Nelle ultime settimane le condizioni meteo avverse hanno reso più complessa la gestione dei voli in diverse aree d’Europa, causando rinvii e annullamenti su tratte brevi, medie e intercontinentali. Le compagnie aeree hanno dovuto fronteggiare potenti raffiche di vento e piogge intense, mettendo in atto protocolli di emergenza per garantire la sicurezza dei passeggeri e degli equipaggi. Questo scenario ha influito sui collegamenti interni e ha ridotto anche le possibilità per chi doveva muoversi oltre i confini nazionali.
Le ultime perturbazioni che hanno colpito scali strategici
Le condizioni meteorologiche avverse rappresentano una delle cause più comuni di cancellazione o ritardo dei voli, con conseguenze significative per i passeggeri. Tempeste, forti venti e nevicate possono compromettere la sicurezza del volo, costringendo le compagnie aeree a rinviare o annullare le partenze e – in determinate circostanze, per le quali suggeriamo di informarvi su siti autorevoli in materia come RimborsamiTu.it – a provvedere non solo all’assistenza ma anche al rimborso del volo, come previsto dalla normativa europea.
È una situazione che si è verificata poco tempo fa con le ultime perturbazioni che hanno colpito duramente aeroporti strategici, come quello di Amsterdam, snodo fondamentale per i collegamenti aerei verso destinazioni lontane. La tempesta Darragh, alimentata da correnti atmosferiche molto intense, ha generato una reazione a catena: aerei fermi a terra, gate sovraccarichi e viaggiatori alla ricerca di soluzioni alternative.
La situazione, già complessa, ha richiesto interventi rapidi e una pianificazione più flessibile, mentre i centri meteo osservavano costantemente l’evoluzione del fenomeno. Nel frattempo, in altri Paesi, come il Regno Unito e l’Irlanda, gli effetti del maltempo hanno raggiunto livelli drammatici, con danni, blackout e tragiche conseguenze.
Gli effetti del maltempo in Europa e gli interventi ad Amsterdam
L’ultimo picco di criticità è stato registrato nell’aeroporto olandese, dove le correnti atmosferiche generate dalla tempesta Darragh hanno costretto il principale vettore a ridefinire l’operatività. L’assetto dello scalo di Amsterdam-Schiphol, in cui sono presenti sei piste, avrebbe dovuto garantire una certa flessibilità, eppure le condizioni estreme hanno imposto delle misure restrittive.
Ci sono state raffiche variabili comprese tra 270 e 340 gradi, con intensità costante intorno a 29 nodi e picchi fino a 39, che hanno spinto KLM ad adottare il protocollo di emergenza mirato alla riduzione dei voli sul breve e medio raggio. Questa procedura è una risposta consolidata all’imprevedibilità atmosferica che, tra la fine dell’estate e la primavera successiva, attraversa di frequente il Nord Europa.
Cosa è successo ai voli in partenza da Amsterdam
In questa situazione, i voli della mattina del 6 dicembre dall’Italia verso Amsterdam non sono decollati come previsto. I collegamenti da Bologna, Roma, Firenze, Venezia e Milano Linate sono stati annullati, mentre da Torino è stato effettuato un servizio regolare con un aereo di dimensioni più contenute, un E175, che ha superato le difficoltà meteo.
Dalla capitale olandese si è invece riusciti a far partire velivoli per alcune destinazioni italiane: Milano Linate e Venezia hanno ottenuto l’autorizzazione per decollare, mentre per Roma e Bologna era in programma una successiva normalizzazione del traffico. Al contrario, hanno subito cancellazioni i collegamenti di metà giornata con Torino e Firenze, che hanno costretto i passeggeri a riprogrammare i loro itinerari.
La strategia adottata dal vettore in presenza di venti intensi e instabili, fenomeno non raro nei mesi che vanno da settembre ad aprile, non ha investito la totalità della rete. L’obiettivo è stato quello di garantire i voli sul lungo raggio, considerati prioritari per mantenere un equilibrio nei flussi internazionali.
Le rotte continentali, più brevi e gestibili, hanno subito tagli e spostamenti per prevenire ritardi a catena. È una scelta che riflette la necessità di tutelare la sicurezza nei contesti atmosferici più duri, mantenendo allo stesso tempo l’infrastruttura aerea in condizioni operative accettabili.