Il Vescovo di Volterra porge il suo saluto ai nostri lettori
Carissimi fedeli, sorelle e fratelli in Cristo Gesù,
nell’imminenza del Natale mi sento in dovere di rivolgervi gli auguri, accompagnati quest’anno da un invito.
Il mio suggerimento è quello di avvicinarci alla capanna di Betlemme e di contemplare nel piccolo bambino la semplicità di Dio che entra sommessamente nella storia degli uomini e la divide in due parti: prima di Cristo e dopo Cristo. La semplicità e la fragilità di questo bambino sono il segno della grandezza e della potenza di Dio, che cerca il contatto con gli uomini e per mezzo delle cose più semplici parla al cuore delle persone che senza pregiudizi sono desiderose di verità. Dio non sceglie le case dei potenti né la sapienza dei letterati per essere vicino alle persone di buona volontà, ma parla da cuore a cuore nella semplicità per rischiarare le nostre tenebre e offrire speranza nelle nostre angosce.
Questa storia divisa in due parti dalla venuta di Gesù non è statica, ma in movimento continuo e imprevedibile. Il particolare momento storico che stiamo vivendo pone fine a certezze risultate effimere e suscita interrogativi profondi. Forse è il caso di riscoprire che l’uomo è fatto a immagine di Dio, e che la dignità umana è più importane dei mercati. Fino a quando si possono chiedere sacrifici attuali per un bene ipotetico che deve venire? E quale sarà la natura di questo bene? La vita delle persone non può essere regolata dalle leggi del mercato: fino a quando sarà necessario imporre nuove forme di schiavitù per realizzare lo stato di benessere imposto dai mercati?
Per quanto riguarda le persone che si dicono credenti, converrà riconsiderare che il luogo scelto da Dio per entrare nella storia è una capanna, aperta verso il cielo dove cantano gli angeli e aperta in basso per accogliere i pastori. Per la Chiesa non è più il tempo di creare barriere, alzare steccati, che impediscono sì alle persone di uscire, ma che impediscono anche di entrare alla persone che momentaneamente sono fuori. Pensiamo alla chiesa di San Galgano, così strettamente legata alla nostra storia cristiana di Volterra: una chiesa senza tetto, senza porte e finestre: una Chiesa in cui tutti possono entrare, e nella quale si può vedere il cielo.
Queste considerazioni ci aiutino a riflettere sulla vera natura del Natale e ad affrontare con rinnovato impegno le nostre responsabilità di cittadini e di cristiani. La venuta del Signore Gesù sia a ciascuno di conforto, e anche questo Natale sia occasione di festa e di speranza.