di Augusto Mattioli
SIENA. “Attenzione, se la Toscana non è terra di mafia potrebbe però diventarlo”. Il preoccupante avvertimento lo ha lanciato questa mattina (8 luglio) il senatore Giuseppe Lumia, componente della commissione antimafia nel corso del convegno organizzato dalla Flai Cgil tenutosi nella tenuta di Suvignano.
Tema: i beni confiscati alla mafia di cui appunto la tenuta di Suvignano, 700 ettari in totale, nel comune di Monteroni, è un esempio eclatante.
“In Toscana come in altre regioni italiane del nord si guardano intorno per investire i loro capitali – ha aggiunto il senatore – per cui occorre colpire quando arrivano soldi e aziende e non dopo. E anche nella realtà senese ci sono boss mafiosi che operano. Per cui occorre prestare attenzione, molta attenzione: non arrivare quando la frittata è fatta. Questa è una battaglia che non riguarda solo i siciliani" ha avvertito Lumia, politico sottoscorta per le sue denunce.
Una battaglia dura perché la mafia è una vera potenza economica. Che essendo molto sensibile al denaro si sente sotto attacco quando le vengono confiscati i beni, come nel caso di Suvignano al cui utilizzo futuro in favore del territorio sono interessati il comune di Monteroni, la Provincia di Siena, la Regione, l’Arci e Libera, l’associazione di Don Ciotti che non ha potuto essere presente per progetti riguardanti la valorizzazione agricola, la legalità, lo sviluppo economico e sociale.
Per i beni confiscati alla mafia è stata costituita un’agenzia nazionale apposita che dovrà decidere cosa farne. Ma non ci saranno aste. Per Suvignano si punta ad una gestione degli organismi locali che hanno presentato dei progetti.
Jacopo Armini, sindaco di Monteroni si augura “che l’agenzia possa lavorare in piena autonomia. Intuisco che ci sono certe pressioni che arrivano dalla Sicilia ma mi auguro che non dia retta alle ingerenze”. Che sono possibili visto il valore di tutta la tenuta.