Di Enrico Campana
FIRENZE. E’ proprio il caso di dire che l’onda lunga dell’anno orribile della politica fiorentina non risparmia nemmeno lo sport, e aperte le chiuse di Levane anche l’Arno ha voluto sfogare la sua collera per le miserie di cui si sono resi protagonisti i suoi attuali amministratori civici gonfiandosi a tal punto da lambire le arcate di Ponte Vecchio e rendere impraticabile il campo di gara più pazzo e prestigioso del mondo che viene utilizzato solo tre giorni all’anno.
A mezzogiorno di giovedì (11 dicembre), sempre più un giorno fatidico se non maledetto per la cabala, a malincuore hanno dovuto rassegnarsi gli organizzatori di quello che da due anni è il Mondiale dell’Approccio – il colpo di precisione per andare in green – e lo special event più importante della stagione, secondo solamente come interesse all’Open d’Italia “perché – precisa Romano Boretti, il geniale inventore – la gara anche l’anno scorso è stata vista in oltre 400 milioni di case in tutto il mondo”.
Hanno dovuto arrendersi purtroppo ai 4 metri di altezza del fiume, “il livello più alto dall’88” secondo la Polizia Idraulica, in stato d’allerta ma per la quale non esiste il minimo pericolo di un’altra alluvione. Il pericolo maggiore, in questo caso, è rappresentato dai tronchi d’albero trasportati dalla fortissima corrente, che potrebbero non solo svellere come accadde anni fa le zattere con i green artificiali che i giocatori devono sfidare di volta in volta a diverse distanze, ma soprattutto far naufragare, come siluri, i mezzi d’assistenza e di soccorso, quelli dei vigili, del personale di servizio, e del giudice di gara.
Capirete bene quanto la conferenza stampa, programmata nel paddock della Canottieri Firenze, sia stata irrituale e avvolta da un quadro surreale, con le più disparate ipotesi in una frenetica ricerca di un campo di gara alternativo. La più probabile è il trasferimento della gara nel circolo più prestigioso di Firenze, quell’Ugolino dove peraltro anni addietro un fulmine schivò per un pelo il grande Severiano Ballesteros. Di fronte a una soluzione “terragna” sulla buca 1 del circolo a sud del centro, il superassessore Giani anche stavolta si è ingegnato a spaziare nel campo della più fervida immaginazione. E non si può che definirlo un ingenuo Pier Lambicchi. E’ solo un sognatore, pur con tutto il rispetto per colui che fino a qualche mese fa dichiarava addirittura di voler entrare da indipendente nella tenzone per la poltrona di primo cittadino, uno che progetta di creare un corridoio immaginario fra il tee di partenza su Ponte Vecchio e la Canottieri, tirare colpi obliqui e incontrollabili proprio sotto il balcone del Vasari proprio dove si fa più intenso il traffico nel penultimo week end pre-natalizio, o che disinvoltamente afferma di poter giocare a Santa Croce, nonostante i mercatini di Natale. Ci mancava poco di sentir addirittura proporre la “location” del Castello, l’area vicino a Peretola che doveva diventare parco e poi lo stadio avveniristico dei Della Valle fino a quando non è intervenuta la magistratura a mandare tutto a carte quarantotto provocando con le sue intercettazioni l’azzeramento delle primarie per un episodio di malcostume davvero da basso impero.
La notte porterà consiglio, è previsto però cattivo tempo per i tre giorni, e sarebbe una follia scherzare con un fiume che secondo il superassessore dalla proverbiale e “alluvionale” oratoria, “è madre e matrigna anche se in questi 10 anni ne abbiamo passate di tutti i colori, e come abbiamo dimostrato nell’ultima maratona di Firenze anche stavolta riusciremo a essere campioni nell’emergenza, e a spiccare quel salto di qualità programmato quest’anno con un programma comprendente anche la cittadella del golf nel prestigioso ambiente della Leopolda per coinvolgere i cittadini e i turisti”.La garanzia di successo, anche se la gara è un unicum solo nel suo contesto naturale (e quindi si è arrivati un compromesso, e solo domenica– tempo permettendo – i due finalisti saliranno sul Ponte per giocarsi il titolo) è il pragmatismo positivo di Romano Boretti che ha portato la sua Conte of Florence a essere un brand vincente nel golf e anche nel fashion. “Ho visto di peggio – dice per sollevare gli spiriti – come nell’alluvione del ’66, avevo 2 metri e mezzo d’acqua in casa ma per fortuna riuscimmo a spostare la merce al piano di sopra, e quindi dobbiamo andare avanti. Dobbiamo dimostrare di essere campioni anche in queste circostanze, e qui di campioni ne vedremo di importanti, e se escludiamo il calcio non c’è in Firenze e in Toscana una rappresentazione di sport di questo livello”.“Ci vorrebbero – aggiunge rivolgendosi ai media e alla città – 5 milioni di euro, e allora potremmo chiudere la città e veder giocare Tiger Woods, una cifra davvero lontana dai 180 milioni che vengono spesi per la Ryders Cup, la grande sfida del golf biennale, e che permetterebbe di investire anche sul turismo golfistico. Abbiamo 280 campi ma poco turismo golfistico, mentre in Spagna il solo campo della Manga fa 220 presenze al giorno per tutto l’anno”.
Per Federico Funaro, il regista dell’evento, che si sente un po’ come un protagonista della storia dei Bischeri per quanto ha lavorato “intanto le immagini girate stamattina sulla piena dell’Arno faranno il giro del mondo, come una bella cartolina di Firenze”.
Mai visti tutti assieme tanti campioni e campionissimi, come nel caso di Robert Karlsson, lo svedese n.1 europeo, 6° al mondo e fresco vincitore della World Cup,l’americano Tom Lehman ex numero uno mondiale e vincitore del British Open, il plurititolato sudafricano David Frost e il collega scozzese Sam Torrance. Un gruppo nel quale si inserisce a buon diritto anche Costantino Rocca, il giocatore azzurro più conosciuto all’estero, oltre a molti altri nomi illustri (l’irlandese Darcy, l’austriaco Brier). Il Porthos del golf gioca fra i senior, e torna a Firenze per raccogliere gli ultimi applausi di una stupenda carriera, dopo 10 anni. Una generazione che non vuole voltare pagina, un’altra che vuole pensionarla” e della quale fanno parte i rampanti in carriera, come il portoghese Tiago Cruz, l’indiano Gaurav Ghei, l’indiano di Abu Dhabi Shiv Kapur, il tedesco Sven Striver, il norvegese Jan-Are Larsen e lo svizzero Julien Clement.
Rappresenta Montecarlo, dove risiede, anche l’unica concorrente femminile. E’ alla sua settima partecipazione Diana Luna, miglior azzurra nel tour professionistico europeo 4 volte fra le prime 5 quest’anno, e che in Austria ha vinto una mini per aver imbucato con un sol colpo da 116 metri. Una prodezza che le ha dato maggior gusto perché la bandiera era nascosta, ed era come se giocasse con la benda agli occhi. Una prodezza che dimostra quanto col suo talento il cammeo del nostro golf sia forte nell’approccio, come ha dimostrato in tutte le edizioni lasciandosi alle spalle maschietti illustri.
(Le foto a corredo dell'articolo sono di Claudio Scaccini)
Il programma – Venerdì 12 dicembre, ore 12 (Palagio parte Guelfa): conferenza stampa; Golf per tutti (Stazione Leopolda, dalle 11 alle 18). Sabato 13 dicembre, dalle ore 9.30 Golf dell’Ugolino: gironi di qualificazione (medal), quarti e semifinali; ore 9.30 special tournament; ore 14 Ponte Vecchio: Pro Vip. Domenica 14 dicembre, ore 9 Pro Gop, ore 11 finale Pontevecchio Approach Championship.