NEW YORK. Sale l'attesa per le decisioni sui tassi di interesse americani da parte della Federal Reserve, dopo che i drammatici sviluppi degli ultimi due giorni hanno riacceso le ipotesi di riduzioni del costo del danaro. Ipotesi però tutt'altro che unanimi tra analisti e osservatori, visto che i fed funds sono già ad un livello non elevato, il 2% a dispetto di perduranti pressioni rialziste sull'inflazione. Più condivisa la possibilità che la Fed si limiti ad aprire la strada a future mosse espansive. A far propendere per la possibilità di un taglio sono però anche le fortissime tensioni che si sono create ieri sul mercato interbancario Usa. La Banca centrale guidata da Ben Bernanke ha reagito con due diverse iniezioni di liquidità supplementari, prima da 20 miliardi poi da 50 miliardi di dollari, ma secondo alcuni analisti per stabilizzare davvero la situazione servirebbe anche un taglio sul costo del danaro. A pesare c'è innazitutto la nuova ondata di crolli dell'azionario a Wall Street, e a ruota di tutto il mondo, dopo la ridda di notizie negative che hanno investito la finanza americana nell'ultimo weekend. Prima Lehman Brothers, la banca d'affari che non è riuscita a trovare un acquirente e si è rassegnata a chiedere le procedure fallimentari, poi la Bank of America che si è lanciata all'acquisto di un'altra mega banca d'affari, Merill Lynch, esacerbando i timori sullo stato di salute del settore.