Una giornata di studi al Santa Maria della Scala nel cinquantesimo anniversario della scomparsa
SIENA. Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa (avvenuta a Siena il 22 novembre 1974), il Comune di Siena ricorda Piero Sadun, pittore, scenografo e progettista d’interni. Giovedì 21 novembre, alle ore 16, nella sala Sant’Ansano del Complesso del Santa Maria della Scala, con i saluti del Sindaco di Siena Nicoletta Fabio e del Presidente della Fondazione Santa Maria della Scala Cristiano Leone, si terrà una giornata di studi dedicata all’artista che nel dopoguerra divenne una delle voci più interessanti ed originali della pittura del secondo Novecento italiano.
Di famiglia ebraica, allontanato dagli studi per le leggi sulla razza del 1938, studiò pittura a Firenze; successivamente, a seguito dell’occupazione tedesca del 1943, grazie all’ausilio di Monsignor Luigi Rosadini (proclamato “Giusto tra le Nazioni”) si unì alla Resistenza, operando nell’aretino fino alla Liberazione. Sul finire degli anni Quaranta si trasferì a Roma, dove già nel 1948, esponendo con Stradone, Scialoja e Ciarrocchi, si distinse come pittore intenso ed unico. Se ne accorse Cesare Brandi, suo amico e grande estimatore, che ne scrisse più volte, così come Mario Verdone, altro amico d’infanzia, per il quale aveva illustrato il volume “La città dell’uomo”, e più in generale la critica d’arte del tempo.
Gli anni Cinquanta segnarono così l’inizio della sua affermazione in Italia e non solo: sue opere vennero esposte alla Biennale di Venezia, a New York, alla Tate Gallery di Londra, oltre che in prestigiosi musei italiani, prima tra tutte la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che sotto la direzione di Palma Bucarelli volle acquisire numerose tele di Sadun nella sua collezione permanente, così come, tra gli altri, la Banca d’Italia, il Monte dei Paschi di Siena, e la Banca Nazionale del Lavoro, oltre che per gli interni della nave da crociera “Raffaello”. Con la sua pittura, nel frattempo, Sadun proseguiva la propria personale ricerca sulla luce, il colore e lo spazio: dopo un inizio figurativo, che progressivamente va a rileggere la lezione di Chagall e Soutine, negli anni Cinquanta il suo lavoro si concentra sulle forme, con echi di Morandi. Poi, nel decennio successivo, l’approdo al grumo di colore, dapprima in un dialogo, e infine nei monocromi dell’ultimo periodo, che restano immediatamente riconoscibili nella loro unicità. Scenografo per il Teatro dell’Opera di Roma, progettista d’interni, nel 1966 fu tra gli ideatori e gli animatori (insieme a Capogrossi, Fontana, Colla) della rivista “Qui Arte contemporanea”, edita a Roma da Lidio Bozzini, mentre poco dopo venne chiamato ad organizzare e dirigere la neonata Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Sotto la sua direzione, l’Abaq divenne immediatamente un punto di riferimento per la cultura del tempo, aprendo la specificità dello studio dell’arte alle discipline più diverse e avvalendosi di docenti del calibro di Mario Ceroli, Sylvano Bussotti, Alberto Arbasino, Carmelo Bene, Lorenza Trucchi. Colpito da un grave male nel 1973, si spegne a Siena il 22 novembre 1974, a soli 55 anni.
Alla giornata di studi dedicata al percorso artistico di Piero Sadun interverranno tra gli altri, Luca Quattrocchi, docente di storia dell’arte all’Università di Siena, Axel Hemery, direttore dei Musei Nazionali di Siena e di Villa Brandi, Luca Verdone, regista e amico di Sadun, Federico Fusi, docente all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, Anna Di Castro, della Comunità Ebraica di Firenze, sezione di Siena, e Alessandro Masi, storico dell’arte e studioso di Sadun.