
di Annalisa Coppolaro
SIENA. Eppure avevamo previsto tutto nei minimi particolari. Cena al ristorante organizzata dal circolo IdV “con posti prenontati” e tanto di biglietti numerati per i 70 posti “nelle file davanti”, come promesso dagli organizzatori. Macchina fotografica, penna e carta per possibile intervista.
Entusiasmo, per un personaggio, un giornalista, che amiamo appassionatamente da anni e che non teme di dire le cose come stanno.E poi, miracolo, nello stesso ristorante è arrivato addirittura lui, Marco Travaglio, con due amici, sorridente, la gente applaude e noi speriamo di fare due parole, avere un commento, una foto.Poi, invece, come a volte accade, la realtà inizia a mostrarsi leggermente diversa dalle previsioni. Travaglio non ha voglia di parlare, non sorride più e non vuol dire niente ai giornalisti.
“Tanto Siena non la conosco, quindi se le domande sono su Siena …”. Okay. Foto? “Venite all’incontro, tanto, no? Potete farne quante vi pare”.Cena striminzita, iniziata con oltre mezz’ora di ritardo, quindi ovviamente tagliata all’ultimo momento.
Gruppetti disorganizzati che partivano alla volta della Sala S.Pio dove si teneva l’incontro con Marco Travaglio. Non si capisce come funziona: ma se già c’è una coda di centinaia di persone, noi che abbiamo i biglietti come arriviamo ai famosi posti prenotati??? Nessuno lo sa. Una parte dei commensali si trova spaurita alla fine della coda stringendo i biglietti verdolini numerati. Ci guardiamo: “ma scusa, tu lo sai come funziona?”. Le porte del Santa Maria vengono aperte per tre secondi, la gente all’inizio della fila si precipita dentro, poi…magia! Le porte si richiudono, come nei film, porte pesanti, di quelle alla Harry Potter, che hai voglia a spingere o bussare… Nessuno potrà mai sentirti.La calca continua. Arrivano altri ammiratori di Travaglio, si colgono pezzi di conversazione, gente che si chiede che razza di posto sia stato scelto per un evento che richiama tanta gente, persone che trovano nel giornalista e scrittore un simbolo del no-B., simbolo di coraggio, di chiarezza, di pulizia.
Ma questo, tutto questo, non ci sembra giusto: la gente accalcata che chiede come mai le porte siano state aperte solo brevemente, come mai pur essendo arrivati alle 7.30, non sono riusciti ad entrare.
Sono soprattutto giovani, soprattutto studenti, quelli che ancora credono in un futuro senza il Cavaliere. Ma sono delusi, sono amareggiati da un sistema organizzativo malfunzionante che ha ovvie pecche fin dall’inizio.
E così, verso le 9.30, mentre da dentro il finestrone del santa Maria un organizzatore, impietosito, ha messo una cassa che fa sentire le parole di Travaglio a chi è rimasto fuori (anche Palazzo Squarcialupi, dove sembra vi sia un maxischermo, è già stato invaso dalle persone), il pubblico si stanca. Inizia a urlare slogan da stadio, a fischiare, a fare BOOOO.
“Siete Siete come tutti quell’altri” è il più seguito, e dura per qualche secondo. Una delusione che, badate bene, non si rivolge al personaggio ovviamente, ma ad un sistema che non va, ad un modo di proporre le cose che vede la Piazza del campo per i grandi concerti, okay, ma una sala da poche centinaia di posti per chi avrebbe riempito una piazza. Senza problemi.
Anche Travaglio, dalla cassa nera alla finestra, si scusa per non aver potuto “accogliere” quelli rimasti fuori. La gente litiga, chi vuol sentire dall’amplificatore , chi trova questa soluzione limitante e assurda.
“Sei un egoista”, si sente dire, le offese volano. Si chiede come mai non si possa far parlare Travaglio all’aperto, per tutti quelli che lo aspettano da tanto. “Non abbiamo i permessi”, rispondono. Già, i permessi. E Marco, che per parlare e scrivere il permesso non lo chiede mai a nessuno, si è trovato in una situazione purtroppo grottesca. E la serata, con le sue contraddizioni, ha deluso coloro che da settimane aspettavano il suo arrivo.
SIENA. Eppure avevamo previsto tutto nei minimi particolari. Cena al ristorante organizzata dal circolo IdV “con posti prenontati” e tanto di biglietti numerati per i 70 posti “nelle file davanti”, come promesso dagli organizzatori. Macchina fotografica, penna e carta per possibile intervista.
Entusiasmo, per un personaggio, un giornalista, che amiamo appassionatamente da anni e che non teme di dire le cose come stanno.E poi, miracolo, nello stesso ristorante è arrivato addirittura lui, Marco Travaglio, con due amici, sorridente, la gente applaude e noi speriamo di fare due parole, avere un commento, una foto.Poi, invece, come a volte accade, la realtà inizia a mostrarsi leggermente diversa dalle previsioni. Travaglio non ha voglia di parlare, non sorride più e non vuol dire niente ai giornalisti.
“Tanto Siena non la conosco, quindi se le domande sono su Siena …”. Okay. Foto? “Venite all’incontro, tanto, no? Potete farne quante vi pare”.Cena striminzita, iniziata con oltre mezz’ora di ritardo, quindi ovviamente tagliata all’ultimo momento.
Gruppetti disorganizzati che partivano alla volta della Sala S.Pio dove si teneva l’incontro con Marco Travaglio. Non si capisce come funziona: ma se già c’è una coda di centinaia di persone, noi che abbiamo i biglietti come arriviamo ai famosi posti prenotati??? Nessuno lo sa. Una parte dei commensali si trova spaurita alla fine della coda stringendo i biglietti verdolini numerati. Ci guardiamo: “ma scusa, tu lo sai come funziona?”. Le porte del Santa Maria vengono aperte per tre secondi, la gente all’inizio della fila si precipita dentro, poi…magia! Le porte si richiudono, come nei film, porte pesanti, di quelle alla Harry Potter, che hai voglia a spingere o bussare… Nessuno potrà mai sentirti.La calca continua. Arrivano altri ammiratori di Travaglio, si colgono pezzi di conversazione, gente che si chiede che razza di posto sia stato scelto per un evento che richiama tanta gente, persone che trovano nel giornalista e scrittore un simbolo del no-B., simbolo di coraggio, di chiarezza, di pulizia.
Ma questo, tutto questo, non ci sembra giusto: la gente accalcata che chiede come mai le porte siano state aperte solo brevemente, come mai pur essendo arrivati alle 7.30, non sono riusciti ad entrare.
Sono soprattutto giovani, soprattutto studenti, quelli che ancora credono in un futuro senza il Cavaliere. Ma sono delusi, sono amareggiati da un sistema organizzativo malfunzionante che ha ovvie pecche fin dall’inizio.
E così, verso le 9.30, mentre da dentro il finestrone del santa Maria un organizzatore, impietosito, ha messo una cassa che fa sentire le parole di Travaglio a chi è rimasto fuori (anche Palazzo Squarcialupi, dove sembra vi sia un maxischermo, è già stato invaso dalle persone), il pubblico si stanca. Inizia a urlare slogan da stadio, a fischiare, a fare BOOOO.
“Siete Siete come tutti quell’altri” è il più seguito, e dura per qualche secondo. Una delusione che, badate bene, non si rivolge al personaggio ovviamente, ma ad un sistema che non va, ad un modo di proporre le cose che vede la Piazza del campo per i grandi concerti, okay, ma una sala da poche centinaia di posti per chi avrebbe riempito una piazza. Senza problemi.
Anche Travaglio, dalla cassa nera alla finestra, si scusa per non aver potuto “accogliere” quelli rimasti fuori. La gente litiga, chi vuol sentire dall’amplificatore , chi trova questa soluzione limitante e assurda.
“Sei un egoista”, si sente dire, le offese volano. Si chiede come mai non si possa far parlare Travaglio all’aperto, per tutti quelli che lo aspettano da tanto. “Non abbiamo i permessi”, rispondono. Già, i permessi. E Marco, che per parlare e scrivere il permesso non lo chiede mai a nessuno, si è trovato in una situazione purtroppo grottesca. E la serata, con le sue contraddizioni, ha deluso coloro che da settimane aspettavano il suo arrivo.
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