La Fondazione non è padrona in casa sua, e le speculazioni di mercato non valgono sempre titoli di giornali trionfalistici
di Red
SIENA. TVedo è una piccola e sfortunata tv internet che si è presa la briga di testimoniare con immagini tutti gli interventi dei protagonisti della Festa del Pd. Ma in due casi non ce l’ha fatta. Non ha documentato, finora, né la debacle del dibattito sulla Capitale della Cultura 2019, annullato forse per assenza di cultura, né la performance notturna di Gabriello Mancini e del pubblico che ne ha seguito le gesta. Oltre alla poca capacità dimostrata, secondo chi era presente, di dare risposte insieme al presidente della Provincia alle domande che interessano i senesi per davvero: ma non c’è la preziosa testimonianza di TVedo. Tuttavia alcune esternazioni del presidente della Fondazione sono arrivate ai mercati. Infatti il rally di MPS in borsa non aveva fondamento logico e ne ha ancor meno dopo che Mancini ha precisato che il progetto per ridurre il proprio peso nell’azionariato della banca non è a breve scadenza. Politichese per dire, forse, che per le parti in gioco fuori da Palazzo Sansedoni (sedi di partito di maggioranza in città, associazioni culturali, ecc.), occorrono tempi di trattativa politica. D’altra parte, se volesse vendere azioni del Monte per diversificare per gli investimenti, non potrebbe farlo.
La Fondazione e la sua Deputazione non sono padroni a casa loro. Le azioni sono in pegno alle banche per i 300 milioni da rimborsare entro il 2017, o 2018 a seconda delle valutazioni. Non si riesce a completare la vendita neppure del 3,5% – già deciso con i creditori e rimasto in sospeso per eccesso di ribasso – se la quotazione del titolo non ritorna ad almeno 42 centesimi. Oltretutto si dovrebbero mettere in conto minusvalenze paurose, come già visto nell’ultimo bilancio, nel quale sono state contabilizzate le perdite degli anni precedenti. Di quattrini veri per fare le diversificazioni degli investimenti ne rimarrebbero ben pochi. Qualcuno potrebbe anche chiedergli perché – se la cosa giusta e doverosa per una Fondazione bancaria è quella di diversificare gli avvenimenti – non ci abbia pensato quando le partecipazioni c’erano (CDP, F2i, Mediobanca, per fare esempio) e avesse spiegato a Mussari e Vigni che, dovendo diversificare per statuto, per legge e per prassi (ed essendosi già scottato con l’aumento di capitale per coprire la disfatta Antonveneta) non aveva nessuna possibilità di seguire la banca nell’aumento del luglio 2011. Cavoli loro: almeno avrebbe litigato subito con Ceccuzzi e probabilmente gli avrebbe fatto comprendere che nel giro di un anno sarebbe saltato pure lui, travolto dai debiti così generosamente fatti nei dieci anni di gestione Cenni, nascosti sotto la coperta delle erogazioni facili. D’altra parte si dice che errare è umano e perseverare diabolico: una beffa per chi proviene dal mondo cattolico.
Andrebbe detto che la barra dritta verso il fallimento è stata tenuta ben salda dagli attori protagonisti; che occasioni per non toccare il fondo (nonostante tutto) si erano presentate; che chi paventava l’irreparabile è stato spesso zittito e deriso. Sarebbe stato meglio fossero fuggiti con i 4 miliardi che hanno contabilizzato nelle perdite di Palazzo Sansedoni. L’idea che da Roma il partito farà arrivare il salvagente anima le azioni della politica locale come se non fosse successo nulla. Intanto il piano del Tandem (arrivare alla semestrale per indirizzare il cammino di MPS verso lidi già prestabiliti), avanza. Profumo dice di non avere un piano B, che forse non gli serve; sicuramente del piano A non ha svelato tutto, nè ai mercati né al territorio. Perché non vorremmo fare un affronto alla sua intelligenza scrivendo che non sa dove porterà l’istituto. Qualcuno proverà a chiederglielo nel dibattito che si avvicina alla Festa del PD in Fortezza? Oppure – visto l’aumento dell’interesse mediatico intorno all’avvenimento e potendosi il presidente della Rocca ritrovare sotto un fuoco nemico di domande e di presidi di protesta – si preferirà glissare? Stavolta la telecamera potrebbero portarla i cittadini. Così se ne ricorderanno per il futuro, anche quando Profumo sarà altrove…