Botta e risposta epistolare tra Comitato Palestina e rettore Montanari
SIENA. Un botta e risposta che si consuma in tre paginette e che cristallizza in modo emblematico la gabbia in cui tutti, anche noi che leggiamo, ci troviamo costretti a vivere da ormai qualche anno a questa parte.
Da una parte il Comitato Palestina Siena – gli studenti accampati al Polo Matteotti – che, al pari di tanti e tanti altri in tutto il mondo, si stanno opponendo alla violenza intollerabile ed inumana dello stato d’Israele contro la popolazione inerme di Gaza; dall’altra il rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che difende le sue scelte e nega un confronto, fintantochè non giungano le scuse per alcune affermazioni false e offensive fatte dagli studenti.
Le lettere le pubblichiamo integralmente, per consentire a tutti di farsi la propria idea. Ci sia consentita solo qualche osservazione.
Si fa un gran parlare, da qualche mese, dell’irruenza giovanile nell’esprimere il dissenso. E pensare che, solo qualche tempo prima, si faceva un gran parlare della indifferenza e dell’apatia dei giovani (se si escludono quelli sommamente criticati di Ultima Generazione).
La verità è che questo mondo sempre più orribile – fatto di rigurgiti fascisti e razzisti, di arroganza suprematista e di ottusità pubblicizzata e resa “masticabile” – fa sempre più paura ai giovani che vedono il loro futuro messo a rischio da una lobby di potenti vecchi, ma non saggi, legati a doppio filo con i colossi economici mondiali e così poco lungimiranti da rasentare la patologia (sarà Alzheimer, sarà bieca arroganza o basso opportunismo? O tutte le cose insieme?)
L’aspetto più increscioso è che la Verità è spesso vittima della propaganda; che la Verità si eclissa volutamente dietro parole usate a sommo studio (perchè antisionista non è neppure lontanamente equiparabile ad antisemita!); che la Verità si scontra su spesse lastre di informazione deviata, di ignoranza crassa e supina alla fazione a cui si è scelto di appartenere, di violenza verbale e di “bava alla bocca”.
Tutti possono parlare, ma nessuno sa ascoltare; tutti posso vedere, ma in pochi si soffermano ad osservare; tutti possono leggere, ma pochi si sforzano di capire. Questo è il nostro mondo social.
Poi c’è il mondo accademico. In quelle aule, corridoi, tra quei libri, quelle lezioni, quelle giovani e meno giovani menti allenate (o così vogliamo credere) alla curiosità e all’analisi, si sono formati e si formano gli intellettuali di domani. Quelli che acquisiranno e trasmetteranno le conoscenze ad una umanità in cammino. Alla luce di questa visione non è previsto che il dialogo tra mentore ed allievo si interrompa. Se questo accade è perché da qualche parte si sta sbagliando e l’errore è spesso condiviso (non si sa parlare, non si sa ascoltare, non si sa vedere e neppure osservare)
Gaza accende gli animi. Il genocidio che si sta perpetrando da mesi sotto gli occhi di una umanità attonita e incredula è diventato intollerabile e la prevaricazione del più forte scatena la violenza di chi non può neppure immaginare di esserne complice a causa della sua immobilità. L’animo giovanile (di quando si è tutti incendiari) e l’inesperienza fanno il resto. Il giovane non ha pazienza e non ammette mediazioni; da qui gli errori di comunicazione e la del tutto inutile quanto inappropriata aggressività. La violenza (che sia fisica o che sia verbale) non può mai essere la strada opportuna o conveniente. Ma ultimamente si respira per le strade e rende assuefatto anche lo spirito più pacifico!
Non per questo i ragazzi che stanno protestando in tutto il mondo hanno torto. Anzi! Sono una ventata di speranza che sorregge il mondo in bilico sul precipizio. L’unico muro innalzato contro i biechi, corrotti, immorali interessi dei potenti.
La saggezza del docente non dovrebbe limitarsi al rimprovero, al rimbrotto, all’arroccamento tipico di chi è consapevole della sua posizione di prestigio. Se si interrompe il dialogo si nega la vocazione all’insegnamento e si perde l’occasione di creare un ponte tra generazioni che porti alla crescita di tutti.
E’ un difficile esercizio aprire un dialogo in una società che ci vuole contrapposti per dominarci meglio. E’ molto difficile. Ma è l’unica strada che potrebbe portarci fuori da questo delirio di violenza, odio e paura che ci sta uccidendo prima ancora di morire.
Raffaella Zelia Ruscitto
La lettera del Comitato Palestina al rettore Tomaso Montanari
“All’attenzione del Magnifico Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari
A seguito del 7 ottobre e della conseguente reazione inumana dell’entità sionista, abbiamo assistito a una dimostrazione di solidarietà senza precedenti da ogni parte del globo. Studentə e cittadinə della provincia di Siena si sono mobilitati dal primo momento per richiedere un immediato cessate il fuoco e lo stop agli accordi in corso con Università israeliane e aziende coinvolte nella filiera bellica, e abbiamo assistito a un impegno concreto nel boicottaggio economico di aziende coinvolte, direttamente o con accordi, nel finanziamento del genocidio e dell’occupazione in Palestina. Anche da parte della comunità accademica senese è arrivata da subito la condanna delle azioni genocidarie portate avanti dall’occupazione israeliana a Gaza, come abbiamo visto dal fatto che vari docenti e ricercatorə dell’Università per Stranieri di Siena abbiano sottoscritto l’appello per il cessate il fuoco e per lo stop agli accordi in corso con Università israeliane e aziende coinvolte nella filiera bellica e la lettera aperta al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani che richiedeva lo stop al bando MAECI di cooperazione scientifica con Israele da parte del Ministero.
A sette mesi dall’inizio dei bombardamenti indiscriminati, la situazione in Palestina è drammatica: secondo le dichiarazione di Al Jazeera, in data 03/05/2024, il numero delle vittime provocate dai bombardamenti indiscriminati israeliani supera i 34.000 esseri umani uccisi, e oltre 77.000 persone ferite, cui vanno aggiunti più di 1 milione e 700 mila civili sfollati dalle loro case (di cui circa 610.000 bambini). Tra le persone uccise, ci sono anche 196 lavoratori delle Nazioni Unite (UN) e 103 giornalisti; i bombardamenti stanno colpendo soprattutto aree ed obiettivi non militari, tra cui ospedali, scuole, chiese, moschee e abitazioni; a Gaza ed in Cisgiordania è stato distrutto quasi il 90% degli edifici scolastici, 260 insegnanti sono stati uccisi ed il 70% delle abitazioni sono state danneggiate o distrutte.
La repressione contro chi mostra la sua solidarietà verso il popolo palestinese si fa ogni giorno più forte, e ne sono una dimostrazione i fatti dello scorso 23 febbraio a Pisa e a Catania come anche gli sgomberi e gli arresti che colpiscono studentə, docenti e ricercatorə in presidio
permanente nelle università statunitensi: solidali con la Palestina e con le proteste di tutto il mondo, porteremo avanti le nostre rivendicazioni fino a che l’Università per Stranieri di Siena non rescinderà ogni complicità con l’occupazione sionista.
L’Università per Stranieri di Siena già dal 2021 partecipa al progetto Mare Aperto, progetto in cui i partecipanti sono coinvolti in tirocini di mediazione linguistica insieme alla Marina Militare e partecipano attivamente a esercitazioni militari che coinvolgono, fra gli altri, anche le Forze Armate Israeliane. Con questi presupposti, riteniamo che organizzare eventi di solidarietà con le vittime palestinesi, come quello in programma per mercoledì 15 maggio, sia una manifestazione più che evidente dell’ipocrisia e dell’incoerenza di un’istituzione come
l’Università pubblica, che da una parte collabora con un’entità che occupa, bombarda e uccide e dall’altra esprime solidarietà con le vittime di questi bombardamenti e omicidi, anche con raccolte fondi.
Inoltre, a seguito della contestazione che abbiamo portato avanti contro la Ministra Bernini in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico presso l’Università per Stranieri di Siena in data 19 febbraio, il Magnifico Rettore si è sottratto a ogni tipo di confronto, dichiarando che non avrebbe partecipato “ad alcun dibattito con chi ha scelto di usare l’insulto, la diffamazione e la menzogna”, termini che noi respingiamo in blocco in quanto non aderenti alla realtà dei fatti.
Forti della disponibilità mostrata dai rettori di altri atenei italiani a indire una seduta straordinaria e allargata del Senato Accademico e a incontrare, pubblicamente o meno, gli studenti (Uniba, Federico II, Sant’Anna, Normale, Unimi, Unibo, Unito, Sapienza) e fiduciosi della rinnovata disponibilità mostrata dal Rettore Montanari a confrontarsi con parti della mobilitazione che sta avvenendo a livello nazionale sul tema della Palestina, come Comitato Palestina Siena chiediamo un incontro pubblico in assemblea aperta con il Rettore Tomaso Montanari per le ore 18.30 del giorno 15 maggio, data in cui ricorre il 76° anniversario della Nakba, presso l’Acampada al polo Mattioli.
Non bastano più le dichiarazioni di solidarietà, adesso vogliamo azioni concrete”.
La risposta del rettore di UniStraSi Tomaso Montanari
“A Francesca Parri
Mi spiace molto doverle dire che la lettera che mi ha inoltrato a nome del Comitato Palestina per Siena ha contenuti falsi, e toni inaccettabili e ancora una volta gravemente insultanti. Accusare la comunità della Stranieri di «complicità con l’occupazione sionista» è un’infamia gratuita, infondata, squadristica. Nessun dialogo è possibile se questa affermazione gravissima non verrà prima pubblicamente ritirata.
Come la Marina militare è tornata oggi a confermarci, è fattualmente falso che l’operazione Mare aperto veda la partecipazione delle Forze armate israeliane. È anzi vero che a questa operazione si debba uno dei pochi soccorsi occidentali a Gaza (https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2024-02/bambini-gaza-naveospedale-vulcano-la-spezia-padre-faltas.html).
Quanto all’iniziativa del 15 maggio, invito il Comitato Palestina a non privatizzare a suo vantaggio una causa che appartiene a tutte e tutti coloro che intendono sostenerla. Lo invito ad avere rispetto se non per una intera comunità accademica, almeno per coloro che hanno scelto la Stranieri per la prima nazionale di Messaggi da Gaza, ora, conoscendo perfettamente le nostre posizioni: che sono di fermissima e pubblica condanna di ciò che Israele sta perpetrando a Gaza, e di argomentata volontà di non troncare nessun rapporto con nessuna
università di nessun Paese del mondo.
I toni del messaggio rendono purtroppo del tutto impossibile un incontro.
La mia personale propensione al dialogo è, come è noto, larghissima (sabato 18 sarò, per esempio, relatore ad un incontro di Cambiare Rotta, a Roma), con l’unica doverosa eccezione di chi sceglie la via violenta della menzogna, e della diffamazione dell’interlocutore.
Mi spiace davvero che la sacrosanta mobilitazione studentesca per Gaza si affidi, a Siena, a parole inconsapevoli e irresponsabili come queste”.