Proposte per la gestione degli esuberi e delle esternalizzazioni? Zero!
di Red – foto di Corrado de Serio
SIENA. Oggi (3 settembre) è in programma il nuovo round nella “guerra” aperta tra i sindacati e il Monte dei Paschi: manca poco alla scadenza dei cinquanta giorni di trattative e proposte concrete, e non si vede uno straccio di risultato. L’accusa dei primi è semplice: che il top management dell’istituto di credito toscano pensi di “giocare allo sfascio”. Accusa dura ma generata dalle dichiarazioni dell’amministratore delegato Fabrizio Viola a Il Sole 24 Ore, nelle quali avrebbero confermato “non solo il progetto sulla esternalizzazione del back-office, ma addirittura l’outsourcing dell’intera struttura del Consorzio Operativo e di altre attività”. Proprio quello che le proposte che il sindacato avanzerà vorrebbero evitare. “Con tali dichiarazioni di Viola” – affermano – “verrebbero quindi meno le aperture che la delegazione datoriale avrebbe effettuato durante la trattativa in corso sul Piano Industriale, tesa ad individuare soluzioni alternative sul tema delle esternalizzazioni”. Per cui “l’amministratore delegato, e con lui tutto il management, mira in questo modo a screditare il negoziato, ponendosi come controparte non affidabile e non credibile, e mettendo una pesante pregiudiziale circa il costruttivo prosieguo del confronto. Se a tutto ciò, si assommano anche le gravi e contraddittorie affermazioni enunciate dal Presidente Profumo in recenti occasioni, circa lo stato di salute della Banca ed il suo possibile sviluppo futuro, si comprende come mai la preoccupazione che serpeggia fra i Colleghi sia destinata ad incrementarsi”.
Non è solo un problema per MPS, la gestione degli esuberi e la ricerca di esternalizzazione. Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi spiega che le banche, ”da una parte sono zavorrate dal problema degli esodati che in tutto il comparto sono circa 15 mila; inoltre le aziende bancarie non producono più i guadagni di qualche anno fa, e a fare da sfondo a tutto questo c’è la crisi finanziaria internazionale, e il problema delle sofferenze bancarie che sta esplodendo, per la cattiva qualità del credito”.
Raffiche di scioperi hanno costellato l’estate anche per Unicredit e Intesa San Paolo, in vista della realizzazione dei programmi di chiusura sportelli e ridimensionamento personale. Per il sistema creditizio nazionale si tratta di 2700 sportelli e 19mila dipendenti in totale. Ovviamente secondo i banchieri la colpa è della crisi economica; ma Sileoni offre una lettura diversa: ”le sofferenze bancarie non dipendono esclusivamente dalla crisi. Il problema è che le banche i soldi li danno per ogni regione e per ogni provincia alle solite aziende e alle solite famiglie, spesso in deroga a quel principio che tanto millantano le stesse aziende, del merito di credito. Le dinamiche sul territorio sono sempre quelle. I banchieri questo non lo dicono”.
Ma a Siena si tratta anche del sostanziale fallimento della banca che è originato dalla sciagurata acquisizione di Antonveneta, che il potere politico romano ha voluto e ordinato ai vertici di Rocca Salimbeni per riprendere ad ogni costo l’oggetto della contesa tra Amro e Popolare Italiana. Profumo non l’ha voluto ammettere: manovra finanziariamente pesantissima, che la Fondazione in primis non era in grado di dirigere, come si è poi visto, compreso lo scorno recentemente dichiarato dall’ex sindaco Ceccuzzi quando “avrebbe scoperto” la verità dopo essersi battuto per il 51%. Non potevano fare altrimenti: se Mussari e Mancini avessero cercato un partner finanziario e industriale per diluire la quota di Palazzo Sansedoni, la verifica dei conti avrebbe fatto allontanare chiunque dal tentativo di conquistare Padova. Conquista su cui avrebbero dovuto vigilare da una parte la Banca d’Italia del governatore Mario Draghi – che aveva incombenza sulla stabilità patrimoniale di MPS dentro il sistema, e che non fece nessun controllo, come abbiamo amaramente visto – mentre dall’altra toccava al Tesoro, allora guidato dal direttore generale Grilli. Lo stesso che da ministro sta portando a compimento l’iter nazionale ed europeo della concessione dei bond, fondamentali per i disastrati conti della banca. Non c’è alcun motivo per stare tranquilli con questi precedenti.