Il consumo di vino in Europa sta diminuendo. In Italia si è passati dai 60 litri annui pro capite del 1996 ai 47 attuali. I vitigni, invece, abbondano. La produzione supera la richiesta del mercato interno e nemmeno l'export basta ad assorbire le eccedenze. L'Unione europea ha deciso di ristabilire l'equilibrio tra domanda e offerta e aumentare la competitività dei produttori, riformando l'organizzazione comune del mercato, la cosiddetta Ocm vino. Che prevede generosi finanziamenti per chi vorrà estirpare: oltre un miliardo di euro di premi che Bruxelles ha complessivamente stanziato per eliminare 175 mila ettari di vigneti nel triennio 2009-2011. Per l'Italia il plafond è di 58.435 ettari, con un tetto del 10% per ogni singola regione.
Troppo stretti i tempi per stilare l'elenco dei vigneti di particolare pregio. Il regolamento comunitario è stato pubblicato soltanto il 30 giugno, il decreto del ministero delle Politiche agricole è del 23 luglio. L'elenco delle aree non estirpabili doveva essere inviato all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) entro ieri. Il termine per mandare la documentazione a Bruxelles scade oggi. Le Regioni che hanno presentato l'elenco – fa sapere l'Agea – sono sei: Abruzzo, Campania, Lombardia, Sicilia, Provincia autonoma di Trento e la Calabria. La Valle d'Aosta ha deciso che non consentirà estirpazioni. Nelle altre regioni i viticoltori più in difficoltà potrebbero sacrificare i vitigni storici terrazzati, in pendenza e di montagna che sono poco redditizi proprio perché di difficile coltivazione. Per il presidente del movimento «Città del vino» Valentino Valentini «le grandi regioni vitivinicole hanno dimostrato una scarsa conoscenza dei propri territori. Bastava poco per mettere al riparo aree di alto pregio». Che Valentini ricorda: i terroir delle isole Giglio ed Elba, dei Colli Apuani e della Val d'Orcia in Toscana; l'area del Soave Superiore e quella del Cartizze a Valdobbiadene, le colline terrazzate di San Pietro di Feletto in Veneto; la zona di confine con la Slovenia del Collio e dei Colli Orientali in Friuli-Venezia Giulia; la Val di Susa e il Canavese in Piemonte; i «vigneti delle sabbie» del Ferrarese in Emilia Romagna e le aree vitate del Parco dei Colli Romani nel Lazio. Il rischio è che si perdano vitigni autoctoni. O che succeda come in Francia, dove nella regione Languedoc-Roussillon la crisi della viticoltura locale e i vari piani nazionali di incentivi all'estirpazione hanno modificato la geografia agricola. Negli ultimi 20 anni sono stati estirpati 220 mila ettari coltivati e ne sono rimasti soltanto 280 mila. La scomparsa di quasi la metà delle viti ha, come ha descritto il Nouvel Observateur, «sfigurato» il paesaggio: le viti sono state sostituite soltanto in parte da altre coltivazioni di frutta e alcuni terreni non sono più stati coltivati. Intere colline sono state denudate.
Ora tocca ai viticoltori decidere. La domanda per accedere ai premi per l'estirpazione deve essere presentata a Bruxelles entro il 15 settembre 2008.