La cessione di tutti i poteri al presidente sarebbe la fine ingloriosa della senesità del Monte
di Red
SIENA. Certi personaggi superpoltronati, specialmente se bocconiani, sono talmente esuberanti che non si è in grado di capire fino in fondo la portata delle loro azioni. Meno che mai cosa abbia veramente in testa il dottor Alessandro Profumo. Il bocconiano è ben seduto, appunto: consigliere della stessa Università in cui si è laureato, consigliere di Eni dal 2011, presidente di Appeal Strategy & Finance Srl (dove ha come socio fondatore Isidoro Lucciola che proviene da Value Partner, la società impegnata nella valutazione del Cog), e componente del Supervisory Board di Sberbank (“Cassa di risparmio” in russo, la più grande banca del paese). Sembra che in Russia abbiano una gran voglia di fare acquisizioni all’estero a partire dal 2012, e il presidente di MPS è molto considerato da German Gref, presidente di Sberbank. Nello scorso giugno questa “Cassa di Risparmio” ha rilevato da Dexia (la semifallita banca franco-belga di fatto nazionalizzata: non c’è ironia, è solo coincidenza, ndr), l’istituto turco Denizbank, per esempio. Avremmo già individuato un possibile sottoscrittore dell’aumento di capitale MPS? Il conflitto di interessi sarebbe troppo grosso, se non fossimo in Italia. Ma la verità è nella testa dell’ex presidente di Unicredit. Che oggi, alla guida di MPS, cerca di non ritrovarsi nella condizione di essere sfiduciato dai suoi elettori. E tentare – come successo a Milano – di mettere in azienda nuovi soci a lui graditi (in quel caso, i libici del fu Gheddafi). E così ha convocato una assemblea straordinaria per prendersi i poteri occorrenti, stante la latitanza di chi dovrebbe ispirare la sua azione (la Fondazione) e controllarla (Mancini).
Nella famosa serata in Fortezza Profumo disse che andava a cercare la senesità del Monte. Non ci giriamo intorno, la domanda è proprio quella: allontanando la Fondazione dalla centralità del potere nella banca, la senesità sparisce definitivamente. Il presidente dovrebbe spiegare (non spiegarsi meglio, ma proprio azzardare una spiegazione): come può trovare quello che cerca come un Diogene del Duemila in questo modo. In fin dei conti la senesità del Monte è un valore in sé, né buono né cattivo. E’ una caratteristica che aveva tenuto l’istituto per tanti secoli. Un valore che diventa negativo se male amministrato da persone di scarsi scrupoli e forse di limitate competenze finanziarie, come da diciassette anni a questa parte. Un valore che non impedisce per principio al risanamento dell’istituto, ove lo Stato mantenga l’aiuto concesso con i Monti bond. Aggiungere danno al danno svilendo ancor di più quel poco che è rimasto, tra l’altro in cambio di niente, può andar bene a chi si fa del male per far dispetto alla moglie.
Ma chi deve lavorare quotidianamente per portare il pane a casa non capisce questa cultura del suicidio che sembra ispirare la staticità della Deputazione. Luogo da cui non provengono parole di critica o di contestazione: possibile che tutti gli yesman della città vi siedono? Che a tutti stia bene che l’assemblea dei soci della banca venga esautorata? Che significato ha questa silenziosa unanimità bulgara? Tra un anno saranno tutti dimissionati, saranno comunque fuori, è questa l’ora di uno scatto di orgoglio e “amor patrio”. Molti richiedono da troppo tempo le dimissioni di Gabriello Mancini. Per senso di responsabilità, conclamata l’inadeguatezza nel ruolo, avrebbe dovuto lasciare. Nessun accostamento con Sansone: l’adesione silente al progetto non farà crollare il tempio, lì ci prenderà casa un altro padrone. Lasci oggi, condannando il 9 ottobre l’assemblea all’impossibilità tecnica di riunirsi: tanto la borsa non avrà alcun sussulto dalla decisione, il titolo viaggia per conto suo sulla linea dello spread.
Lunedì 1 ottobre, di pomeriggio ore 15:30, Profumo ha convocato una conferenza stampa a Siena: di buon mattino dovrebbe essere a Milano a difendersi in un processo per frode fiscale. Un fastidio che il presidente, visto come funziona la macchina della giustizia in Italia, porterà con sé per molto tempo. Ci lascerà il dubbio che si riveli (poi) un amministratore interdetto (ora) dopo essersi preso ogni potere, che a quel punto non sarebbe obbligato a restituire da nessuna legge civile. E sulla potenza ravveditrice delle leggi morali, al giorno d’oggi, stendiamo un velo pietoso. Davvero la città e il PD locale, che sembra l’unica voce non dissonante al progetto di Profumo, vogliono lasciarsi spogliare anche delle rovine?