Non c'è verso di sapere i costi di gestione di MPS
![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/1348563451936.jpg)
di Red
SIENA. Sono passati nove mesi dall’arrivo di Fabrizio Viola sulla poltrona di Direttore Generale di MPS: la gestazione però non ha ancora partorito segni tangibili di successi e di iniziative profonde e incisive. Anche per colpe non proprie, come la diatriba in corso sulla vendita delle quote di Biverbanca dimostra. Sui mercati si leggono le stime underperform di Credit Suisse, cui seguiranno altri. A Siena si maligna che per la modica cifra di 1,4 milioni di euro – dicono perché non poteva prendere meno di chi l’aveva preceduto – si potrebbe fare di più. Il beau geste, una volta sommata la carica di Amministratore Delegato, di rinunciare all’aggiunta di stipendio di altre 400mila euro alla presentazione della sanguinosa e imprevedibile semestrale con l’ulteriore aggiunta di perdite miliardarie, è ormai acqua passata: “Se fosse venuto a Siena per la metà dei soldi di Antonio Vigni, forse ci saremmo potuti commuovere, ma così non ci sembra il caso nemmeno di fare un applauso”, si ripete in città. Perché il nostro taglia le spese (forse) e il personale (forse), e se alla terza trimestrale vuole far vedere la svolta gli rimangono pochi giorni settembrini per incidere sui bilanci. Sarà arrivato anche alle sue orecchie l’invito di Banca d’Italia a una effettiva riduzione degli stipendi degli alti dirigenti delle banche, tanto che la lista dei compensi, che una volta era pubblicata sul sito, è irrimediabilmente scomparsa. Bella trasparenza, lo dicono anche i sindacati: non si riesce a conoscere il monte spese della DG, un piccolo segreto di Stato. Lo stesso Viola abita in una villa da – dicono sempre i bene informati – 12mila euro di affitto al mese nella bella campagna di Santa Colomba. La signora Ilaria Dalla Riva, invece, sarebbe arrivata a Siena per 600mila euro l’anno. A Sky era diventata famosa come executive vice president risorse umane per aver contribuito alla “job rotation” una formula di lavoro da 23 mila euro lorde l’anno di stipendio per laureati… In ossequio alla politica dei tagli, dicono che la Dalla Riva non si sia potuta far mancare due blackberry e due Ipad. Alfredo Montalbano, poi, è il nuovo COO (Chief Operating Officer) della banca Viola aveva chiamato Value Partners Management Consulting per verificare la fattibilità della esternalizzazione del Cog, in primavera. L’agenzia aveva inviato il suo staff a studiare la cosa, tra essi lo stesso Montalbano appunto e un “probabile” parente di Alberto Brandani. Tale Giovanni, laurea in Economia e Commercio all’Università di Siena e manager della società VP, l’advisor. Qualcuno collega la cosa con la posizione che l’UDC senese avrebbe maturato nei giorni caldi delle dimissioni di Ceccuzzi. Sarà. Un giorno, alla fine di giugno, l’Amministratore Delegato del Centro Operativo Massimo Castagnini ha sentito dalla voce di Alessandro Profumo e letto dalle notizie dei giornali che questo “tecnico di passaggio” sarebbe diventato il suo nuovo capo. Venerdì scorso Montalbano ha impegnato molti dirigenti dell’IT in una telephone call, ma ad un certo punto sarebbe saltata la rete, perdendo il contatto. Colpa del sistema operativo non compatibile con quello aziendale che il COO si sarebbe fatto installare nel nuovo ufficio, dicono al Cog. Con questi esempi è facile spiegarsi la riluttanza a dare numeri, informazioni e quant’altro occorre ai sindacati per dare un quid monetario al taglio agli sprechi, che la Direzione Generale non vuole assolutamente discutere: si deve solo tagliare personale e stipendi del personale. Anche perché dopo nove mesi non è stato tagliato quasi nulla, a parte lo stipendio dei dipendenti e la disdetta del Contratto Integrativo. Anzi c’è un freno politico all’azione, visto che, stranamente, a Padova e dintorni non si muove foglia: i sindacati non protestano, i politici stanno defilati. Il potere politico veneto (PDL, Lega) pare avere una capacità contrattuale con la Direzione Generale di Rocca Salimbeni per preservare il territorio dalle ricadute negative che a Siena non esiste più. Come se la riorganizzazione di MPS coinvolgesse solo di striscio l’area Nord Est che non deve temere gli esuberi. Inoltre si era pensato di vendere banca Antonveneta con marchio e 200 filiali di corredo. Si era aggiustato il bilancio per invogliare l’acquirente, probabilmente BNL Paribas, e alcuni sindacalisti erano stati visti a Roma. Saltato tutto (perché forse l’affare per i francesi non era il prezzo a filiale che ricercava il Monte), è rimasto il Vap da pagare ai dipendenti, visto che il risultato di gestione era attivo (solo sulla carta). Profumo pensa di rimediare a tutta questa impasse facendosi firmare un’altra cambiale in bianco da Mancini nell’assemblea straordinaria. La beffa oltre il danno!