SIENA. Dall’associazione Confronti riceviamo e pubblichiamo.
“Ogni consultazione elettorale, inevitabilmente, prima o dopo, lascia il campo – dopo l’euforia dei vincitori e le recriminazioni dei vinti – alla riflessione. O dovrebbe lasciarlo.
Le elezioni europee e l’importante tornata amministrativa, al netto dei risultati di liste e candidati, lascia sul campo la drammatica realtà di un astensionismo in crescita. Figlio, ci dicono gli analisti, di una sfiducia nella capacità della politica di risolvere i problemi delle persone.
Di questo dovremmo discutere, piuttosto che della tenuta percentuale di Fratelli d’Italia, del ventiquattro per cento del PD, del crollo dei Cinque Stelle, del misero risultato delle liste di Renzi e Calenda.
L’entusiasmo per un rinnovato bipolarismo è fuori luogo. Perché in Italia sta vincendo un “terzo polo”, quello di chi non vuole andare a votare.
Ci possono essere soluzioni a questa ferita alla rappresentanza democratica?
Il presidente del Senato incolpa i ballottaggi. Comprensibile, avendone, la sua coalizione, persi diversi, in importanti città.
Achille Occhetto, dalle colonne del Corriere della Sera, indica nella ricostruzione del ruolo dei partiti la via maestra per ridare un’anima alla politica. Ha ragione. Anche se pare essersi dimenticato che, quando poteva, non ha adeguatamente difeso il sistema dei partiti da certe derive giustizialiste della magistratura. Che ne hanno distrutto la credibilità sociale.
Ma la ricostruzione di quella credibilità, dunque della funzione stessa dei partiti come massimi intermediatori fra cittadini e buon governo della cosa pubblica, necessita di una pre-condizione. Inderogabile.
Quella che, con la lucidità che gli era propria, l’amico Guido Bodrato, nell’ultimo tempo della vita terrena indicò a Pierluigi Castagnetti in una lettera per gli amici dell’Associazione “I Popolari”.
E cioè: evitare di affidare la presenza politica dei partiti democratici alla categoria del nemico, alla radicalizzazione del confronto che diventa scontro.
Questa è, realmente, la precondizione per ridare credibilità ai partiti.
Questo aiuterebbe a ricostruire interesse, partecipazione, esercizio diffuso del dovere civico del voto.
Ma il bipolarismo esasperato che da questa tornata elettorale si vorrebbe rinascente non lo consente. Perché basato sulla delegittimazione reciproca. Sulla demonizzazione dell’avversario. Sullo scontro permanente. Sul rifiuto della mediazione. E spinge ancora più persone lontano dalle urne”.