Investimenti esterni necessari secondo Claudio Coli
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SIENA. Quale miglior biglietto da visita per il basket senese in Italia e in Europa del derby tra Mens Sana Basketball e Costone al PalaEstra dello scorso 6 aprile? Quasi 1500 spettatori, numeri da fantascienza per la C. Le foto del palazzo, stracolmo di persone e grondante di passione come fosse un match di Euroleague, hanno fatto il giro del web, confermando che Siena è un’autentica “basket city”, al di là delle categorie. Un patrimonio umano e di tifo che non può passare inosservato e che va tutelato nel tempo, e se possibile, arricchito. Ma come?
Di “fusioni” et similia non se ne parla, non sarebbe francamente fattibile e giusto. Mens Sana, Virtus e Costone sono tre realtà a sé, con la loro storia, il proprio seguito, la propria identità. Tutte e tre devono andare per la loro strada, ed è giusto che si conservi la sfida e la rivalità stracittadina, che alimenta il fuoco della passione e crea anche stimoli salutari. Costone e Virtus sono ben amministrate da dirigenti capaci e appassionati e stanno seguendo percorsi di valore, congruenti alle loro possibilità. Chi è in cerca d’autore è la Mens Sana, purtroppo, passata dalle stelle alle stalle per i ben noti motivi che non stiamo qui a ricordare.
Il lavoro della società biancoverde è stato ottimale quest’anno, sia lato tecnico – con un roster e un coach competitivi – sia sul fronte della comunicazione e del marketing. Dopo anni di assoluto scoramento e depressione, la gente è rientrata con entusiasmo al palazzo e questa è la vittoria più grande di tutte. Alcune ex glorie sono tornate a calcare il parquet di viale Sclavo e si è rinsaldato quel senso di appartenenza, orgoglio e voglia di esserci e combattere che fisiologicamente era venuto a mancare a seguito di anni nerissimi. Ora manca uno step successivo, ovvero provare a tornare almeno alla periferia del grande basket e uscire dalle secche paludose della C, perchè stare sotto il professionismo è una condizione un po’ stretta (eufemismo).
L’impressione è che il destino della Mens Sana sia legato con un filo sottile a quello della città di Siena. La quale dopo la crisi sistemica di Mps e Fondazione si è brutalmente ridimensionata e al momento vivacchia di luce riflessa in attesa di capire cosa farà da grande. Solo quando Siena ripartirà per davvero e tornerà a essere appetibile per chi investe da fuori, anche la Mens Sana probabilmente potrebbe diventare oggetto di interesse per un progetto di un certo livello. Miglioramento delle infrastrutture, potenziamento di turismo e cultura, il comparto scientifico con Biotecnopolo e Hub Antipandemico: sono sfide che il territorio dovrà prima o poi vincere per vedere risplendere la città. Tutto questo potrebbe portare in dote investitori affidabili, decisi a rilanciare un brand storico e ancora molto attraente come quello della Mens Sana (già quest’anno si è mosso qualcosa sul fronte commerciale) che vanta un tifo da Serie A. L’arrivo di un investitore credibile potrebbe convincere la Polisportiva a modificare lo statuto della società, pensato – anche correttamente, va detto – in ottica protezionistica dopo l’ultimo doloroso fallimento targato Macchi. E da lì magari l’acquisto di un titolo sportivo per bypassare qualche girone infernale e riaffacciarsi ai piani più nobili, senza fare mai il passo più lungo della gamba. Tutto molto bello e facile da dirsi, meno che a farsi, certo. Ma quei 1500 al palazzo meritano molto di più.
Claudio Coli
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