Tutto si muove nell'ottica dei poteri forti che governano la banca da sempre
di Red
SIENA. Si deve partire dai numeri: 27 miliardi di titoli di stato che generano 5 miliardi di perdite secche ma temporanee, tanto da indurre l’Eba a richiedere un buffer temporaneo alla banca. Così parlò Profumo davanti alla platea dell’estate in Fortezza. Come si era arrivati a collezionare una massa così impressionante, che travalicava la prudenza del padre di famiglia e le norme bancarie in vigore, è stato raccontato. Tutto fatto con l’assenso della politica romana e della burocrazia bancaria, con la benedizione dei vari Bersani, Tremonti, Grilli, Draghi che potevano fermare il mostro e invece l’hanno lasciato alimentarsi fino a scoppiare.
I poteri forti schierati per il dissesto? Esattamente: hanno azzardato, sbagliato e il conto lo presentano alla città. I poveri senesi si prendono la patente di incapaci per le malefatte altrui. Ma come resistere a questi poteri forti? La Fondazione ha detto che in Assemblea Straordinaria voterà si a tutte le richieste del presidente MPS; in nome della trasparenza e della senesità spiegherà il perché solo in assemblea, quando sarà troppo tardi per fare alcunché, e la popolazione sarà avvertita a cose fatte.
La beffa finale, niente di nuovo, è sempre stato così anche se vi facevano credere diversamente, e ora il velo dell’ipocrisia è caduto definitivamente. Stamattina (5 ottbre) Cesare Peruzzi sul Sole 24 Ore scrive che la Fondazione non può fare diversamente. Non siamo d’accordo. Questa è l’ultima volta nella sua breve storia che Palazzo Sansedoni può contare qualcosa, e se la risposta fosse no, Profumo dovrebbe fare le valigie. Dall’alto viene calata una soluzione con cui la Fondazione cede tutto il suo potere senza ricevere nulla in cambio, e senza che le difficoltà della banca vengano veramente risolte. Il piano industriale prevede la restituzione dei Tremonti bond, che non generavano interessi passivi come si è ben visto all’atto pratico, in luogo dei Monti bond che sono molto più onerosi per Rocca Salimbeni. Infatti il miliardo di aumento di capitale serve proprio a remunerare lo Stato per le perdite che certamente seguiranno, perché la redditività del 7% nel 2015 è un azzardo finanziario che non costa nulla, anzi.
Bisogna poi mantenere il senso dell’emergenza, che è quella cosa che permette di passare sopra tutto e tutti e di imporre qualsiasi soluzione. Se pensiamo alle promesse di redditività per MPS che dichiarò Mussari all’atto dell’acquisto di Antonveneta, ci sarebbe da farci un romanzo (e giusto quello!). Non era più semplice riaprire la finestra dei Tremonti bond, su cui l’autorità europea aveva già dato l’assenso? Magari salendo a 5/6 miliardi? Non ci sarebbe stato bisogno di passare tra i ripetenti, dove ci ha messo l’Eba con i risultati degli stress test, in attesa di contabilizzare Biverbanca, il riacquisto dei titoli subordinati, l’ok della Ue all’emissione dei nuovi bond. Ma così non sarebbe servito un manager alla Profumo, molti altri saprebbero cosa fare una volta ottenuti livelli sufficienti di operatività. La transizione al passaggio formale della proprietà della banca dalla città ad altrove è in pieno svolgimento. Quando l’Eba ci farà sapere che il buffer temporaneo non è più necessario perché l’Italia non sarà andata in default (mantenendo la sua capacità di onorare i debiti) e lo spread tornerà a livelli più accettabili, però, non si tornerà indietro.