La missiva indirizzata ai segretari di Coordinamento, provinciali e nazionali
“In riferimento alle trattative legate al piano industriale del Monte dei Paschi di Siena i lavoratori del Consorzio Operativo di Gruppo MPS di Roma rivolgono un appello alle Segreterie di Coordinamento Aziendale ed alle Segreterie Regionali e Nazionali di categoria affinché in questa difficile vertenza non vengano meno, nell’attuale momento particolarmente delicato, i principi fondamentali finora validamente sostenuti in difesa dei diritti dei lavoratori e dei loro posti di lavoro.
L’azienda ha da tempo sferrato un attacco violento ed ingiustificato ai dipendenti tutti, tramite la arrogante disdetta unilaterale del C.I.A. e la decisione di esternalizzare migliaia di lavoratori in una ottica vetero padronale che non ha alcun nesso con lo scopo di rilanciare l’azienda; questo attacco, infatti, mina alle fondamenta lo spirito di appartenenza e di collaborazione dei dipendenti e, tramite quella che l’azienda definisce con spregio “terziarizzazione” del back office, intende espellere migliaia di lavoratori, precarizzando il loro rapporto di lavoro senza che ci sia alcun beneficio economico reale: infatti al costo del personale in tal modo si aggiungerebbe il compenso a terzi dei servizi resi, a meno che, come si evidenzia dal piano industriale, tale contributo non tenda a breve a ridursi significativamente, rappresentando la premessa evidente di VERI E PROPRI LICENZIAMENTI VILMENTE DEMANDATI A TERZI.
La vigorosa protesta del corpo lavorativo e la convinta opposizione dei Coordinamenti Sindacali Aziendali ha finora posto un argine alle intenzioni padronali; la mancata firma di un accordo ha reso molto difficile le iniziative aziendali e nel frattempo si è generata una diffusione delle informazioni in merito a come il Monte dei Paschi intende UTILIZZARE 3,5 MILIARDI DI EURO DI AIUTI DI STATO PER CANCELLARE MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO; mentre i sindacati hanno proposto in alternativa un progetto basato su principi solidaristici che otterrebbe tagli dei costi del personale di entità pari a quelli desiderati dalla azienda e riduzioni di organico nei tempi e nella misura ipotizzati dall’azienda stessa con strumenti contenuti nel CCNL e negli accordi di settore; con il valore aggiunto di preservare il solo patrimonio rimasto all’azienda: il personale e la sua professionalità.
MA L’AZIENDA NON VUOLE AFFRONTARE LA SOLUZIONE SOLIDARISTICA CHE COSTEREBBE ANCOR MENO DELLA TERZIARIZZAZIONE, SENZA SPIEGAZIONI, PRESUMIBILMENTE PERCHE’ IN GIOCO CI POSSONO ESSERE ALTRI INTERESSI, TRA I QUALI QUELLO DI AVVIARE UN DIVERSO MODO DI GESTIRE IL FUTURO DEI RAPPORTI DI FORZA TRA AZIENDE E LAVORATORI.
ADESSO È UN MOMENTO DI GRANDE DIFFICOLTA’ PER LA BANCA; ESSA HA FORTEMENTE BISOGNO DI UN ACCORDO SINDACALE PER POTER REALIZZARE IL SUO PROGETTO DI ESTERNALIZZAZIONE IN UNA FASE NELLA QUALE IL MONDO SOCIALE, ISTITUZIONALE E POLITICO STA MANDANDO SEGNALI DI INSOFFERENZA PER QUESTA GRAVE VERTENZA. Non è certamente il momento di abbassare la guardia, tantomeno di esporre il fianco alle pressioni aziendali minando l’unità dei lavoratori.
Per questo i lavoratori del C.O.G. di Roma invitano i loro rappresentanti sindacali, aziendali e nazionali, a tenere dritta la schiena e continuare a tutelare i loro diritti ed i loro posti di lavoro come avvenuto finora, ed in particolare:
1) MANTENERE FORTE E COMPATTA L’UNITA’ DEL TAVOLO SINDACALE
2) TENERE VIVA L’ATTENZIONE DELLA SOCIETA’, DEI MEDIA, DELLE ISTITUZIONI, DELLA POLITICA SULLA LORO VERTENZA
3) CONSIDERARE NELLA DOVUTA ATTENZIONE CHE I PRINCIPI NON SONO NEGOZIABILI E LA FIDUCIA RIPOSTA DAI LAVORATORI NELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI E’ SEMPRE E COMUNQUE LEGATA ALLA COERENZA DELLE AZIONI RISPETTO AL MANDATO RICEVUTO
4) NON CADERE NELLA TRAPPOLA AZIENDALE CHE POTREBBE MANIFESTARSI IN UNA PROPOSTA DI RIDUZIONE DEL NUMERO DEI LAVORATORI DA ESTERNALIZZARE OD IN UNA SERIE DI PRESUNTE GARANZIE (CONTRATTO, CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA, ETC.): IN QUESTO PAESE LE AZIENDE NON RISPETTANO NIENTE, COMINCIANDO DAL CCNL CHE HA CHIESTO AI LAVORATORI FORTI SACRIFICI ECONOMICI IN CAMBIO DELLA TUTELA DEI POSTI DI LAVORO ED ORA E’, DA PARTE DELLA ASSOCIATE ABI, COME CARTA STRACCIA, COME DIMOSTRATO DA QUESTE ESTERNALIZZAZIONI MINACCIATE E VOLUTE; PERCHE’ DOVREMMO CREDERE A GARANZIE CHE POSSONO ESSERE UGUALMENTE TRADITE?
5) NON TRASCURARE CHE UNA EVENTUALE ESTERNALIZZAZIONE, ANCHE RIDOTTA NEI NUMERI, RAPPRESENTEREBBE UN CUNEO IN CUI INFILARE POI NUOVE PRETESE AZIENDALI; OGGI NE VENGONO ESPULSI MILLE, DOMANI ALTRI MILLE, DOPODOMANI ALTRI ANCORA, COME DIMOSTRANO LE VICENDE DI UNICREDITO
6) SE QUALCHE RESPONSABILE SINDACALE TROVA APPREZZABILE IL SISTEMA DELLE ESTERNALIZZAZIONI PROPONGA SE STESSO E TUTTA LA SUA STRUTTURA PER CANDIDARSI A TAL FINE, MA NON METTA LA FIRMA DEL SINDACATO AD UN ACCORDO IN ASSOLUTA PERDITA PER I LAVORATORI
7) TUTTI RICORDINO CHE SENZA LA FIRMA DEL SINDACATO I LAVORATORI POTRANNO SEMPRE OPPORSI GIUDIZIALMENTE AD EVENTUALI FORZATURE AZIENDALI; QUELLA FIRMA RAPPRESENTEREBBE UN DOPPIO TRADIMENTO PER I LAVORATORI CHE RIBADISCONO LA PROPRIA ASSOLUTA CONTRARIETA'”.
PROMEMORIA SUL PIANO INDUSTRIALE MONTE DEI PASCHI
Prima della scorsa estate il Monte Dei Paschi di Siena ha varato un piano industriale che prevede una serie di iniziative che hanno pesantissime ricadute sui dipendenti; tali scelte, oltre ad essere profondamente ingiuste ed immorali, sono anche ingiustificate, poiché i problemi della azienda, pur inseriti in un contesto generale e di settore, sono specificatamente legati ad una proprietà non in grado di patrimonializzare la banca ma anche determinata a non lasciare che subentri un altro soggetto in grado di farlo.
Anche per questo è stato richiesto, e concesso dal governo Monti, un intervento pubblico con quasi 4 miliardi di euro che, sotto forma di prestito obbligazionario, vanno a compensare la carente patrimonializzazione del gruppo bancario; in pratica la Banca è al momento sotto tutela dello Stato.
Allora perché tutto questo dovrebbero pagarlo i dipendenti, mettendo a rischio i posti di lavoro?
La questione più scottante è quella della espulsione dalla azienda di quasi 2.400 dipendenti tramite una esternalizzazione che è di fatto un licenziamento differito e demandato ad un soggetto terzo; come definire diversamente il conferimento ad altra azienda di un ramo di attività che comporta costi del personale per 260 milioni annui in cambio del pagamento per il primo anno di 320 milioni, per il secondo di 160 milioni e dal terzo anno di 80 milioni?
Infatti come potrebbero sopravvivere i 2400 posti di lavoro se il committente (MPS) dopo un anno dimezza il contributo riconosciuto e dopo due anni lo dimezza ulteriormente? E’ evidentemente un grave inganno che mira alla cancellazione dei posti di lavoro.
Le Organizzazioni Sindacali hanno proposto una alternativa concreta e praticabile, che comportasse nell’arco del piano industriale dapprima i risparmi economici equivalenti (i dipendenti rinuncerebbero volontariamente ad una quota intorno al 10% della propria retribuzione diretta o indiretta) e poi la riduzione strutturale dell’organico voluta dall’azienda (quasi 3.000 unità), praticata, però, con gli strumenti contrattuali previsti per il settore; accompagnamento alla pensione di tutti coloro che raggiungerebbero i requisiti nel periodo con il Fondo di Solidarietà e di Sostegno al Reddito del settore del Credito, riduzione del costo del lavoro tramite riduzioni del salario, anche differito, DI TUTTI I 31.000 LAVORATORI con un impianto solidaristico per importi equivalenti ai tagli dei costi voluti dall’azienda.
Tale strada, CHE NON COMPORTA ONERI PER LO STATO, è però giudicata impercorribile dalla azienda; ma essa non ne dichiara i motivi: forse perché sono inconfessabili? Abbiamo la percezione di una volontà tendente ad una forma di precarizzazione del rapporto di lavoro.
PERCHE’ IL MONTE DEI PASCHI VUOLE CON FEROCE DETERMINAZIONE ESPELLERE MIGLIAIA DI DIPENDENTI, METTENDO A RISCHIO IMMEDIATO LA TENUTA SOCIALE DI MIGLIAIA DI FAMIGLIE?
COME E’ AMMISSIBILE CHE QUESTO TESSUTO SOCIALE VENGA SCONVOLTO QUANDO GLI STESSI OBIETTIVI SONO PERSEGUIBILI CON IL CONVINTO COINVOLGIMENTO SOLIDARISTICO DEI 31.000 DIPENDENTI?
PERCHE’ LE ISTITUZIONI LOCALI, TUTTE RIFERITE AL PD, CHE CONTROLLANO IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA BANCA, NON DIFENDONO I POSTI DI LAVORO?
COME PUO’ IL GOVERNO MONTI TACERE SULLA QUESTIONE QUANDO LA BANCA SOPRAVVIVE GRAZIE AI QUASI 4 MILIARDI DI EURO CONCESSI DAL GOVERNO STESSO E PROVENIENTI DALLE TASSE PAGATE DAI CITTADINI, E, COME NOTO, ESSENZIALMENTE DAI DIPENDENTI?