“Quella di Sakineh – si legge nella nota congiunta – è una storia che troppo spesso si ripete. Ciò ci deve indurre non solo ad insistere nella presa di coscienza di realtà a noi più o meno vicine, ma anche nel dovuto supporto a tutti coloro che da sempre, tra un silenzio di cronaca e l’altro e anche quando l’opinione pubblica internazionale volge lo sguardo, costantemente lavorano per contrastare ogni forma di violenza. Questo deve essere il nostro compito: smascherare e condannare quotidianamente tutto ciò che nega il diritto alla vita e alla dignità umana. Gli organismi internazionali che si occupano di diritti umani devono sapere che hanno il pieno sostegno da parte di tutti, anche da parte di coloro che non necessariamente sono chiamati ad esprimere un parere in merito”.
“La pena di morte ed ogni forma di violenza intesa come punizione o repressione – continua il testo – indebolisce la dignità umana e lede i diritti dell’uomo. Ogni esecuzione rappresenta un indebolimento per la realtà in cui viene applicata, confermando la rinuncia a credere nelle garanzie che si ottengono con un paziente lavoro di prevenzione e rieducazione. Aderiamo quindi – conclude la nota – all’appello per Sakineh Mohammadi Ashiani, come ulteriori testimonianze della indignazione e dello sconcerto di fronte ad ogni sentenza di condanna a morte e di violenza; a supporto delle politiche da sempre in atto, dei giustiziati e delle loro famiglie e di ogni strumento che concretamente possa muoversi per combattere prevenendo, denunciando e reprimendo le forme di violenza, a prescindere dal contesto politico, culturale e sociale in cui si manifestano”.