
SIENA. All’Accademia dei Fisiocritici si è svolta una giornata dedicata al tema “Take Care – PrenderSI Cura”, declinato in una molteplicità di visioni, discipline e sensibilità. Un pubblico da tutto esaurito ha accolto con entusiasmo le voci e le visioni di una rosa di relatori uniti da un tratto comune: l’urgenza e il potere del prendersi cura.
Caterina da Siena ritorna, tra storia e futuro
Tra i momenti più emozionanti del TEDxSiena 2025, una sorpresa teatrale: sul celebre tappeto rosso è salita Margherita Fusi, attrice senese dell’associazione Topi Dalmata, nei panni di Caterina da Siena. Con eleganza e una sottile ironia, ha dato vita a un suggestivo dialogo tra epoche, riportando la santa più celebre della città dal Trecento al cuore del terzo millennio. Caterina ha osservato la sua Siena di oggi con sguardo acuto e appassionato, sottolineando quanto sia cambiato… e quanto invece resti profondamente identico. Il suo messaggio – coinvolgente, intenso, universale – ha toccato corde profonde del pubblico: seguire la propria scintilla interiore, non rinunciare mai a combattere per la giustizia, ritrovare il coraggio di agire. Questa, secondo la “Caterina del futuro”, è la vera cura per l’umanità del presente: ritrovare in sé la forza di scegliere, agire e trasformare.
Oltre agli interventi dei relatori, ci sono stati momenti di intrattenimento e svago. La pittrice Michela Gatti ha presentato la sua opera “Purgatorio”: una pareidolia che ritrae un’ascensione di figure umane, scorte all’interno delle venature di una tavola di rovere. Apprezzatissimo anche il duo musicale formato da Emanuele Marsico e Sergio Aloisio Rizzo, con un tributo alle musiche di Pino Daniele.
Simona Sinesi, con il suo intervento “Egemonia della cura”, ha offerto una lettura sistemica e visionaria della cura come principio fondativo di un nuovo paradigma sociale ed economico, in cui l’etica e il benessere dell’individuo si pongono al centro dell’agire collettivo. Giulia Cicoli, nel talk “Più giustizia, meno carità”, ha messo in discussione le logiche tradizionali dell’aiuto umanitario, suggerendo un modello fondato su equità, ascolto e condivisione del potere, dove la cura si traduce in relazioni autentiche e paritarie. Massimo Biliorsi, con “A cavallo di una fiaba”, ha condotto il pubblico in un racconto emozionante del Palio di Siena, visto attraverso lo sguardo del cavallo. Un punto di vista inedito che ha fatto emergere il valore della cura come rispetto delle radici e del senso profondo di appartenenza.
Nel suo appassionato “La medicina narrativa e la guaritrice ferita”, Tiziana de Rogatis ha esplorato la dimensione terapeutica del racconto, mostrando come ascoltare e dare voce alle storie – proprie e altrui – possa costituire un atto di cura profondo, clinico e umano. Emanuele Mariotti, archeologo, ha portato il pubblico in un viaggio millenario con “La cura è un viaggio attraverso i secoli”, mostrando come le acque sacre del Bagno Grande di San Casciano siano da sempre luoghi di guarigione e spiritualità. Una cura che attraversa il tempo, unisce corpo e anima, umano e divino. Con “La cura può essere contagiosa?”, Adelina Tërshani, attivista e giornalista, ha proposto la cura come gesto politico e di resistenza: un’azione trasformativa capace di generare empatia anche nei conflitti più aspri, di unire invece che dividere. Dall’ambito aziendale, Carla Serafini ha messo in guardia contro l’abuso strumentale di concetti come “cura” e “inclusione”. Il suo “Come sopravvivere al carewashing” è stato un appello alla coerenza e all’autenticità: la cura, ha sottolineato, non è uno slogan, ma una presenza costante e reale.
Con “Passioni ribelli”, Cristina Cofacci ha spostato l’attenzione sulle relazioni umane nel mondo del lavoro, affermando con forza la necessità di un nuovo umanesimo che accompagni le transizioni digitali e ambientali senza perdere di vista la nostra natura relazionale. Lo chef Matteo Lorenzini, nel suo intervento “La cura dei capirotti”, ha saputo far sorridere e riflettere il pubblico raccontando la vita della cucina come una metafora del vivere comune: anche ciò che è imperfetto merita attenzione, rispetto e valorizzazione. Con precisione scientifica e chiarezza divulgativa, Emiliano Ricciardi, neuroscienziato, ha proposto un “Decalogo per il benessere cerebrale”, sottolineando come la salute del cervello si costruisca giorno dopo giorno, sin dall’infanzia. Francesco Fasano, docente ed esperto di sostenibilità, ha portato il pubblico a interrogarsi sulla direzione intrapresa dall’umanità con “La rotta della sostenibilità”. Una riflessione, metaforica e concreta, su come sia la bussola – e non l’orologio – a determinare la nostra salvezza.
Attraverso un linguaggio chiaro e coinvolgente, senza escludere alcuna possibilità, De Caro ha esplorato, nel suo intervento dal titolo “Possiamo comprendere se l’IA potrà mai comprendere?”, gli scenari futuri dell’Intelligenza Artificiale, mettendo in luce le implicazioni etiche, filosofiche e sociali di un mondo in cui le macchine potrebbero avvicinarsi sempre più all’umano, generando così interrogativi e problematiche per le scelte che ci attendono.