MONTALCINO. "Sono finiti i nostri giochi. Questi attori, come ti avevo detto, erano solo fantasmi, e si sono vaporizzati nell'aria. In aria sottile. E come l'edificio senza basi di quella visione, anche gli alti torrioni incoronati di nuvole, e i sontuosi palazzi e i templi solenni, con le inerenti sostanze, dovranno dissolversi. E come l'irreale spettacolo appena svanito, svaniranno, senza lasciare fumo di sé”. Queste parole, tratte da “La tempesta” di Shakespeare, sembrano il modo migliore per chiudere la XXXI edizione del Festival Internazionale di Montalcino. Anche perché proprio nella capitale del Brunello Eduardo De Filippo lavorò alla traduzione del capolavoro del Bardo, come è stato ricordato nella cerimonia di affissione della targa la sera dell’inaugurazione del Festival, domenica 25 luglio scorso.
Ad officiare l’omaggio al drammaturgo napoletano l’attrice Isa Danieli, che si era appena prodotta nel recital “Fragile”, al cospetto di 200 persone.
Sono proprio i numeri a testimoniare il successo del Festival: circa un migliaio di spettatori nelle varie serate di spettacoli, 50 artisti coinvolti, provenienti da ogni parte d’Europa (Francia, Spagna, Olanda, Belgio etc.), senza contare l’autorevole presenza d’oltreoceano del colombiano Enrique Vargas; 15 repliche delle varie pièce in una settimana, tre incontri di studio e ricerca, dalla presentazione del volume “Corpo teatro” di Jean-Luc Nancy (edizioni Cronopio) al dibattito “I sotterranei dell’avanguardia” sul periodo delle Cantine teatrali.
Indovinata e apprezzata la formula delle cene spettacolo, che ha combinato i sapori del territorio, la partecipazione dei cittadini montalcinesi e l’estro degli artisti che si sono messi in gioco raccontando storie e innescando uno scambio diretto con il pubblico, a partire dal debutto di “Fiasco” di Kulturificion n.7, passando per “Il mio amico D” di Pietro Tammaro e Luca Saccoia e “Brunello senza titolo” di Pablo Volo, fino alla chiusura di Marco Mario de Notaris con “Tagli ver. 1.0” davanti a 130 persone.
Poi i laboratori: 24 allievi selezionati per i workshop “Commedia” di Giorgio Barberio Corsetti e “Il viaggio dell’uva” di Vargas, due settimane di lavoro e una risposta eccellente, come ha dimostrato il tutto esaurito delle sei repliche del regista colombiano che ha trascinato gli spettatori in un pecorso sensoriale alla scoperta della terra e dei suoi frutti.
In ultimo, gli applausi a scena aperta che hanno salutato lo studio “Il principe Jorgos”, esito della residenza artistica condotta da Benedetto Sicca con 12 artisti: cinquanta minuti di emozioni, suggestivi movimenti scenici e tecnologie d’avanguardia a servizio del teatro.
Un bilancio del festival che si può definire entusiasta sia testimoniato dalla partecipazione del pubblico che dalle performances artistiche. La strada del discorso squisitamente teatrale ha pagato, nonostante fosse il primo anno di ritorno alla formula originaria del Festival: “Una scommessa vinta che ci fa ben sperare per le future edizioni. Lo sforzo economico pur grande messo in campo dal Comune, se messo a servizio dell’arte e del territorio, ha un ritorno socio-culturale di grande importanza”, ha detto Maresa Magini, assessore alla cultura di Montalcino.
Il sindaco Maurizio Buffi: “Siamo molto contenti del clima realizzato a Montalcino in questi giorni, ci ha riportato alla tradizione e allo spirito con cui negli anni ’80 è nato il festival, proiettandoci nel futuro con quelle che sono le nuove tendenze del teatro contemporaneo”. Hilenia De falco, direttore artistico del Festival in rappresentanza di Interno 5, il gruppo che ha organizzato la manifestazione, si spende sull’impatto sociale con la comunità montalcinese: “Al di là del discorso meramente artistico di cui siamo convinti, ci ha profondamente toccato il rapporto umano che si è creato con gli abitanti di questo magnifico borgo. Una vera comunione di intenti che è l’ingrediente essenziale per lavorare bene: grazie a tutti”.
