"Continua a mancare un disegno complessivo per rilanciare la professione"

SIENA. Un emendamento al recente decreto sulla pubblica amministrazione ha stabilito che i medici di famiglia potranno restare in servizio fino a 73 anni. Si tratta però dell’ennesima “toppa” che non tocca i nodi che negli anni hanno reso la medicina generale un deserto, creando problemi crescenti ai cittadini. Problemi che non se ne andranno da soli perché nei prossimi due anni oltre 7mila medici di famiglia raggiungeranno l’età della pensione, aggiungendosi agli oltre 5mila che già mancano per avere un organico ottimale.
La crisi ormai conclamata della medicina generale, che è il punto di ingresso dei cittadini ai servizi e alle prestazioni del Sistema Sanitario, viene da lontano: dal 2012 al 2022 i medici di famiglia sono infatti diminuiti da 45mila a 39mila (-15%), e questo ha portato il numero medio dei pazienti da 1.100 a oltre 1.300 – un numero che è ulteriormente cresciuto negli ultimi anni, al punto che più della metà dei professionisti ha oltre 1.500 pazienti. Nel frattempo l’età media dei cittadini è aumentata, e questo ha portato a una domanda di salute molto più consistente e impegnativa per ciascuno di loro. Inoltre la burocrazia ha assorbito una parte sempre maggiore del tempo lavorativo dei medici, al punto che oggi circa il 50% di tutto il loro lavoro non è di natura clinica ma (nei fatti) amministrativa. Dulcis in fundo, la professione di medico di famiglia non è più sufficientemente remunerativa agli occhi dei neolaureati in medicina, dato che possono scegliere professioni sia più redditizie che più concilianti dal punto di vista dei ritmi di vita e di lavoro, non solo in Italia ma anche all’estero. Risultato? I giovani snobbano la medicina generale: lo scorso anno quasi 400 borse di studio per il corso di formazione sono infatti andate deserte, con punte del 40% in Lombardia, Veneto e Toscana.
Di fronte a un quadro simile – che è ormai di emergenza conclamata – i decisori politici sembrano non aver chiara la gravità del quadro: mentre infatti si adottano sempre più provvedimenti tampone, come l’estensione del limite per l’età pensionabile, ancora non si affronta il vero problema, vale a dire che senza una riforma profonda e ragionata il problema non sarà risolto. La sanità pubblica ha un costo e questo costo non ha fatto che crescere, perché è fisiologico che succeda quando la popolazione invecchia e le malattie croniche sono sempre più comuni. Solo una presa in carico continua e costante nel tempo può offrire ai cittadini risposte adeguate a questa nuova domanda di salute, ed è per questo motivo che senza una medicina generale forte e attrattiva per i giovani professionisti la sanità italiana continuerà a navigare in cattive acque. (Fonte Medici 2000 Siena)