Delegazione mantovana di lavoratori MPS porta lettera di protesta a Bersani, a Roma sit in a Montecitorio
di Red – foto di Riccardo Guardabasso
SIENA. Nella città di Siena gli effetti dello sciopero del Cog dello scorso venerdì si sono notati, ma col solito distacco. In fondo i terminali nelle agenzie funzionavano e il lavoro è scivolato via abbastanza bene. “Altissime percentuali di adesione in tutti i poli con il blocco pressoché totale di tutte le attività”, ieri hanno affermato in una nota i sindacati della banca. I presidi organizzati nelle varie città hanno visto la partecipazione di moltissimi lavoratori che hanno confermato ancora una volta “la loro netta contrarietà ai progetti aziendali fatti di esternalizzazioni selvagge, tagli indiscriminati del costo del lavoro, azzeramento delle previsioni della normazione aziendale”. Tuttavia un risultato concreto sembra sia stato raggiunto: lo stop della prima ondata di “razionalizzazioni” che avrebbe portato, secondo i piani del management, alla chiusura di 100 agenzie in tutta Italia nel weekend: ma la protesta dei lavoratori del consorzio ha fermato tutto. A Mantova la protesta è stata visibile sia al Boma che nel centrale Corso Vittorio Emanuele, con un sit in che ha visto diversi esponenti politici a portare solidarietà ai lavoratori. La Gazzetta di Mantova scrive, poi, che “nel pomeriggio, una piccola delegazione di dipendenti di MPS è andata a Novi di Modena approfittando della presenza di Pieluigi Bersani per consegnare al segretario del Pd una lettera che chiedeva, in sostanza, un impegno dei parlamentari Pd a sollecitare un intervento del governo sulla questione Mps. Assieme ai dipendenti c’erano il segretario e i parlamentari mantovani del Pd”.
Qui Roma: oltre 150 lavoratori dei Consorzi operativi e gestionali della Banca sono scesi in piazza Montecitorio contro il piano di esternalizzazioni, vietate dal CCNL. Contestato il presidente Profumo, ma anche Monti e Bersani, considerati responsabili del “taglio programmato” dei diritti. “Manifestiamo il nostro dissenso nei confronti di quella politica che non ha fermato il management”, si legge nel comunicato congiunto dei sindacati del Consorzio, “nei fatti, queste decisioni porteranno a licenziamenti e precarietà nel lavoro bancario”. Infatti le società esterne in cui confluirebbero tutte le attività di back office dell’istituto per poter accettare tutto il personale conferito e la riduzione dell’importo della commessa di decine di milioni in pochi anni, non avrebbero altra scelta che ristrutturare precarizzando e licenziare per poter vivere e guadagnare alle condizioni offerte dal Tandem sulla pelle di lavoratori fatti uscire con questo escamotage dalla protezione del CCNL bancario. E’ una semplice considerazione matematica che non ha trovato alcuna obiezione, quindi porebbe essere ancora tragicamente vera. La precarietà che ne deriva è lampante: contratti atipici o a tempo determinato, salari minimi inferiori, diritti sindacali ridotti. Proprio per questo il CCNL aveva esplicitamente escluso la possibilità di esternalizzare parti o processi della banca stessa.
Oggi, ventisette del mese, è anche giorno di paga. La curiosità e i forti timori dei dipendenti era concentrata sul totale della busta paga. Il CIA è stato disdetto, un contratto integrativo proposto dall’azienda annunciato, ma è tutta lettera morta. Forse l’iniziativa sindacale di riaprire il tavolo dei lavori ha spiazzato la Direzione Generale? Nel dubbio ai lavoratori è stato consegnato un cedolino in cui si avverte, in perfetto avvocatese, che una parte dei soldi potrebbe essere richiesta indietro, tante volte la DG avesse ragione nel contenzioso appena avviato. Tra le tante novità nelle relazioni sindacali ingessate in lunghi anni di consociativismo e subordinazione alla politica imperante nell’istituto ci mancava soltanto la Spada di Damocle.