Sotto accusa gli imballaggi eccessivi dei prodotti
SIENA. Apprezziamo che la collettività torni a parlare dell’importantissimo tema dei rifiuti. Un tema che tocca da vicino ognuno di noi, come ricorda il Rapporto Rifiuti Urbani 2023 dell’ISPRA[1], che vede il nostro Paese terzo in Europa per produzione pro-capite, con comunque un andamento tendenzialmente migliorativo negli anni.
Buoni anche i dati sul recupero e riciclo, con un 30% di recupero e un 26% di compostaggio, per un totale di 56% di riciclo complessivo. Il resto finisce in discarica o negli incener… ops, scusate, “termovalorizzatori”.
Come ci ricordano anche gli ambiziosi obiettivi Europei, la questione su cui vorremmo puntare l’attenzione sono gli imballaggi, che nel 2022 in Italia sono stati ben 14,5 milioni di tonnellate. Suddivisi per il 36,7% dalla carta e cartone, un 23,6% di legno, 19,6% di vetro e un 15,9% di plastica. Imballaggi che hanno un impatto rilevante e che, come ognuno di noi ha sperimentato, rivestono una quota importante dei rifiuti prodotti in ambito domestico.
Fatica, anche a Siena, a trovare spazio la filosofia dello sfuso e del recupero di imballaggi ancora perfettamente usabili (ad esempio, i contenitori dei detersivi, le scatole di cartone, le cassette di legno e di plastica), così come manca l’importante elemento premiante per coloro che si sforzano di ridurre il proprio impatto, sia attraverso il riuso, il compostaggio e le scelte commerciali (privilegiando, ad esempio, prodotti con meno imballaggio possibile).
Forse pochi hanno riflettuto sul fatto che gli imballaggi vengono pagati dal consumatore ben 2 volte: all’acquisto del bene, dove chiaramente la quota del confezionamento è inclusa, e allo smaltimento dell’imballaggio stesso, attraverso la TARI.
Provocatoriamente, crediamo che sia necessaria una politica industriale volta a ridurre alla fonte l’uso di imballaggi non strettamente necessari alle finalità del bene, privilegiando la riduzione degli stessi. Che sia una “ecotassa” sull’imballaggio o un sistema premiale, siamo convinti che senza una efficace soluzione che vada alla fonte della questione, plasmando anche le abitudini dei consumatori (puntare su prodotti con meno imballaggio possibile), molti sforzi rischiano di essere vani.
Bene, quindi, che se ne parli. Nell’ottica di offrire prima di tutto consapevolezza e poter, quindi, fare anche politicamente le scelte più efficaci in termini di riduzione dello spreco di preziosa materia prima.
Siena Pirata