroppo, molte: violenza domestica, violenza sessuale, discriminazione lavorativa, violenza assistita, solo per citarne alcune. La violenza sulle donne oggi arriva persino ad occupare i luoghi istituzionali, come ci dimostrano i recenti attacchi sessisti rivolti alle deputate del PD e alla Presidente della Camera Laura Boldrini, atto squadrista, fascista, da condannare, ma che trova radici endemiche nella nostra società. Oggi non possiamo più limitarci a condannare, ma dobbiamo attivare un percorso a lungo termine per contrastare le manifestazioni di violenza contro le donne, mettendo in campo strumenti di prevenzione che agiscano culturalmente.
Creare una Reta antiviolenza. Anche a livello locale è necessario uno sforzo affinché venga creata una vera rete antiviolenza tra le varie istituzioni e il volontariato, portando a compimento nel più breve tempo possibile l’attivazione da parte di Azienda USL7 e Azienda Ospedaliera Senese del “Codice rosa”, l’attivazione da parte del Comune del Protocollo Operativo, già in elaborazione, che si propone, in sinergia con gli altri comuni della Provincia dell’area senese, i centri antiviolenza e le categorie professionali, non solo di creare un percorso di facile accesso e sostegno alle donne vittime di violenza, ma anche di formare gli operatori che entrano in contatto con le vittime, coinvolgendo quindi professionalità e le volontarie delle associazioni, che in questo ambito svolgono un ruolo fondamentale.
Cosa fare per prevenire la violenza di genere. Dobbiamo sostenere con forza i centri antiviolenza, investire maggiormente nelle strutture sanitarie, nelle forze dell’ordine, migliorandone le sinergie. Occorre infine incrementare i percorsi di prevenzione partendo dall’educazione scolastica e attraverso l’attuazione di politiche ad ampio spettro culturale nell’ottica dell’integrazione.
Femminicidio, emergenza o quotidianità? Quando si parla di femminicidio, la tendenza è quella di parlarne in termini di emergenza; è da qui che occorre ripartire ed agire: se il femminicidio può proporre aspetti emergenziali nelle manifestazioni di violenza fisica, è vero che i dati ci confermano che, piuttosto che di emergenza, occorre parlare di quotidianità. I dati ISTAT ci dicono infatti come la violenza sulle donne sia in rapida crescita nel nostro Paese: nel primo semestre 2013 si è registrato un aumento delle denunce per maltrattamenti del 10%; in Italia ogni due giorni viene uccisa una donna, per mano del marito, del compagno oppure dell’ex.
Aumentare il dialogo tra politiche nazionali e locali. Occorrono interventi concreti, strutturati in grado di agire dal punto di vista culturale e, quindi, sociale. Crediamo che debba essere incrementato il dialogo tra politiche locali e nazionali e che queste ultime si attivino in maniera sistemica e non per tamponare ciò che sembra emergenziale, ma che non lo è. Passi importantissimi sono già stati fatti, se pensiamo alla legge sul femminicidio, alla ratifica della Convenzione di Istanbul, alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica; ma non bastano. La violenza di genere è figlia della nostra civiltà, è discriminazione , è segnata dall’idea di possesso e di sopraffazione che ancora governa un Paese che si definisce democratico e che non può e non deve più tollerare nessuna forma di violenza, sia essa psicologica, fisica e sessuale.
Maria Elena Nepi, segretario circolo Pd Colonna San Marco
Giulia Periccioli, segretario circolo Pd Sant’Andrea