
di Pierluigi Piccini
SIENA. Ma non doveva già essere il Santa Maria della Scala il Centro Senese per l’Innovazione Culturale? E com’è finita? In un fallimento. Da anni si promette rilancio, innovazione, partecipazione. Oggi il progetto è abbandonato, senza una guida, senza una visione, senza risultati.
E chi si propone per un “nuovo tavolo di co-progettazione”? Comune, Università, Fondazione Monte dei Paschi: gli stessi che avrebbero dovuto essere il motore della Fondazione Santa Maria della Scala, della quale ancora oggi non si è nemmeno capito quale forma giuridica abbia.
Invece di fare autocritica, si ricomincia con lo stesso schema, sperando che la città non se ne accorga. Si cerca di costruire una nuova scatola vuota sopra le macerie di quella vecchia, senza nemmeno il coraggio di ammettere il fallimento precedente.
La verità è che non siamo davanti a una proposta innovativa: siamo davanti alla certificazione ufficiale della crisi della maggioranza.
Con l’apertura di Monaci e l’adesione di Sena Civitas a questo linguaggio da manuale della politica inconcludente, si chiude un cerchio: la debolezza è ormai evidente. Non potevamo sperare in una fotografia migliore dello stato reale delle cose.
Siena non ha bisogno di nuove sigle o nuovi slogan: ha bisogno di verità, competenza e capacità di governo. Tutto ciò che oggi manca.