Zanonato, sindaco Pd di Padova, alza i toni contro le esternalizzazioni
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. All’accelerazione della risposta politica al politico presidente di MPS Alessandro Profumo ha partecipato anche Flavio Zanonato, sindaco di Padova. La sua presa di posizione, poi, ha costretto il sindaco di Mantova a scendere in campo nei giorni seguenti, prendendo di petto Profumo qualche giorno fa. Nella narrazione di un avvenimento del 13 ottobre Igor Cipollina della Gazzetta di Mantova racconta: “Boma, Hotel La Favorita, di fronte a una rappresentanza larga più di centocinquanta lavoratori Mps (da Mantova, Firenze, Padova e Milano), Flavio Zanonato ha promesso: «Darò il mio contributo per creare un movimento di opinione attorno alla vostra battaglia. Come? Attraverso l’Anci, coinvolgendo i sindaci di tutte le città toccate dal piano industriale di Montepaschi». Applausi. E se pure il movimento di opinione non dovesse lievitare, Zanonato avrebbe comunque fatto la sua bella figura. «Lui i dipendenti distaccati al consorzio operativo di Padova li ha già incontrati» incalza Laura Bonaffini, militante del Pd che, però, interviene in qualità di portavoce dei suoi colleghi. I 135 che il mese scorso lanciarono un appello «al mondo politico locale nella sua globalità». Dai deputati in giù o, alla rovescia, dal sindaco in su. I parlamentari hanno risposto «pronto», il presidente della Provincia Alessandro Pastacci si è affacciato all’Hotel Favorita, raccogliendo consensi con il calcio assestato agli stinchi degli industriali locali che all’epoca della fusione Mps-Bam fecero bei soldi e oggi se ne stanno zitti. Sodano niente: probabilmente all’Hotel La Favorita non è stato nemmeno invitato, ma se si fosse presentato spontaneamente non l’avrebbero messo alla porta e anche lui avrebbe fatto la sua figura” . Il Boma, luogo della riunione, è un edificio in vetro e allumino che a Mantova è sede del Consorzio Operativo, in via Pietro Verri 29/31. “Tre piani più garage, archivio e locali tecnologici per un totale di 3.319 metri quadrati. Alla modica cifra di? La trattativa è riservata” ci informa Cipollina. “E se mai qualcuno dovesse comprare, Montepaschi potrebbe affittare gli stessi uffici dal nuovo proprietario (spostamento di costi da una partita a un’altra che aiuta a ottemperare alle prescrizioni Eba ma non cambia i termini delle spese, ndr). Alla peggio i dipendenti sfrattati potrebbero traslocare al Centro servizi di via Grossi, zona stadio, dove c’è spazio per tutti”. Si possono consultare questo e altri annunci pubblicati sul sito di Mps immobiliare. La società del gruppo è incaricata della dismissione degli immobili: filiali e tutte le altre proprietà, come terreni, palazzine, appartamenti, magazzini. L’ordine è fare cassa, operazione avviata da tempo e non soltanto da Montepaschi. Ma il mercato immobiliare locale non è diverso da quello nazionale, e la sensazione che alla direzione Generale siano partiti in ritardo con le dismissioni è diffusa, ma non è una novità per chi vive alla latitudine di Siena. Il mercato della Lombardia è inchiodato, come nella Mantova ex isola felice della sinistra di potere.
Lo strano silenzio che proveniva da Padova era sospetto. Nelle sue visite in città alla vecchia Antonveneta, il Tandem è stato sempre accolto bene e ci era sembrato che la politica locale (Zanonato è un ex segretario provinciale del Partito Comunista, ora sindaco Pd) avesse un approccio particolare alle questioni di MPS. Oggi si conferma la frattura fra il PD senese e il PD delle altre province interessate dal Piano Industriale. A Siena il partito appare appiattito acriticamente sulle posizioni e le intenzioni di Profumo e Viola (che è tornato a chiedere che il sindacato rinunci alla posizione di rifiuto delle esternalizzazioni come condizione per tornare al tavolo delle trattative). Dr. Jeckyll e Mr. Hyde? Simili irrigidimenti non servono a uscire dai problemi; la lentezza della direzione generale nel mettere in pratica le misure già possibili certo non aiuta; il ricorso agli ammortizzatori sociali esistenti per il settore non è stato attivato (almeno nessuno lo ha fatto sapere e la stessa Fornero ha detto di non aver avuto richiesta). Tutto ciò, nell’ormai imminente presentazione della trimestrale, non si sa cosa in che numeri verrà tradotto, e le previsioni ottimistiche di Viola lasciano sui mercati finanziari il tempo che trovano. A chi giova non confrontarsi su soluzioni alternative all’esternalizzazione, ammesso che possa portare i benefici sperati? Davvero non è possibile ottenere risparmi dalla gestione del centro Operativo, dove la dinamica dei costi non è chiara a nessuno, nemmeno ai controllori di Value Partner (Profumo friendly, altro che società terza di verifica), che trovano enormi difficoltà a descrivere il business che vi viene esercitato?