Visto il "clima" di Siena, sembra che il dissesto della banca sia accaduto altrove ...
di Red
SIENA. A Lecce i sindacati mettono in moto la politica locale e si fanno ricevere dal presidente della provincia, lo stesso riescono a fare a Grosseto. Solo in casa, a Siena, i potenti sindacalisti locali (hanno espresso in tempi diversi ben due consiglieri d’amministrazione!), non sono in grado neppure di farsi concedere dal Prefetto un palco, per raccontare una storia italiana non ancora finita, ma già messa molto male. Lo avessero negato a Maurizio Landini della Fiom, sarebbe venuto giù il mondo; i bancari sono forse più eleganti ma meno efficaci? Sarà forse che nessuno aveva il coraggio di salire sul palco e di prendere impegni ad alta voce? In fin dei conti il presidente della provincia di Siena – sempre più a rischio mentre la legge sulla spending review passa al Senato con la proposta di riduzione delle province – si è già schierato “contro” i dipendenti in esubero, condividendo al 100% il Piano Industriale del Tandem. Un motivo di più per andarci a discutere, capirne i perché (se ci sono), provare a fargli cambiare idea. Invece niente: con asettici comunicati stampa si può dire quello che si vuole, alla fine contano i fatti e questi dicono che, per il momento, a Siena ci si limita a fare sciopero, un piccolo assemblamento davanti Rocca Salimbeni e… si discute con il responsabile del personale. Possibilmente sperando di andare a votare per il nuovo sindaco di Siena prima della vendita del Consorzio Operativo, così da non far rischiare al Pd la clamorosa perdita della guida del Comune.
Intanto è costretto all’inazione anche Palazzo Pubblico come l’assenza del suo rappresentante all’ultimo CdA di Aeroporto di Siena ha ben evidenziato. Il commissario Laudanna deve gestire l’ordinario, non può partecipare a scelte politiche fondamentali come quelle che riguardano il futuro di Ampugnano. Figuriamoci poi del futuro dei dipendenti di MPS. Giusta o sbagliata che sia stata, la scelta di dimettersi di Ceccuzzi influirà molto sulla città, senza che l’uomo democraticamente eletto abbia potuto incidere: avrà diritto a una seconda chance di governare?
Complice l’estate e le ferie, una discreta coltre di silenzio sembra calata sulla banca. Archiviati gli insuccessi di borsa da maggio a poco tempo fa, il titolo ha sfruttato alcuni giorni di dichiarazioni importanti di Mario Draghi della Bce per un timido recupero. Dal 0,1568 del 24 luglio siamo risaliti a 0,1836 euro del 1 agosto 2012, ma siamo sempre in fondo al baratro: se queste condizioni dovessero rimanere tali nei primi mesi dell’anno prossimo, il Piano 2012-2015 sarebbe già da rottamare. E il miliardo portato da chi non si sa, perfettamente inutile. Ma il silenzio attuale è figlio del lavoro alacre per preparare la prossima scadenza che dovrà onorare Fabrizio Viola. Silenziosamente si avvicina, il prossimo 28 agosto, la presentazione della semestrale, quella “cosa tecnica” che devono comunicare le aziende quotate in Borsa. E che giusto un anno fa (era il 27 agosto), scavò la fossa ad Antonio Vigni. Che si produsse in affermazioni assai rischiose, come può preferire interpretarle il lettore avendole l’ex direttore generale raccontate ai mercati e a Il Sole 24 Ore; del tipo: “Il gruppo Mps ha rafforzato la liquidità e la posizione di capitale”; o perle come nella conference call “c’è stato un impegno che ci consente di gestire questa fase” e “la posizione di capitale e la liquidità siano sotto controllo e ci sia stato un aumento dei ratios patrimoniali”!
Intanto è costretto all’inazione anche Palazzo Pubblico come l’assenza del suo rappresentante all’ultimo CdA di Aeroporto di Siena ha ben evidenziato. Il commissario Laudanna deve gestire l’ordinario, non può partecipare a scelte politiche fondamentali come quelle che riguardano il futuro di Ampugnano. Figuriamoci poi del futuro dei dipendenti di MPS. Giusta o sbagliata che sia stata, la scelta di dimettersi di Ceccuzzi influirà molto sulla città, senza che l’uomo democraticamente eletto abbia potuto incidere: avrà diritto a una seconda chance di governare?
Complice l’estate e le ferie, una discreta coltre di silenzio sembra calata sulla banca. Archiviati gli insuccessi di borsa da maggio a poco tempo fa, il titolo ha sfruttato alcuni giorni di dichiarazioni importanti di Mario Draghi della Bce per un timido recupero. Dal 0,1568 del 24 luglio siamo risaliti a 0,1836 euro del 1 agosto 2012, ma siamo sempre in fondo al baratro: se queste condizioni dovessero rimanere tali nei primi mesi dell’anno prossimo, il Piano 2012-2015 sarebbe già da rottamare. E il miliardo portato da chi non si sa, perfettamente inutile. Ma il silenzio attuale è figlio del lavoro alacre per preparare la prossima scadenza che dovrà onorare Fabrizio Viola. Silenziosamente si avvicina, il prossimo 28 agosto, la presentazione della semestrale, quella “cosa tecnica” che devono comunicare le aziende quotate in Borsa. E che giusto un anno fa (era il 27 agosto), scavò la fossa ad Antonio Vigni. Che si produsse in affermazioni assai rischiose, come può preferire interpretarle il lettore avendole l’ex direttore generale raccontate ai mercati e a Il Sole 24 Ore; del tipo: “Il gruppo Mps ha rafforzato la liquidità e la posizione di capitale”; o perle come nella conference call “c’è stato un impegno che ci consente di gestire questa fase” e “la posizione di capitale e la liquidità siano sotto controllo e ci sia stato un aumento dei ratios patrimoniali”!
La punizione, una volta che gli analisti ebbero via libera sui bilanci presentati, fu rapida: al 28 novembre il titolo, che il 17 agosto 2011 valeva 0,48 euro, era dimezzato a 0,2429 e subito dopo la resa (espiatoria?) di Vigni a 0,1970 nel 9 gennaio 2012. Numeri, situazioni e conseguenze che Viola non dovrà dimenticare.