
di Pierluigi Piccini
SIENA. Come si distoglie l’attenzione da un argomento scomodo o da una discussione fastidiosa?
Un esempio lampante è il recente dibattito alla Camera sulle crisi che stanno investendo l’Europa. Il nuovo scenario politico, segnato dal ritorno di Trump sulla scena americana, ha posto la presidente del Consiglio di fronte a un bivio: mantenere un sostegno incondizionato alla precedente amministrazione USA o affrontare il disimpegno, ormai evidente, degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa. La tensione si è acuita quando qualcuno ha persino affermato che l’Unione Europea sarebbe stata creata per danneggiare l’America e gli americani.
Al centro del confronto c’era il tema degli armamenti e della difesa dell’Europa da una possibile minaccia russa. Ma ecco che, con una sola frase, la discussione cambia completamente direzione: “Il Manifesto di Ventotene non è la mia storia”. Con queste parole, Giorgia Meloni scatena un’ondata di reazioni. “L’atmosfera si surriscalda, la seduta viene sospesa tra disordini e il dibattito sulla politica estera italiana viene accantonato. Il governo appare diviso, il Parlamento è in subbuglio e, nel frattempo, Meloni parte per Bruxelles senza attendere la ripresa dei lavori”. Il risultato? Il focus mediatico si sposta sul Manifesto di Ventotene e sulla provocazione politica, mentre i problemi di fondo passano in secondo piano.
Il dibattito si prolunga per giorni, raggiungendo il culmine in una trasmissione televisiva in cui Fausto Bertinotti afferma: “Su Ventotene, a Meloni avrei tirato un libro in testa”. Ma la vera domanda è un’altra: queste tecniche di distrazione sono episodi isolati o fanno parte di un metodo consolidato per evitare di affrontare le questioni cruciali? Quante volte, di fronte a situazioni complesse, l’attenzione pubblica viene deviata su temi apparentemente più coinvolgenti per l’opinione pubblica?
I media, naturalmente, giocano un ruolo fondamentale in questo meccanismo. Una volta accesa la miccia, si moltiplicano gli interventi, le dichiarazioni, le polemiche. Il tema della sicurezza, ad esempio, viene evocato ciclicamente per creare un clima di paura e divisione, polarizzando il dibattito tra “noi” e “loro”. Lo stesso schema si ripete a livello locale: a Siena, per esempio, la crisi della Beko e il progetto dell’aeroporto di Ampugnano sono argomenti centrali, ma spesso trattati più come strumenti di propaganda che come questioni da risolvere concretamente.
Nel caso Beko, la possibile soluzione sembra essere l’acquisto dello stabilimento di via Toselli da parte degli enti locali, anche se, questi ultimi dichiarano la loro totale disponibilità all’acquisto subordinandola a un progetto di reindustrializzazione. Nel frattempo, l’aeroporto di Ampugnano viene presentato come la soluzione miracolosa per rilanciare il turismo, senza però coinvolgere adeguatamente il Comune su cui ricade la pista, molto vicina alla proprietà di Bagnaia.
In definitiva, la strategia è sempre la stessa: evitare il confronto sui problemi reali, spostando l’attenzione su temi secondari o su provocazioni politiche. Alla fine, ciò che rimane è un’opinione pubblica influenzata dai media, con una memoria collettiva sempre più labile e facilmente manipolabile.