Bankitalia controlla la qualità dei prestiti concessi e in sofferenza
di Red
SIENA. La notizia diffusa da Milano Finanza è ghiotta e merita più di un accenno distratto: “La Banca d’Italia ha acceso un faro sulla gestione delle sofferenze delle principali banche italiane”. E prosegue: “è partita un’ispezione trasversale di sistema su una ventina di istituti di credito italiani, compresi i più grandi quali Intesa Sanpaolo, Unicredit, MPS, Ubi Banca, B. Popolare, B. P. Milano e B. P. E. Romagna. Si tratterebbe di verifiche straordinarie sulla gestione dei crediti in sofferenza, a incaglio e ristrutturati e sulle relative politiche e prassi applicative. In particolare la lente sarebbe puntata sugli accantonamenti per crediti in sofferenza, in vista di una situazione economica che resterà difficile anche nel primo semestre 2013”.
La cosa colpisce molto: nel caso di Monte dei Paschi, sappiamo bene che solo nel 2012 ispettori di Bankitalia e Consob si sono trattenuti in azienda per molti mesi. E i crediti non li avevano controllati? Se fosse davvero così, potrebbe venire fuori un mondo di disservizi che spiegherebbe bene tante stranezze. Ad esempio, come un presidente di banca per il quale “fare il banchiere non è il mio mestiere” ben lasciò via libera a che suoi conoscenti in Campania (come descrive la procura di Salerno in una pubblica indagine, da leggere sulla stampa locale), accedessero al credito senza le dovute garanzie. Tanto che la famiglia Amato ebbe milioni di euro di credito da MPS garantiti da una società con sede all’estero e un capitale sociale di 10.000 euro. Milioni perduti, chiamateli crediti incagliati o inesigibili: valli a cercare nei paradisi fiscali o, come ipotizzato negli uffici giudiziari competenti, nelle slot machines di Montecarlo.
Ieri sera Report ha squarciato il velo sul “bancomat” bancario del centrodestra rappresentato da BPM, dopo aver descritto quello del centrosinistra nella famosa puntata su Siena. Anche nella capitale industriale del Belpaese i favori agli amici si sprecano, con danno per i conti della banca. E il conto lo pagheranno i 700 lavoratori in esubero. Ma ora che i danni sono stati fatti, “La Vigilanza” prosegue MF “dopo il robusto calo delle percentuali di copertura negli anni della crisi, vorrebbe ulteriormente uniformare i criteri di definizione dei crediti deteriorati tra gli istituti. La procedura è simile a quella messa in campo circa un anno fa per fotografare l’andamento dei crediti in bonis, anche se in questo caso la tempistica dovrebbe essere più stretta. Le ispezioni infatti dovrebbero durare circa tre mesi, visto che la Vigilanza vuole disporre quanto prima di una mappatura ancora più completa e aggiornata del sistema bancario nazionale. Oltre al tema degli accantonamenti, ci sarà attenzione anche sulla provvista di liquidità, ma questa problematica non riguarderebbe tutti gli istituti sotto esame: in media la posizione di liquidità delle banche italiana è risultata in miglioramento nelle ultime settimane, grazie alla riduzione delle tensioni sui mercati del debito sovrano”.
Un problema grave, evidenziato dalla scelta delle principali banche italiane di pubblicare i dati della terza trimestrale nello stesso giorno, e subito crocifissi dagli analisti: in totale nei libri contabili delle prime sei banche figurano crediti deteriorati pari a 113 miliardi di euro, equivalenti all’8,66% del totale dei crediti verso la propria clientela. Dal 31/12/2011 si è registrato contabilmente un peggioramento del 22%. Anche qui purtroppo si distingue MPS: ha il 12% di attività deteriorate (sopra la media, in crescita dal 9,2%), pari a 17 miliardi di euro, ma con sofferenze al 5% sul totale dei crediti netti (la media dei sei gruppi bancari esaminati è del 3,54%).Una brutta palla al piede per gli amministratori delegati degli istituti di credito nell’azione di risanamento, e per Fabrizio Viola in particolare. Ma ora ci penserà la Vigilanza, che – per conto di Banca d’Italia – dovrà fornire i numeri per capire se sia il caso di progettare una bad bank sull’esempio spagnolo (anche per questo, al momento, il mercato delle cessioni di portafogli in sofferenza è bloccato). Ma abbiamo bene imparato come le istituzioni italiane siano affidabili nel campo dell’esame tecnico, ma non lo siano affatto nel campo delle applicazioni politiche, dove gli interessi dei lavoratori e del benessere comune mai sono stati presi in considerazione. Altrimenti nessun Grilli, nessuna Tarantola, nessun Draghi, nessun Bersani, dall’alto delle loro posizioni di comando, avrebbero lasciato a Mussari la facoltà di comprare Antonveneta: MPS non aveva i fondamentali economici per farlo, come era scritto nei bilanci e come la storia ha poi soltanto certificato.