"Noi, per la candidatura per Siena 2019, non siamo appoggiati politicamente"
di Max Brod e David Busato
SIENA. Massimo Vedovelli, l’ex-rettore dell’Università per Stranieri diventato assessore alla Cultura da pochi mesi risponde alle domande al centro del dibattito culturale della città. Ecco le risposte del professore prestato alla politica che ha portato l’Università per Stranieri a livelli di eccellenza.
Iniziamo dalla fine: qual è il bilancio personale dei suoi primi mesi da assessore?
“Quando sono entrato in carica pensavo di trovare una città colpita e messa all’angolo, ed invece in questi tre mesi di assessorato ho registrato quasi 200 proposte di mostre, di attività nel cinema, nella musica etc… C’è voglia di attività culturali, di crescita culturale; c’è un’effervescenza che testimonia di quanta voglia ci siadi ripartire. Purtroppo però, le scarse risorse condizionano le scelte. Anche solo per la questione degli spazi da mettere a disposizione per le attività culturali, tenere aperto un teatro un giorno, per esempio, costa 2000 euro. Poi bisogna fare squadra; bisogna stimolare il dialogo e la cooperazione fra tutti coloro che producono cultura: anche per questo obiettivo ho voluto fare gli ‘incontri collettivi’ per riunire tutti coloro che si occupano di musica, arte, teatro, cinema”.
Cosa intende per cultura dalla prospettiva di un assessore alla cultura?
“Intendo almeno tre cose: animazione culturale, produzione culturale, fruizione dei beni culturali. Ho cercato come assessore di individuare tre vie per realizzare questi obiettivi: concentrarci sulle strutture e sui servizi culturali che devono erogare; sviluppare progetti e le attività che li concretizzano; creare posti di lavoro. In merito alle strutture, è grave la carenza degli spazi, ma ritengo, a questo proposito, molto importante il percorso intrapreso dalla Commissione Cultura sul Santa Maria della Scala, e ugualmente il lavoro dell’Amministrazione comunale che ha riaperto l’ingresso storico del Santa Maria e ha promosso la mostra su Staino. I dati ci danno ragione: al Santa Maria i visitatori sono aumentati di più del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per quanto riguarda il secondo punto, occorre agire secondo una progettualità e non per ‘eventi-spot’, che bruciano risorse e lasciano poco o nulla alla Città. Penso che un assessore non debba essere un direttore artistico; d’altra parte sono finiti i tempi delle infinite risorse a disposizione che rendevano possibile fare tutto. Ora bisogna scegliere fare scelte secondo obiettivi: per me quelli primari sono lo sviluppo dei livelli culturali della cittadinanza, e la creazione di nuovi posti di lavoro. La cultura può dare posti di lavoro: occorre puntare sulle nuove professioni, sulle tecnologie avanzate applicate ai beni culturali. Inoltre la cultura deve essere resa accessibile a tutti, non solo a livello di fruizione dei beni culturali, ma anche per quanto riguarda la produzione: la pittrice a cui è stato assegnato il Palio, per esempio, è portatrice di handicap, e anche per questo abbiamo attribuito l’incarico; Staino è un artista semi-cieco, ma con le tecnologie digitali rimane molto produttivo”.
Il futuro della città è la cultura?
“Sì, e su questo dobbiamo continuare ad investire. Siena, per esempio, ha una grande cultura del cinema. Ma questa voglia di cinema deve avere un motore, un progetto. Ad esempio, facendo cooperare pubblico e privato si potrebbe far diventare Siena un centro nazionale all’avanguardia per il sottotitolaggio dei film?”.
Candidatura di Siena a Capitale nel 2019. Lei come si coordina con il progetto?
“Vorrei ricordare che il Comune è il primo soggetto proponente. Abbiamo un grande Direttore come Pierluigi Sacco, al quale va lasciato tutto lo spazio progettuale possibileAbbiamo passato il primo filtro grazie alla qualità del progetto. Noi non siamo appoggiati politicamente come le altre città candidate: pensi a recenti dichiarazioni rilasciate da importanti politici. Sono convinto che andremo avanti per la qualità del nostro progetto, e che la commissione liberamente valuterà libera da pregiudizi politici”.
Le polemiche relative alla Zumba al Santa Maria sono state solo un incidente di percorso?
“Il Santa Maria deve essere un soggetto vivo. Per fortuna non ci sono stati danni e non è la prima volta che si fanno eventi del genere. Io nel corso degli anni ci ho visto di tutto: dalle presentazioni dei candidati a sindaco alle feste. Se mi ha dato noia? Io vorrei vedere quel luogo utilizzato per manifestazione pertinenti. Il problema è perché un cittadino pensa di poter tranquillamente appendere il suo soprabito o la sua borsa a una statua. Chi all’estero si permetterebbe di farlo? Siamo tra gli ultimi Paesi OCSE quanto a livello culturale; c’è un problema importante di sviluppo culturale nel nostro Paese. E allora la questione è la mancanza di sensibilità culturale”.
Quali sono le sue considerazioni sui flussi turistici?
A visitare la Torre del Mangia – l’anno scorso – sono venute 270mila persone, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente; i dati dei primi mesi di quest’anno fanno aumentare il pubblico del 30%! Siena dice ancora qualcosa a livello culturale! I dati sugli afflussi ai musei comunali ci dicono che i pubblici sono diversi come tipologia, e perciò hanno esigenze e modi diversi di fruizione dei beni culturali. Ad esempio, da gennaio a maggio il maggior numero dei visitatori va al Museo Civico, da giugno a ottobre invece alla Torre. Questo perché nel primo periodo prevalgonole scuole, nel secondo le famiglie. Stiamo lavorando a definire una sistematica offerta di laboratori culturali per aumentare e arricchire culturalmente il pubblico scolastico, tendenze cercando anche di farlo affluire nei cosiddetti mesi morti: ottobre – novembre. In questo periodo le scuole dei Paesi nordeuropei, ad esempio, hanno periodi di vacanze abbastanza lunghi”.
Questione Pinacoteca: c’è chi analizzando l’idea di spostare le opere al Santa Maria della Scala ha fatto notare che non è cambiando il muro al quale si appende un quadro che si cambia il numero di visitatori di un museo, che ne pensa?
“Sì è giusto. Sono problemi che stiamo affrontando con la Soprintendenza, instaurando un dialogo costruttivo e intenso. Si tratta di vedere la questione in termini di sistema: i musei di Siena – comunali, statali, dell’Opera del Duomo – devono interagire fra di loro, coordinarsi, ciascuno nel rispetto delle proprie specificità, ma anche sviluppando funzioni che non si sovrappongano inutilmente. Andare oggi al museo non significa più visitare una quadreria; non abbiamo più oggi quell’educazione ‘visiva’ dell’opera d’arte del passato in grado di farcela apprezzare: allora, bisogna sviluppare un un progetto museologia sui musei di Siena secondo un quadro coerente e condiviso, e anche con una prospettiva innovativa per la loro fruizione”.
Appalto culturale. Opera Laboratori è un operatore molto discusso in città, qual è il suo punto di vista sull’appalto di servizi culturali all’esterno della città?
“Credo sia un modello che grazie alle leggi di qualche anno fa, ha cambiato in meglio la situazione. Prima nemmeno un bookshop poteva essere fatto nei musei. Chiaro che va trovata la forma giuridica giusta, rispettando le leggi e sempre salvaguardando la potestà dell’ente pubblico sulla progettazione culturale. Poi, sono i bandi di gara che devono mettere in grado di far emergere i migliori.”.
Museo del Palio, che ne pensa?
“Una buona idea che stiamo cercando di sviluppare e di condividere con le Contrade. Il museo del Palio può essere, paradossalmente, anche un’occasione per superare lo stereotipo che a Siena non si possa parlare di arte contemporanea. Invece il contemporaneo è inscritto nel dna culturale della città. Trovate un’altra città del mondo dove la popolazione tutta –ricchi e poveri, colti e non colti – è chiamata a dare un giudizio estetico su un’opera d’arte contemporanea: questo è proprio ciò che avviene quando il Drappellone entra nell’Entrone e viene svelato”.
Il problema del turista che mangia una pizza, guarda la piazza, e scappa via è al centro della sua agenda?
“È un problema innanzitutto al centro del lavoro della mia bravissima collega Sonia Pallai. I turisti vanno fatti entrare nei musei, organizzando laboratori e lezioni attività che li attraggano e li facciano andare via da Siena più ricchi spiritualmente e con un buon ricordo della Città. Abbiamo avuto già diverse proposte in merito, progetti pronti, da mettere a sistema. Poi dobbiamo conquistarci nuovi pubblici. Come quello del turismo lento: anziani che hanno buona salute, disponibilità di tempo e di risorse, e che cercano un rapporto intenso, non superficiale con i beni culturali. O i cinesi, turisti con ampie disponibilità di denaro; al proposito,spero che si arrivi presto al volo diretto Shanghai-Pisa. La nostra Università per Stranieri è quella con più ospiti cinesi in Italia: dietro questi 1000 cinesi, ci sono 2000 genitori ricchi; pensiamo davvero che questi 2000 genitori non abbiano voglia di venire a vedere dove studieranno per cinque anni i loro figli?”.
L’attuale effervescenza culturale, in quale misura è dovuta – secondo lei – alla Candidatura a Capitale Europea della Cultura? “La candidatura non è stato l’unico motivo, ma sicuramente uno importante. Ugualmente importante è la voglia della Città di riprendersi, di ‘uscire dall’angolo’, per usare un’immagine pugilistica. ”.
Parlando del suo rapporto con i media, si sente spesso dire che lei è una persona dal “profilo basso”. La sua è una scelta voluta?
“Io sto tutti i giorni a lavorare tra università e comune. Chiunque vuole mi può raggiungere. Faccio il mio dovere cercando di ascoltare tutti. Profilo basso: che cosa vuol dire? Che non strillo? Forse perché sono stato educato così”.
Quali sono in progetti in cantiere?
“A breve termine abbiamo la giornata della danza del 29 aprile, ideata per riunire le 14 compagnie di danza (un dato stupefacente per una città di 50mila abitanti), poi il 21 giugno la giornata della musica e a fine ottobre la giornata del contemporaneo. Stiamo progettando la stagione teatrale non senza difficoltà, perché vogliamo valorizzare le compagnie locali, mantenendo alta la qualità in presenza di risorse molto ridotte. Poi c’è la questione delle residenze artistiche: purtroppo, durante il commissariamento si è persa l’occasione di rispondere ai bandi regionali, cosa che ci ha fatto perdere non poche risorse; per fortuna con la Regione è stato avviato un dialogo che mi sembra promettente. Mostre: innanzitutto mi piacerebbe ripetere la tradizione che offriva ai pittori del Palio di fare una mostra, e spero si possa iniziare dai pittori di quest’anno. Poi avremo una mostra per ricordare il centenario della nascita di Mario Luzi, con la Notte Bianca della Poesia (in centro) lui dedicata; vorrei anche ricordare Parronchi, ospitando una bella mostra sul suo fondo. In questo modo avremmo una duplice ricognizione sul rapporto fra poesia e arte nel Novecento toscano. Inoltre con la Soprintendenza stiamo pensando a idee di più ampio respiro. Mi piacerebbe mettere al Santa Maria i quadri senesi che si esporranno a Bruxelles durante il semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione europea. Poi c’è il tema del paesaggio, tema critico per il nostro Paese: sarebbe bello andarne a riscoprire le radici nell’arte, innanzitutto senese, fino ad arrivare agli stereotipi recenti e ai non-paesaggi sui quali tanti bravi fotografi mettono l’accento.. L’anno prossimo è il centenario della nascita di Alberto Burri, e potrebbe essere l’occasione per affrontare ancora il tema contemporaneo, soprattutto in rapporto con Brandi. A questo proposito, vorrei vedere riaprirsi una riflessione teorica su una linea brandiana di restauro dell’oggettistica anche capace di promuovere percorsi formativi per le attività professionali, perché nelle contrade ci sono competenze e saperi tutti da valorizzare”.
Laura Vigni denuncia il fatto che – con l’adesione del Comune alla Fondazione Musei Senesi – sono stati ampliati a dismisura gli ambiti di attività della Fondazione, allargando le competenze dai musei, anche agli archivi, alle biblioteche, ai monumenti ed ai beni ambientali della città di Siena per tutta quella che può essere la loro attività: valorizzazione, promozione, conservazione, restauro, catalogazione, esposizione. Un “grande fratello della cultura” che violerebbe anche la legge regionale 21 che separa distintamente la gestione di biblioteche e archivi, da quella dei musei e gallerie. Che ne pensa?
“No, nessun grande fratello, ma solo un’istanza che può contribuire a coordinare la rete dei musei del territorio. Ovviamente, nel rispetto delle specificità locali e delle potestà che spettano solo agli organi di governo politico della Città”.
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