SIENA. Dalla Lega Internazionale per i diritti dell'uomo, Sezione di Siena, riceviamo e pubblichiamo.
"Il Ministero degli Esteri della Repubblica Iraniana ha ufficialmente dichiarato la “sospensione” della condanna a morte per lapidazione, relativa all’accusa di adulterio, per la signora Sakineh Mohammadi Ashtiani, di anni 43. A detta di molti cittadini iraniani, (Javid Houtan Kian, avvocato di Sakineh, Sajjad Ghaderzadeh, figlio della imputata, Marina Nemat, scrittrice), non c’è da fidarsi della parola data, avendo più volte le Autorità di Teheran travisato la realtà: la sospensione della condanna a morte per lapidazione non è un annullamento e può essere revocata; l’ipotesi di concorso per omicidio del marito attende un verdetto finale che potrebbe concludersi con una impiccagione. La condanna a morte rimane incombente.
Segrete torture fisiche e psichiche, violenze sessuali, pubbliche frustate, lapidazioni e impiccagioni sono i metodi rappresentativi con i quali una Repubblica libera e democratica desidera salvaguardare il proprio potere e mantenere una saldo controllo sulle masse popolari ai fini di un radioso e splendente futuro: il rogo?
Sulla scia dell’impegno civile del nostro Ministero degli Esteri e sulla risoluzione del Parlamento Europeo di Strasburgo, il gruppo direttivo della Lidu, Lega Internazionale dei diritti dell’uomo, sezine senese, invita tutti a tenere alto, costante, imperituro il vessillo dei Diritti e dei Doveri dell’Uomo, che consiste in primo luogo nel Diritto alla Vita ed al doveroso rispetto dell’Umanità".
"Il Ministero degli Esteri della Repubblica Iraniana ha ufficialmente dichiarato la “sospensione” della condanna a morte per lapidazione, relativa all’accusa di adulterio, per la signora Sakineh Mohammadi Ashtiani, di anni 43. A detta di molti cittadini iraniani, (Javid Houtan Kian, avvocato di Sakineh, Sajjad Ghaderzadeh, figlio della imputata, Marina Nemat, scrittrice), non c’è da fidarsi della parola data, avendo più volte le Autorità di Teheran travisato la realtà: la sospensione della condanna a morte per lapidazione non è un annullamento e può essere revocata; l’ipotesi di concorso per omicidio del marito attende un verdetto finale che potrebbe concludersi con una impiccagione. La condanna a morte rimane incombente.
Segrete torture fisiche e psichiche, violenze sessuali, pubbliche frustate, lapidazioni e impiccagioni sono i metodi rappresentativi con i quali una Repubblica libera e democratica desidera salvaguardare il proprio potere e mantenere una saldo controllo sulle masse popolari ai fini di un radioso e splendente futuro: il rogo?
Sulla scia dell’impegno civile del nostro Ministero degli Esteri e sulla risoluzione del Parlamento Europeo di Strasburgo, il gruppo direttivo della Lidu, Lega Internazionale dei diritti dell’uomo, sezine senese, invita tutti a tenere alto, costante, imperituro il vessillo dei Diritti e dei Doveri dell’Uomo, che consiste in primo luogo nel Diritto alla Vita ed al doveroso rispetto dell’Umanità".