L'aumento di capitale con lo sconto smonta il titolo
SIENA. Come già riportato in altro articolo (vedi), la convocazione del cda del Monte dei Paschi e le indiscrezioni sull’ordine del giorno dello stesso hanno contribuito a deprezzare il titolo in Borsa, tanto che ha chiuso a -7,52. Le voci di uno sconto intorno al 40 per cento sul Theoretical ex right price hanno dato il colpo finale a BMPS, assieme al fatto che la Fondazione potrebbe decidere di vendere in toto il proprio pacchetto azionario per seguire le linee direttive del proprio piano di ristrutturazione, che prevede la messa in sicurezza e la tutela del patrimonio. Non ci sono stati commenti da Palazzo Sansedoni alla decisione della banca di convocare il cda.
Intanto in tribunale è ripreso il dibattimento sui derivati Alexandria, processo nel quale sono accusati di aver occultato a Bankitalia il mandate agreement Antonio Vigni, ex direttore generale della banca, l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri.
Il primo testimone ascoltato oggi, il colonnello della Guardia di Finanza Pietro Bianchi, ha confermato che il costo della ristrutturazione è stato di 220 milioni e che nel bilancio del 2009 del Monte non vi è traccia dell’operazione. In quell’occasione la banca chiuse con un utile di 165 milioni e distribuì un dividendo simbolico di un centesimo ad azione. Centesimo che permise la remunerazione delle cedole per i possessori del Fresh. “Mps avrebbe dovuto farsi carico del costo dell’operazione di ristrutturazione chiesta a Nomura, ma la cifra venne invece ribaltata nell’operazione Btp 2034”, ha riferito il colonnello. Per la Procura di Siena, la ristrutturazione di Alexandria e l’operazione Btp 2034 sono funzionalmente collegate dal “mandate agreement”. Su domanda del difensore di Mussari, Bianchi ha detto che la cifra di 220 milioni non era contenuta nel mandate agreement ma è stata ricavata da altri documenti: nel mandate non è specificato il costo dell’operazione.
Nella prossima udienza in programma il 2 dicembre sarà con tutta probabilità ascoltato l’attuale amministratore delegato Fabrizio Viola, che dovrà spiegare come venne ritrovato il mandate agreement nella cassaforte di Vigni.
Intanto in tribunale è ripreso il dibattimento sui derivati Alexandria, processo nel quale sono accusati di aver occultato a Bankitalia il mandate agreement Antonio Vigni, ex direttore generale della banca, l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri.
Il primo testimone ascoltato oggi, il colonnello della Guardia di Finanza Pietro Bianchi, ha confermato che il costo della ristrutturazione è stato di 220 milioni e che nel bilancio del 2009 del Monte non vi è traccia dell’operazione. In quell’occasione la banca chiuse con un utile di 165 milioni e distribuì un dividendo simbolico di un centesimo ad azione. Centesimo che permise la remunerazione delle cedole per i possessori del Fresh. “Mps avrebbe dovuto farsi carico del costo dell’operazione di ristrutturazione chiesta a Nomura, ma la cifra venne invece ribaltata nell’operazione Btp 2034”, ha riferito il colonnello. Per la Procura di Siena, la ristrutturazione di Alexandria e l’operazione Btp 2034 sono funzionalmente collegate dal “mandate agreement”. Su domanda del difensore di Mussari, Bianchi ha detto che la cifra di 220 milioni non era contenuta nel mandate agreement ma è stata ricavata da altri documenti: nel mandate non è specificato il costo dell’operazione.
Nella prossima udienza in programma il 2 dicembre sarà con tutta probabilità ascoltato l’attuale amministratore delegato Fabrizio Viola, che dovrà spiegare come venne ritrovato il mandate agreement nella cassaforte di Vigni.