La stessa legge finanzia il Monte e cancella la Provincia
di Red
SIENA. Non si può negare che per salvare dalla cancellazione la propria provincia ogni territorio abbia buone ragioni e valide argomentazioni; altrettanto non si deve negare che l’interesse generale (risparmi veri per la spesa pubblica) deve essere prevalente in ogni caso. Domenica mattina a Matera si è svolta la manifestazione di protesta contro l’abolizione della seconda provincia lucana e l’incorporamento in quella di Potenza. Con i gonfaloni dei 33 comuni che compongono l’ente, per le strade della “Città dei Sassi” si è snodato un lungo corteo, con tanto di ripresa televisiva, andata in onda su Rainews. Una manifestazione politica che spiega bene come l’errore di non aver abolito tout court tutto il sistema delle province in favore del mostro amministrativo partorito dal governo Monti sia gravissimo. Infatti l’abolizione della provincia di Matera renderà Potenza un ente di 10.000 kmq in perfetta sovrapposizione con la Regione Basilicata. C’è da dire che anche la regione Umbria coinciderà con la provincia di Perugia: l’equilibrismo del governo nel cercare di scontentare tutti ha prodotto un’azione, che porterà sì qualche risparmio, ma senza cogliere la sostanza della riforma che poteva essere veramente importante.
Le idee sulla politica in campo di decentramento, regionalismo e centralità del governo nazionale sono molto confuse, e hanno seguito negli ultimi venti anni le indicazioni di rinnovamento nate con la Lega Nord. Un terreno dove Bossi & C. sono stati a lungo inseguiti, ma senza una idea di Stato alla base. Cosicché dopo aver delegato tante funzioni agli enti locali, a Roma hanno scoperto che tutto ciò favorisce la nascita di nuovi esponenti politici indipendenti dalle correnti e dai comitati della capitale. Un discorso difficile, ma su cui si dovrà tornare, e comunque le province salve subiranno un sensibile declassamento in materia di importanza e poteri effettivi che tanto valeva abolirle in un colpo solo ed evitare queste mortificanti discussioni sulla legittimità storica dell’essere provincia. Intanto a Siena si tenta un disperato colpo di coda, per non scivolare verso l’accorpamento con Grosseto: finalmente si manifesta. Ma non servirà a nulla, se non a posticipare le inevitabili discussioni sui nuovi equilibri: quelli romani non verranno scossi dal “separatismo” senese e nelle stanze del potere si sa benissimo. La legge 7 agosto 2012 n. 135 ha convertito il decreto legge 6 luglio 2012 “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario)”. Due cose che apparentemente non c’entrano fra di loro: province e MPS, l’unico beneficiario del provvedimento finanziario. O no? Da una parte si definiscono l’ambito e i tempi tecnici dell’accorpamento delle province e delle prefetture (Titolo IV, art. 17 e seguenti); da un’altra, giusto sul finire del testo legislativo (Titolo V bis, art 23 sexies), si realizza l’emissione degli strumenti finanziari di sottoscrizione chiamati comunemente i “Monti bond” su “specifica richiesta di Banca Monte dei Paschi di Siena Spa”. Tutto nella stessa legge. Una coincidenza davvero stupefacente. Il via libera della camera è stato votato con 371 si, 86 no e 22 astenuti, con il voto del PD che in un colpo solo ha ottenuto la salvezza della banca e la fine della provincia: come potevano opporsi i rappresentanti senesi in Parlamento a qualcosa più grande di loro, non è dato sapere.