“San Pietro risana gli infermi con la sua ombra” nuova acquisizione dei Musei Nazionali di Siena
SIENA. È stata presentata stamani dal direttore Axel Hémery e dallo storico dell’arte Marco Ciampolini la nuova acquisizione dei Musei Nazionali di Siena per la Pinacoteca Nazionale. Si tratta del dipinto a olio su tela di uno dei più importanti pittori del Seicento senese, Raffaello Vanni, raffigurante San Pietro risana gli infermi con la sua ombra.
La Pinacoteca Nazionale di Siena è storicamente povera in capolavori del Seicento senese, perché i suoi primi fondatori ai tempi dell’Istituto di Belle Arti, Ciaccheri e poi De Angelis, raccolsero soprattutto opere dal Duecento al Cinquecento. I principali quadri del Seicento in Pinacoteca sono provenienti dalle commissioni del governatore Mattias de Medici, entrate nel fondo nell’Ottocento e della collezione Pratesi approdata al museo nel 1995. Solo Ruttilio Manetti e Bernardino Mei sono già rappresentati con opere di qualità. Raffaello Vanni è quasi assente dalle collezioni se non con delle opere minori.
Il quadro acquistato dall’antiquario senese Taddeucci presenta, oltre a un’iconografia rara e spettacolare, una storia collezionistica prestigiosa, essendo appartenuto alla collezione Piccolomini.
“L’acquisizione di questo quadro – afferma Axel Hémery – consente di presentare al pubblico senese un capolavoro di uno dei suoi più grandi pittori e di rafforzare la collezione relativa al Seicento, anche nell’ottica di un futuro ricongiungimento dentro alla Pinacoteca delle opere ora presenti a Palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla.”
L’opera
San Pietro risana gli infermi con la sua ombra è un quadro della maturità dell’artista. Marco Ciampolini, specialista dell’artista e della pittura senese del Seicento, ci indica una datazione durante gli anni 1640, ma prima del Trionfo di David della collezione Chigi Saracini, datato 1648. Lo stesso Marco Ciampolini pubblica l’opera nel Repertorio della pittura senese del Seicento.
Il dipinto ci è pervenuto in uno stato di conservazione perfetto e, fatto più unico che raro, si presenta ancora sulla sua tela e nella sua cornice originali.
Anche se non è nota la commissione, sappiamo che è appartenuto alla famiglia Piccolomini, che abitò dal Settecento fino al secolo scorso, Palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla, oggi una delle sedi dei Musei Nazionali di Siena.
Il pittore testimonia nel dipinto una notevole padronanza della narrazione drammatica e riesce a integrare dei frammenti di composizione ispirati a grandi esempi del passato, come la citazione dell’Incendio del Borgo di Raffaello nell’uomo che porta sulle spalle una donna svenuta. È notevole la capacità di Raffaello Vanni di realizzare una composizione monumentale con una grande varietà di atteggiamenti. Di notevole interesse sono gli angeli che portano all’apostolo Pietro gli attributi del capo della chiesa: la tiara pontificia e le chiavi.
Il pittore
Raffaello Vanni (Siena 1595-1673) fu il motore della pittura barocca a Siena ed ebbe una lunga carriera trascorsa tra la città natale e Roma. Figlio del grande Francesco Vanni, conobbe poco il padre, che morì nel 1610, ma questo fu importante per indirizzarlo adolescente a Roma dove entrò nell’ambiente dei bolognesi Guido Reni e Antonio Carracci. È documentato anche un soggiorno a Venezia che aiuta a capire il gusto per il colore e per la materia pittorica. Rientrato seguì l’esempio di Pietro da Cortona, interpretandone l’arte con forme e colori delicati di stampo squisitamente senese, divenendo così uno dei suoi più originali seguaci. Fu autore di importanti cicli ad affresco e di grandi pale d’altare, anche fuori dei suoi principali luoghi di produzione. Il suo ruolo di spicco tra i pittori attivi a Roma raggiunse l’apice con l’elezione a Principe dell’Accademia di San Luca nel 1658.