In Italia cresce la domanda di professionisti specializzati nella gestione ecosostenibile. Entro il 2027 ne serviranno 2,4 milioni tra nuovi e vecchi assunti
ROMA. Quando si dice “green”, immediatamente si pensa alle nostre abitudini ecologiche e salutari per il pianeta. Il tema della sensibilizzazione al risparmio energetico, alla riduzione, al riciclo dei rifiuti e alla mobilità sostenibile per affrontare la crisi climatica è ormai al primo posto nelle agende politiche degli Stati e delle Organizzazioni internazionali.
La transizione energetica dovrà essere completata al livello globale entro il 2050, secondo gli Accordi di Parigi. Le politiche, le società, l’economia e il mercato del lavoro si stanno organizzando su scala globale.
In Italia, il passaggio da un sistema basato sullo sfruttamento di fonti energetiche non rinnovabili a uno ecosostenibile e a basse emissioni di carbonio in futuro, si spera, porterà molteplici benefici al clima.
Sul piano dell’occupazione e della nascita di nuove professioni, invece, qualcosa si sta muovendo già.
AppLavoro.it, il portale italiano per la domanda e l’offerta di lavoro in Italia, confrontando i propri dati con l’andamento generale, rileva come dal 2019 a oggi la ricerca di lavoratori nel settore della green economy sia in costante aumento.
Le offerte di lavoro per tecnici manutentori, ingegneri delle infrastrutture e civili, progettisti di impianti fotovoltaici, lavoratori dell’agricoltura ecosostenibile, addetti all’assemblaggio di veicoli elettrici si sono moltiplicate.
Accanto a queste è cresciuta, nel nostro Paese come nel resto d’Europa, la richiesta di alcuni professionisti del tutto nuovi che, tuttavia, è più difficile reperire. Per fare alcuni esempi, parliamo di Energy Manager (si occupano dell’analisi, il monitoraggio e l’ottimizzazione dell’impiego energetico in imprese ed enti), Mobility Manager aziendali (analizzano e migliorano la raggiungibilità e l’accessibilità dei luoghi di lavoro dei dipendenti e l’ubicazione di uffici, impianti e magazzini rispetto al contesto urbano circostante), ingegneri di materiali green, esperti in smart city, giuristi ambientali.
Secondo le cifre diffuse dalla Commissione Europea, entro il 2050 serviranno 60 milioni di lavoratori europei “green”.
Per realizzare gli obiettivi fissati dal PNRR, della neutralità climatica e superare la dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili (che a causa della volatilità dei prezzi dei combustibili fossili generano notevoli incertezze economiche), sempre più imprese, grazie anche ad alcuni incintivi statali, stanno adottando strategie di transizione energetica, pertanto, sono alla ricerca di personale qualificato.
Secondo i dati elaborati da Unioncamere, in collaborazione con Anpal, entro il 2027 il mercato del lavoro italiano richiederà a quasi 2,4 milioni di occupati in Italia di possedere competenze green, almeno di livello intermedio, e a oltre 1,5 milioni di possederne di livello elevato.
Ma l’Eurostat rivela che l’Italia, accanto alla Spagna, è il fanalino di coda della transizione ecologica. Dunque ogni settore produttivo dovrà adeguarsi alle richieste dell’UE organizzando corsi di formazione per i lavoratori e, in linea generale, noi italiani dovremo promuovere una cultura “green” partendo proprio dall’adeguare il nostro stile di vita per il bene del Paese e del pianeta.