Il mantra profumiano non vale poi tanto...
di Red – foto di Corrado de Serio
SIENA. Il dottor Viola ha un bel daffare a lamentarsi nelle interviste dell’opinione di Moody’s. Ma l’agenzia di rating ha gente nel suo staff pagata per fare le pulci ai bilanci delle società quotate, prima di emettere sentenze. Se da una parte è comprensibile che un giudizio sul Piano Industriale venga dopo che si dispieghino le conseguenze delle riforme del Tandem (e ci vuole tempo), dall’altra non può far finta di niente davanti alle contestazioni.
Nel secondo trimestre i costi del personale, ad esempio, sono aumentati del 4,1% passando da 519 milioni del primo trimestre a 540 milioni. E’ possibile che 4,5 milioni siano la contabilizzazione della buonuscita di Antonio Vigni, ma gli altri 16,5? Solo effetto dei nuovi dirigenti arrivati dall’esterno o, come risulterebbe da una indagine interna, “sembra inoltre materializzarsi una gestione del personale dirigenziale assolutamente fuori controllo sia per quanto attiene ai personali incarichi operativi, mai definiti con chiarezza, che per i loro livelli di retribuzione”. Di questo passo la riduzione di 4.600 unità non sarà servita a nulla… Intanto lunedì ha incontrato il deputato leghista Gianni Fava, che nella serata di mercoledì sarà di nuovo a Siena per una manifestazione organizzata dal suo partito. Pare che l’AD di Monte dei Paschi abbia ripetuto all’onorevole il mantra profumiano “Più la politica si avvicina a queste vicenda, più rischia di bruciarsi le mani” e la volontà di riprendere le trattative con il sindacato sempre che questi rinunci alla pregiudiziale sulle esternalizzazioni sulle quali potrebbe dare “garanzie per il futuro occupazionale”, se non abbiamo capito male.
Rimane il fatto che chi ha scelto Viola è stato il CdA del 2011 presieduto dal piddino Giuseppe Mussari, altro che politica lontana dalla banca: visto che non lo è, almeno sia chiara in quello che dice e in quello che fa. Perché la pur solerte comunicazione di Rocca Salimbeni non ha diffuso comunicati a proposito, cosicché il mondo della comunicazione elettronica è rimasto escluso dalla notizia. Scelta mediatica voluta? Certe indecisioni non fanno bene all’immagine che la Direzione Generale vorrebbe proiettare all’esterno (gli analisti finanziari sono noti per stare con gli occhi fissi sui computer), anzi la comunicazione zoppa sembra che voglia soddisfare esigenze di botteghino e non un pubblico di cittadini che, come i dati audipress (stampa cartacea) e audiweb confermano, si orienta a informarsi sempre di più attraverso internet. La distruzione di valore perpetrata ai danni di MPS e della sua Fondazione meriterebbe almeno il rispetto di una informazione più corretta da parte dei nuovi attori (ma anche dei vecchi che resistono abbarbicati alle poltrone) che, come abbiamo visto, tendono invece a restringere il perimetro del recinto come se l’istituto fosse una cosa loro e non un bene comune della città. A proposito di bene comune, attendiamo dal governo – se e quando la legge approvata diventerà tale superati i canonici sessanta giorni – delucidazioni sulle conseguenze per Palazzo Sansedoni della nuova governance provinciale che si attuerà. Dato che la Fondazione esiste ed è tale non per statuto (che ne è diretta conseguenza non solo temporale), ma per legge dello Stato (Amato docet), la Deputazione non può autoriformarsi ma dovrà essere soggetta a una nuova regolamentazione che dica a chi toccherà la nomina che faceva capo alla Provincia di Siena. Che, come è noto, nel corso del 2013 andrà a sparire. C’è caso che, dietro le finestre su Piazza del Campo, ci sia qualcuno che si stia affannando per nulla.