L'analisi Siena Pirata sullo status quo ed il futuro
SIENA. Da Siena Pirata riceviamo e pubblichiamo.
“La fotografia pubblicata dalla CGIA di Mestre e riportata dalla stampa nazionale e locale offre uno spaccato preoccupante per chi ha scelto di vivere a Siena: secondo i dati riportati, siamo una delle città toscane dove – a parità di ore lavorate – si guadagna meno. Ma se guardiamo all’inflazione, al costo della vita, Siena si colloca al top in Italia.
Insomma, siamo una città molto costosa i cui redditi medi non giustificano i prezzi.
Una tendenza che rischia di essere esiziale soprattutto per le categorie meno abbienti, come le coppie giovani, che sempre più spesso sono costrette a guardare altrove per i loro progetti di vita e lavoro. Il risultato rischia di essere una città sempre meno vissuta e sempre più “anziana” – anagraficamente parlando -, con la conseguenza di perdere moltissimo soprattutto sul fronte innovazione, ma anche sulla tutela della sua straordinaria cultura.
Saremo controcorrente ma pensiamo che aver puntato forse troppo solo sul turismo abbia portato questi risultati: il turismo è da sempre un settore dalla bassa produttività[1], che ha portato ad una forte polarizzazione del già debole mercato locale a favore dei servizi turistici, con conseguente rialzo dei prezzi, sostenuti dalla maggiore capacità di spesa del turista straniero (giova ricordare che in Italia abbiamo i redditi medi tra i più bassi della UE).
Con questi presupposti, lo scenario futuro per la nostra città non sembra particolarmente brillante, a meno che non si intenda trasformarla in un “museo vivente” ad uso e consumo del turista straniero.
Anche la realtà sensibilmente diversa di alcune zone della provincia, come la parte che guarda verso Firenze e che vede la presenza di molte realtà industriali e imprenditoriali innovative, in un interessante e positivo dinamismo anche culturale, non riesce a “contaminare” positivamente il capoluogo, atavicamente chiuso in una bolla di immobilismo, da cui non riesce ad uscire.
Crediamo, quindi, che sia necessario prima di tutto una presa di coscienza del problema da parte della Politica locale, le cui strategie e pianificazioni, da farsi in stretta sinergia con i pochi grandi attori pubblici rimasti sul territorio (Università, Ospedale), debbano necessariamente puntare prima di tutto con il recupero della competitività retributiva. A cui unire necessariamente una strategia per calmierare gli affitti a lungo termine (per le giovani coppie e per i lavoratori), oltre ad investire rapidamente in quelle infrastrutture essenziali (strade, ferrovie, connettività a banda larga) di cui la città è da sempre debole, attraendo investimenti e occupazione, favorendo competitività e sviluppo, anche attraverso una sana concorrenza.
[1] https://www.econopoly.