"L'ateneo conferma una deriva razzista e militarista inaccettabile"

SIENA. Dall’organizzazione studentesca Cravos riceviamo e pubblichiamo.
“Oggi, durante la seduta del Senato accademico, l’Università di Siena ha confermato un’inaccettabile deriva razzista e militarista, approvando due delibere molto problematiche. La prima, che elimina la possibilità per gli studenti stranieri di presentare l’ISEE parificato, e la seconda, che riguarda una collaborazione con l’esercito americano.
L’eliminazione dell’ISEE parificato comporta l’automatica applicazione della soglia massima di tassazione per tutti gli studenti stranieri non beneficiari di borsa di studio DSU, una misura ingiusta e discriminatoria. La stragrande maggioranza degli studenti stranieri non possiede redditi in Italia superiori a 9mila euro e, pertanto, non può presentare un ISEE ordinario. L’abolizione dell’ISEE parificato, senza fornire alternative valide, priva questi studenti della possibilità di poter presentare la necessaria documentazione per accedere a una contribuzione equa, creando una grave disparità di trattamento tra italiani e stranieri.
Nella stessa seduta, l’Ateneo ha deciso di depositare un brevetto finanziato dalla US Army per un “connettore magnetico indossabile per indumenti intelligenti”. Unisi, pubblicamente, sbandiera di essere un istituzione neutrale, che persegue obiettivi di pace, ma in realtà questo è solo l’ultimo degli accordi che mostra come la nostra “buona” Università sia pienamente coinvolta nel mercato militare, procurando gli elementi di ricerca fondamentali per la produzione di armi e tecnologie belliche. Ricerche vendute non solo all’esercito italiano, ma anche ai nostri “cari amici” americani.
Se Unisi da una parte ci guadagna economicamente, dall’altra le aziende delle armi e gli eserciti finanziano progetti di ricerca per sviluppare tecnologie in ambito militare o dual use. In questo modo, non solo potenziano la produzione di strumenti di guerra, ma ripuliscono la loro immagine e si legittimano scientificamente, sfruttando il prestigio di atenei storici come Siena.
Oltre a non poter controllare se il risultato della ricerca di Unisi verrà usato per scopi civili o militari, il vero problema è che il settore militare non si limita a finanziare la ricerca: la indirizza, ne condiziona gli obiettivi e limita l’indipendenza dell’Università.
Come può l’Università di Siena prendere posizione su temi come le guerre o il riarmo, quando collabora con l’esercito americano e aziende come Leonardo per finanziare progetti di ricerca? Come può definirsi neutrale o promotrice di pace se accetta fondi da un esercito responsabile di conflitti, operazioni illegali e ripetute violazioni del diritto internazionale?
Come possono i nostri docenti insegnare l’importanza della memoria, se l’Ateneo accetta soldi da chi sostiene la pulizia etnica del popolo palestinese? E come può Unisi dichiararsi equa e inclusiva, se colpisce gli studenti stranieri con un aumento indiscriminato delle tasse?
Vogliamo difendere un solo confine: quello che divide il mondo accademico da quello militare. Perché l’Università non si può e non si deve militarizzare, o non è più Università. Ogni relazione tra questi due mondi riduce la libertà di chi fa ricerca, e la loro riduzione di libertà è anche la nostra, di studentesse e studenti. Difendere il confine tra accademia e industria militare significa difendere la libertà di tutti noi, così come difendere il diritto degli studenti stranieri a una tassazione equa significa difendere un’università realmente pubblica e accessibile a tutti.
Per questo chiamiamo alla mobilitazione la comunità cittadina e studentesca per fermare l’aumento delle tasse e chiedere l’interruzione dei rapporti tra l’Università di Siena e il settore militare. Ci vediamo il 28 marzo alle 9:30 nel cortile del Rettorato, in occasione del Consiglio di Amministrazione di Unisi”.