di Paola Dei
A Venezia proseguono le proiezioni delle varie sezioni e, per Orizzonti e, dopo Ride del 2018, torna alla regia Valerio Mastandrea con una opera dedicata all’amore, ai momenti più difficili della vita ed alla possibilità di innamorarsi anche in bilico fra l’amore e la morte. Una idea originale che il regista romano ha voluto dedicare a chi ha la capacità di rischiare.
Un uomo vaga dentro e fuori da un ospedale e si diverte ad interagire con i pazienti, gli infermieri, i medici, senza essere visto. Tutto sembra procedere nella più assoluta tranquillità. In realtà l’uomo è in coma e il suo corpo giace in uno dei letti dell’ospedale in attesa di un risveglio o della morte. Fra i suoi tanti incontri anche quello con altre anime che, come lui vagano per le stanze dell’ospedale in assoluta tranquillità senza essere visti.
Tutto questo fin quando in quella che era la sua stanza appare un’anima inquieta che mette in discussione le certezze del personaggio interpretato da Valerio Mastandrea. Da questo momento domande e risposte si alternano per lo spettatore e per il protagonista chiedendo quale sia la condizione migliore per l’essere umano.
Attimi e momenti di surrealtà che peró ci portano a diretto contatto con il dolore, l’amore e la paura della morte personale e delle persone amate.
Una parabola struggente che Valerio, come è scritto nei titoli di coda, ha dedicato al padre Alberto scomparso nel 2013.
“Una storia che è stata mia per tanto tempo e che spero diventerà di tutti” ha detto alla Mostra il regista durante la conferenza stampa. Una delicata elaborazione di lutto che Mastandrea ha voluto condividere con il suo pubblico dove, attraversando momenti in cui sembra che nulla serva nella vita a momenti in cui l’abbraccio di una donna e l’affetto di un amico rivelano l’importanza dei sentimenti.