Lo studio - primo al mondo - del policlinico di Siena presentato all'Esmo
SIENA. L’aggiunta di un farmaco epigenetico all’immunoterapia sembra essere la strategia giusta per trattare quei pazienti affetti da melanoma metastatico che non hanno risposto a una precedente immunoterapia standard. A dimostrarlo sono i risultati dello studio clinico NIBIT-ML1 realizzato dalla Fondazione NIBIT, presentato al congresso dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) in corso a Barcellona.
Lo studio è stato selezionato come “Late-Breaking Abstract” dagli organizzatori, un riconoscimento che ne sottolinea il rilevante impatto prospettico nella pratica clinica. I dati saranno illustrati oggi, 15 Settembre 2024, da Anna Maria Di Giacomo, professore associato di Oncologia Medica presso l’Università di Siena, responsabile del programma di sperimentazioni cliniche di Fase I/II del CIO (Centro di Immuno-Oncologia al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena) e coordinatrice dello studio, durante la Sessione Mini-Oral delle 14:45, dedicata al trattamento del melanoma avanzato, rafforzando l’interesse della comunità scientifica internazionale per questo nuovo approccio sperimentale.
Nell’ultimo decennio l’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento di molti tipi di tumore. Alcune neoplasie che in passato non lasciavano alcuna speranza, oggi possono essere affrontate con maggiore successo. Melanoma e tumore del polmone sono solo alcuni esempi. Nonostante i grandi progressi compiuti rimane però ancora una quota consistente di pazienti che non trae beneficio da questi trattamenti.
“Uno dei principali obiettivi della ricerca in immuno-oncologia – spiega Michele Maio, professore ordinario di Oncologia dell’Università di Siena e direttore del Centro di Immuno-Oncologia (CIO) al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e presidente di Fondazione NIBIT – è aumentare il numero di pazienti che possono rispondere all’immunoterapia. In questi ultimi dieci anni la Fondazione NIBIT ha identificato in cellule in coltura e in animali di laboratorio il ruolo immunomodulante dei farmaci epigenetici. I ricercatori hanno così generato il razionale scientifico per arrivare a utilizzare tali farmaci nei pazienti oncologici, in combinazione con i principali farmaci immunoterapici”.
Il primo studio al mondo di combinazione tra un farmaco epigenetico, della classe dei demetilanti del DNA,e ipilimumab nel melanoma, realizzato dalla Fondazione NIBIT, è stato la sperimentazione clinica NIBIT-M4 di fase Ib coordinata dalla professoressa Di Giacomo. Nel 2019 gli importanti risultati raggiunti sono valsi la pubblicazione sulla rivistaClinical Cancer Research e lo scorso anno su Nature Communications. Quanto ottenuto in termini di evidenze cliniche e traslazionali, generate sulle biopsie dei tumori dei pazienti trattati, ha posto le basi per lo studio NIBIT-ML1 che ha preso il via a novembre 2022 con le prime somministrazioni.
Lo studio
Lo studio NIBIT-ML1 condotto dalla Fondazione NIBIT è stato realizzato anche grazie al sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro nell’ambito di un programma“5 per mille”. Lo scopo era valutare se la combinazione di due farmaci immunoterapici, ipilimumab e nivolumab,con il farmaco epigenetico orale ASTX727 potesse migliorare la risposta terapeutica.I pazienti studiati avevano melanoma o tumore polmonare non a piccole cellule, localmente avanzato o metastatico, e avevano mostrato resistenza ai precedenti trattamenti con anticorpi anti-PD-1/PD-L1 già disponibili nella pratica clinica. “I dati che presentiamo oggi ad ESMO – spiega Anna Maria Di Giacomo – riguardano i 36 pazienti con melanoma. A metà di essi è stata somministrata la combinazione di immunoterapia e di farmaco epigenetico, all’altra la sola combinazione di farmaci immunoterapici. Scopo primario dello studio era la valutazione della risposta obiettiva al trattamento, ovvero la riduzione misurabile del tumore in seguito alla cura. Questa riduzione, parziale o completa, si è verificata nel 39% dei pazienti che hanno ricevuto anche il farmaco epigenetico, contro il 17% della sola immunoterapia. Il secondo obiettivo era valutare la stabilità di malattia, un indicatore più ampio con cui si misura la capacità del trattamento non solo di ridurre la dimensione del tumore, ma anche di impedirne la progressione. In questo caso è stata raggiunta, nel 56% dei malati che hanno ricevuto la tripletta ipilimumab e nivolumab più ASTX727, contro il 39% della sola immunoterapia. Complessivamente questi risultati indicano chiaramente l’utilità dell’aggiunta dei farmaci epigenetici nel migliorare la risposta all’immunoterapia nei pazienti a essa resistenti”.
I prossimi passi
Quanto presentato ad ESMO non è affatto un punto di arrivo. Attualmente sono in fase di valutazione anche i dati provenienti dai pazienti con tumore del polmone trattati nello studio. Non solo, i risultati positivi raggiunti porteranno nei prossimi mesi all’arruolamento di ulteriori pazienti da inserire nella prossima fase della sperimentazione clinica, che al momento non prevede il trattamento di nuovi pazienti. Ma non è solo l’aspetto clinico che Fondazione NIBIT intende considerare. “I nostri ricercatori sono ora al lavoro per analizzare dal punto di vista molecolare tutti i campioni biologici ottenuti dai pazienti arruolati, per indagare le ragioni del successo del trattamento, e i motivi della mancata risposta in alcuni di essi. Un’analisi traslazionale, frutto della ricerca no-profit di Fondazione NIBIT, che consentirà di individuare quei malati che potranno beneficiare maggiormente dell’approccio con i farmaci epigenetici. Solo studiando questi meccanismi potremo somministrare la cura più adatta a ciascun paziente. È Questa la vera sfida della medicina personalizzata in immuno-oncologia” conclude Michele Maio.