Ci dovremmo affidare agli interventi taumaturgici dell'assessore al bilancio che sarebbe in grado di attirare capitali.... come?
SIENA. Se la situazione non fosse drammatica ci sarebbe da ridere delle scaramucce per i presidenti delle commissioni consiliari. Diventerebbe degna delle pagine dei rotocalchi la nomina del nuovo presidente della Fondazione. Potremo di nuovo tornare a discutere di Palio per i cambi di strategie che si sono consolidati nelle Carriere del 2013. Diventerebbe abbordabile la scadenza per l’individuazione della città capitale della cultura nel 2019. Viceversa, l’ex sindaco di Monteriggioni dovrebbe preoccuparsi di leggere attentamente la relazione che ha redatto l’ispettore del Ministero del Tesoro, perché il futuro amministrativo di Siena è segnato per i prossimi anni, e i senesi hanno il diritto di sapere in quale crisi amministrativo-finanziaria è stata gettata la città dal PD.
La crisi di bilancio si sostanzia in alcuni punti fondamentali che sono la mancanza delle risorse da parte della Fondazione per un ammontare medio di venti milioni di euro all’anno per i prossimi anni. Inoltre l’amministrazione dovrà far fronte al disavanzo derivante dalla necessità di porre rimedio all’indebito utilizzo in parte corrente delle economie rivenienti dalla rinegoziazione del debito in palese violazione dell’art. 119 comma 6 della Costituzione. Tradotto vuol dire che il sindaco Ceccuzzi ristrutturando il debito ha avuto una minore uscita pari a 4.109.450 in linea capitale, per il 2012, che gli ha permesso di trovare dei surrogati alle richieste di parte della sua maggioranza. Risposta che non essendo in linea con le previsioni costituzionali ha trovato il voto contrario dei cosiddetti “dissidenti”. Anche perché la rinegoziazione ha allungato nel tempo la restituzione del debito in quota capitale (2020), ma ne ha aumentato gli interessi passivi da corrispondere di 3.684.437 euro.
Altro aspetto, da non sottovalutare, è il controllo della situazione di liquidità e a causa di ciò l’ente è stato diffidato dal superare i limiti massimi imposti dalla legge (nei termini cumulativi fra l’utilizzo dell’anticipazione di tesoreria e delle entrate vincolate).
Altro aspetto delicatissimo che il Valentini dovrà affrontare riguarda la costituzione dei fondi per la contrattazione integrativa e le modalità di erogazione degli stessi. Appare prioritario provvedere al recupero delle somme riguardanti le indennità atipiche rispetto a quelle definite nei CCNL, importi erogati al personale. Inoltre l’amministrazione dovrà provvedere alla complessiva ridefinizione del fondo della dirigenza, nel rispetto delle regole nazionali, regole che sarebbero state violate recando grave danno, in primo luogo, ai dipendenti che saranno chiamati a rifondere le differenze contabili, come sanno bene i lavoratori del comune di Firenze.
Commentare questi aspetti impegnerebbe molto tempo e ci porterebbe a fare delle analisi dettagliate che potrebbero non essere di facile comprensione per i non addetti ai lavori. Quindi, cercherò di fermarmi agli aspetti più evidenti. Il bilancio durante la gestione Cenni ha incorporato disavanzi passivi che venivano annullati utilizzando una previsione che nel corso degli anni non si è mai realizzata: l’alienazione degli immobili comunali. Dispiace dover evidenziare che anche Valentini propaganda la stessa ricetta senza rendersi conto della vera sostanza dei problemi. Altra grave negligenza per chi ha amministrato è quella di aver utilizzato le risorse che provenivano dalla Fondazione a copertura dei BOC non per spese di investimento ma per spese correnti. Utilizzo dei fondi a discrezione senza tener conto del loro vincolo di destinazione. Non posso dimenticare da consigliere comunale il sorriso di sufficienza del vice sindaco Marzucchi ogni volta che qualcuno delle liste civiche sollevava i problemi sopra elencati. Così come la polemica per l’accesso di interrogazioni orali e scritte che a detta del Cenni, del Bartolini e del Brenci bloccavano l’attività dell’amministrazione comunale. Morale della favola, quindi, prendendo a base le entrate correnti definitive del bilancio 2012 che ammontano a 80.825.093 euro e scorporando da queste le due voci sopra descritte: il mancato contributo della Fondazione e la necessità di restituire i debiti rinegoziati dal Ceccuzzi (la furbata) alla fine e per i prossimi anni, vengono a mancare circa il 30% delle entrate.
A fronte di questa situazione cosa intende fare il Valentini, e la maggioranza come intende affrontare il risanamento del bilancio? Tenuto conto che la capacità impositiva del Comune non consente margini di manovra sulle imposte comunali visto che siamo da tempo al massimo. Siena detiene il record in negativo per ciò che riguarda l’IMU e l’IRPEF ad esempio. Come intende l’ex sindaco di Monteriggioni, se intende farlo, ristrutturare l’intervento nel settore del sociale e, o in quello delle manutenzioni. Ci dovremmo affidare agli interventi taumaturgici dell’assessore al bilancio che, sempre secondo Valentini, sarebbe in grado di attirare capitali. Dovrebbe anche dirci, come? Il capitale privato non può alleviare la grave crisi finanziaria del Comune. Dovremo aspettare, allora, cosa ci dirà la Corte dei Conti a questo proposito, con una premessa, però, che ciascuno degli attori della gestione amministrativa è responsabile dei propri atti: il sindaco per gli atti sindacali, la giunta per quelli di giunta e il consiglio comunale per quelli consiliari, ammesso sempre che le note di accompagnamento alle delibere di consiglio siano state fatte correttamente.
In ultimo vorrei evidenziare un aspetto che è sotto gli occhi dei senesi. L’eccesso di cementificazione che ha riguardato il territorio di Siena in questi ultimi anni. Ebbene il mistero è svelato: si è fatto fronte alle esigenze di bilancio, per somme importanti, ricorrendo alle concessioni edilizie.
Pierluigi Piccini