Tempi comici perfetti per uno spettacolo di circa tre ore di gags, musica e ballo
di Giulia Tacchetti
SIENA. Quando il pubblico esce dal teatro ridendo, citando le battute che lo hanno più divertito, vuol dire che lo spettacolo ha funzionato al massimo delle aspettative. Tre ore (compreso l’intervallo) di intrattenimento in cui le gags, la musica, il ballo rendono i ritmi incalzanti ed i tempi comici perfetti. Questo è lo spettacolo portato in scena (ieri sera la seconda replica) da Pierfrancesco Favino con il Gruppo Danny Rose “Servo per due” (One man two guvnors) di Richard Bean, rappresentato per la prima volta a Londra nel 2011 con la regia di Nicholas Hiytner. La traduzione e l’adattamento di questa prima versione italiana dell’opera di Bean sono di Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli, che firmano anche la regia, di Marit Nissen e Simonetta Solder.
L’opera goldoniana “Il servitore di due padroni” scritta nel 1745 rivive con tutta la sua comicità riadattata agli anni ’30 in una Rimini fascista, in cui la Commedia dell’Arte si intreccia con il varietà, tipico intrattenimento di quegli anni. La rivisitazione non sconvolge ne’ il testo ne’ lo spirito della Commedia dell’Arte, in quanto il Gruppo Denny Rose, gruppo di istrioni affiatatissimo, dà prova di professionalità attraverso un repertorio in cui l’improvvisazione non sfugge mai di mano. Mancano le maschere, i nasoni, i costumi carnevaleschi, ma l’elemento popolare emerge negli sketch esilaranti, nella gestualità volutamente caricata dei personaggi, nel dinamismo sul palcoscenico provocato dalle entrate ed uscite dei tanti attori, nel coinvolgimento del pubblico. La band Musica da Ripostiglio suona sotto il palcoscenico, come le orchestre nelle opere, ma i quattro elementi che la compongono si esibiscono anche sulla scena suonando e ballando musiche degli anni ’30, con intermezzi tipici dello spettacolo di varietà. Pippo, interpretato da un incredibile P. Favino, pur nella sua diversità, rappresenta l’Arlecchino della Commedia dell’Arte. Come il personaggio goldoniano smania per mangiare e per avere una fidanzata, appare scaltro, ingenuo e provoca confusioni ed intrighi con le sue bugie. Le “maschere” rivivono anche negli altri personaggi, indimenticabile il vecchio cameriere nella scena del ristorante, nei comportamenti che fanno parte della commedia di oggi. Le scene di Luigi Ferrigno sono quelle tradizionali: tele dipinte prospetticamente, due porte laterali per gli ingressi e le uscite dalla scena, arredi ridotti al minimo. L’intento della rappresentazione è quello di far passare alle numerose persone presenti (il teatro ha registrato il tutto esurito) una serata in allegria e di offrire con mestiere uno spettacolo completo fatto di recitazione e canto. “Mamma mi ci vuol la fidanzata” e “Sentimental” cantata da una caricaturale Wanda Osiris ci riportano ai tempi in cui il teatro era affollato da un’Italia povera che aveva tanta voglia di dimenticare e divertirsi. Forse è quello che avviene oggi.